CHI NON HA RADICI NON HA FUTURO

Qualifiche dell'autore: 
presidente dell’Associazione Italia-Ucraina di Bologna

L’Associazione Italia-Ucraina è stata fondata nel 2009 quando la guerra non era incominciata. È sorta come associazione culturale per il desiderio di tanti ucraini di riunirsi per ascoltare canti ucraini e per parlare e promuovere la nostra lingua: abbiamo sempre organizzato eventi culturali, presentando i nostri canti, i nostri balli, le nostre usanze culturali. Da quando è cominciata la guerra abbiamo avviato iniziative a favore del nostro paese, fornendo aiuto in tutti i modi possibili, dal cibo al vestiario per le famiglie bisognose. L’ospedale di Modena ha donato cinque ambulanze che abbiamo inviato negli ospedali civili, e molti volontari mandano sempre medicinali, o altri generi di prima necessità.
È molto triste parlare di queste cose, di cui in Italia non si parla. I telegiornali italiani non dicono che in Ucraina c’è la guerra e che ogni giorno i nostri ragazzi perdono la vita o rimangono orfani. Noi, con i genitori che hanno perso dei figli, ci chiediamo, senza riuscire a capire, perché in Italia non si parla della guerra ucraina. Sentiamo dire che l’Ucraina è un paese occupante, che avrebbe occupato un territorio causando la guerra. Ma noi ucraini siamo un popolo pacifico, vogliamo solo vivere in pace, vogliamo che l’Ucraina si rimetta in piedi, che cominci a fiorire: se siamo venuti in Italia non è perché volevamo cambiare il paese, ma perché c’era bisogno di lavorare per far studiare i nostri figli o pagare le cure ai propri familiari. Non ci aspettavamo mai di avere la guerra in casa nostra, a causa dai nostri vicini, ne siamo rimasti sconvolti, tante famiglie erano composte da russi che avevano sposato ucraine e viceversa.
Ci hanno voluto far credere che i russi erano nostri fratelli, che eravamo prima di tutto russi e poi ucraini, ma non era così, la nostra storia è stata manipolata. Gli anni 1932-33, quando c’era l’holodomor, quante migliaia di persone sono morte di fame! I russi cercavano da sempre di sterminare il nostro popolo, di eliminare gli ucraini e le loro tradizioni. Anche recentemente, venivano messe in galera le persone che indossavano le camicie ricamate che sono un’antica tradizione, si mettevano per le feste quando si andava in Chiesa. Ma ai tempi dell’Unione Sovietica eravamo costrette a metterle sotto altre camicie, a tenerle nascoste perché non volevamo che le autorità sovietiche la vedessero. Noi, ora, cerchiamo di rinascere, di ritrovare la nostra cultura, le nostre radici, avviamo ricerche per sapere dei nostri bisnonni, perché chi non ha radici non ha futuro.
In questi giorni, a metà febbraio, ricorre il sesto anniversario dei fatti del Maidan, quando, nel 2013 a Kiev, furono uccise quasi cento persone e tremila vennero ferite. I colpevoli non sono ancora stati giustiziati. Adesso speriamo che con le elezioni presidenziali del 31 marzo qualcosa cambi in Ucraina: i nostri concittadini non vogliono la guerra, però vogliono la propria casa libera.