ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: DOVE EMERGONO I TALENTI
Nata nel 1961, su iniziativa di suo padre, Aldebrando,
come ditta individuale per la costruzione di stampi, con il suo ingresso, prima,
e con quello di suo fratello, Gabriele, poi, la vostra azienda negli anni successivi
ha raggiunto le attuali dimensioni di 5000 mq e si è specializzata nel settore
della lavorazione e deformazione a freddo della lamiera. Tra le tante vostre progettazioni
e costruzioni che hanno costituito novità assolute, citiamo la paletta mesciatrice
per l’impasto dei gelati e tra i riconoscimenti quello di avere contribuito a
portare il nome di Modena su Marte… Collaborando con la DTM di Modena, nel
2012 abbiamo realizzato il taglio e la formatura delle lamiere di un pannello
“sandwich”, per il progetto spaziale della Thales Alenia Space, che ha il
coordinamento generale di un complesso programma voluto dall’Agenzia Spaziale
Europea (ESA).
Ma la vostra azienda è nota anche per l’impegno a
promuovere l’alternanza scuola-lavoro: basti pensare che avete ospitato nel
corso degli anni quasi 1000 studenti, dando un contributo a vostre spese. Lei,
inoltre, è tra i fondatori dell’ITS Maker, il corso biennale post-diploma di alta
specializzazione per la formazione in un’area tecnologica strategica per lo sviluppo
della nostra regione. Da dove deriva questa spinta per la formazione dei giovani
in azienda? I talenti non emergono se l’insegnamento si limita alla teoria,
perché, come diceva Niccolò Machiavelli, è la necessità che aguzza l’ingegno.
Quindi, i talenti si valorizzano attraverso la formazione sul campo e i giovani
devono imparare facendo. “Fare, oltre che studiare” è il motto dell’ITS Maker.
In un momento in cui il 40 per cento delle aziende europee non riesce a fare
incontrare la domanda di competenze specifiche con il profilo dei candidati,
credo che sia importante offrire otto percorsi d’eccellenza postdiploma, finalizzati
all’ingresso nelle migliori imprese della meccanica, meccatronica, motoristica,
automazione e packaging dell’Emilia-Romagna, socie della Fondazione ITS Maker e
stabilmente coinvolte sui percorsi per fornire agli studenti una formazione in
linea con le esigenze effettive del lavoro. I risultati sono positivi perché i
giovani che completano il biennio sono assunti dalle stesse aziende in cui sono
ospitati. È importante per i giovani imparare a fare, perché purtroppo oggi,
specialmente chi studia nell’ambito delle IT, spesso è distante dalla pratica:
non bastano i calcoli matematici eseguiti da un computer, occorre l’esperienza
sul campo per riscontrare il dato fornito dal computer e verificarlo nello
svolgimento del lavoro per evitare errori e danni, a volte irreparabili.
La manualità ancora oggi è necessaria e si acquista soltanto
lavorando e imparando come funzionano le macchine.
Le nostre sono officine evolute, utilizzano tecnologia laser
e robot antropomorfi, ma il saldatore che usa un antropomorfo deve avere le
basi per capire come si tira un filo di saldatura, altrimenti è difficile
servirsi del robot.
Oggi i tecnici devono avere una formazione piuttosto
elevata, ma c’è ancora un pregiudizio verso la tecnica? Negli ultimi
anni è diminuito, ma alcuni genitori continuano a credere che lavorare in una
piccola o media azienda manifatturiera sia meno qualificante che svolgere
attività professionali o essere impiegati in una grande azienda. Forse questo
pregiudizio permane perché gli stessi insegnanti non hanno idea del
funzionamento di un’azienda e non possono rendersi conto che non c’è miglior
scuola di vita. Ciascuno non diventa ciò che vuole, ma incomincia un’avventura perché
incontra maestri che sono un esempio di riuscita, nonostante le difficoltà che
hanno dovuto affrontare.
Questo è avvenuto per me e per mio fratello, che abbiamo
frequentato l’Istituto Corni, dove abbiamo acquisito le solide basi su cui poi
abbiamo edificato il nostro avvenire.
Lei è anche presidente degli Amici del Corni,
l’Associazione di ex allievi, oggi casi di riuscita in vari ambiti della vita.
All’attività d’imprenditore, lei ha sempre affiancato
l’impegno nelle istituzioni: è stato membro del CdA di CERMET e del CdA di
COFIM, presidente di Assomeccanica (CNA), di Confimi meccanica APMI e dei
Servizi Associati Confimi. C’è una proposta che le istituzioni dovrebbero
sostenere per fare incontrare la scuola e il lavoro, la teoria e la pratica in
modo più efficace? Sarebbe vincente in questo senso costruire un percorso
istituzionale per l’affiancamento di studenti con tecnici qualificati prossimi
al pensionamento: mentre il tecnico va a insegnare a scuola l’azienda ospita un
ragazzo.
Oggi invece accade che l’insegnamento pratico della
saldatura, per esempio, sia affidato per concorso a cattedra a un archeologo di
Aosta o a un architetto di Avellino che non hanno nessuna esperienza in
materia. Questo oggi non può più funzionare, occorre intervenire, anche perché
così si producono tre situazioni di scontento: chi viene a insegnare si sente
inadeguato perché non ha le giuste competenze, i ragazzi si rendono conto che l’insegnante
non è all’altezza quindi perdono passione e il bravo tecnico è costretto a
lavorare fino a ottant’anni perché non c’è chi possa sostituirlo degnamente.