OCCORRE UNO SFORZO DI PAROLA
Lei ha avviato gli hotel del Gruppo che presiede man mano
che incontrava nuovi interlocutori, mettendosi in gioco e lavorando senza posa,
e mai a partire dal cosiddetto studio di fattibilità per la valutazione del
progetto. Quali sono state le carte vincenti nella sua impresa? Ho
incominciato l’attività alberghiera con l’acquisto di un piccolo albergo nel
centro di Bologna, che poi ho venduto, e ho trovato tanti amici strada facendo.
Quando mi chiedono come abbia fatto, la prima cosa che dico, da cinquant’anni,
è che ho trovato come interlocutori mia moglie Bruna, persona fine e attenta,
che quasi mi sussurrava il suo parere, e le banche, che, dopo il momento
iniziale – in cui mi sentivo dire: “Lei è matto!” –, poi hanno sostenuto
ciascun mio progetto, chiedendo tassi d’interesse giusti e dando prova di
correttezza.
Ciascuna volta in cui partivo con un nuovo progetto nulla
era dato per scontato, né da parte mia né da parte loro, perché potevano
contare sulla mia parola supportata dai fatti.
Ma quando lei ha incominciato l’attività aveva concluso
pochi “fatti”, quindi, ciò che gli interlocutori bancari potevano ascoltare
stava nel racconto del suo progetto e nella puntualità rispetto alle scadenze
dei contratti stipulati. E nel racconto si definivano nuovi programmi, che
esigevano decisioni su più fronti. Quanto è importante l’esperienza nelle
decisioni strategiche che l’attività imprenditoriale esige ciascun giorno? Ho
sempre lavorato instancabilmente, non mi sono fermato a guardare e nemmeno a
dare lezioni.
Nonostante ignori tante cose, credo di avere acquisito
l’esperienza e il buon senso che aiutano a decidere.
Di recente ho acquistato un immobile da ristrutturare. I
miei figli e il mio commercialista non erano favorevoli all’operazione e, quando
decisi di procedere nell’investimento, rimasero tutti disarmati.
Avevo acquistato ancora una volta producendo più debiti che
crediti, per questo erano contrari. Per il nostro professionista di fiducia la preoccupazione
più grande era rispetto alla mia età, non tanto alla difficoltà di reperire le
risorse economiche per concludere l’affare. Allora ho risposto che, quando
acquisto una cosa, il giorno dopo la stessa cosa vale molto di più. Nel mondo degli
affari e del commercio sono ancora importanti le relazioni con le persone,
conta ciò che ha fatto e come si propone chi abbiamo di fronte. Io ho sempre
espresso il mio parere con molta prudenza, quindi, quando decido d’investire in
un progetto, altri dicono: se lo fa Zannini vuol dire che è un affare. Tante
persone che non mi conoscono mi valutano per ciò che ho costruito. Marco Tronchetti
Provera, circa dieci anni fa, disse in un’intervista a proposito dell’elezione
del nuovo presidente di Confindustria, che era interessato a sapere del
candidato soltanto un dettaglio: che cosa avesse concluso nella propria vita.
Chi ha costruito qualcosa è anche capace di portare utili alla propria
associazione e al proprio paese.
Quanto è importante trasmettere i termini della propria
esperienza ai giovani, raccontando ciò che si fa? Occorre uno sforzo di
parola. Non è possibile comunicare se si parla come un libro stampato. Ci vuole
una parola più autentica e rischiare anche di farsi apostrofare, ma poi ottenere
di essere ascoltati. Per insegnare qualcosa bisogna prima incominciare a fare.
Ho accettato che mio nipote andasse in Australia perché
imparasse a “stare al mondo” e intraprendesse un’esperienza di lavoro. In tale paese,
i giovani possono usufruire della carta di credito, ma pagando interessi alti.
Dopo qualche giorno, mi ha telefonato: “Sai, nonno, qui la vita è dura.”. E io:
“Ma tu sei andato lì per affrontare la difficoltà e non devi fare certo il
milord!” e gli ho proposto che cercasse lavoro in un albergo o in un
ristorante, aggiungendo che, quando doveva pulire il pavimento, doveva farlo
con molta cura, perché tanto impegno non sarebbe sfuggito all’attenzione degli altri.
E sono sempre gli altri che dicono se sei bravo. “Tieni conto di questo
salvadanaio di buone azioni”, ho concluso.
Infatti, dopo un mese mi ha telefonato per annunciarmi che era
stato assunto in un albergo. Gli ho risposto: “Bene, devi sgobbare”.
Prima, gli interessi sulla carta di credito li pagava lui,
adesso glieli pagano le strutture pubbliche del paese che lo ospita: in
Australia chi lavora è considerato una persona sulla quale investire, perché
contribuisce alla crescita del paese.
Occorre non risparmiare l’entusiasmo e fare senza risparmio…
Lei non immagina nemmeno quanto ho lavorato io sin da quando avevo appena vent’anni.
Quando lavoravo da muratore, ho portato sulle spalle fino a dieci conci di pietre
e non avevo orari, tanto che, quando alla sera tornavo a casa in bicicletta, avevo
tentato di escogitare il modo per dormire pedalando, dovendo svegliarmi presto la
mattina seguente. La vita non può svolgersi che con questo ritmo, grazie a cui
ho avuto anche grandi soddisfazioni. È logico che ogni conquista è stata
guadagnata con grandi sacrifici, ma nessuno ti regala niente e noi albergatori
facciamo l’interesse della città.
Qual è l’interesse della città? Abbiamo il compito di
ospitare turisti e d’invogliarli a ritornare in città più entusiasti di quando
sono partiti. L’ospitalità è un compito da cui non si può esimere chi è nel commercio.
La civiltà è nata attraverso i commerci. Non è un segreto che io sia
favorevole, per esempio, alla dislocazione della Piazzola (il tradizionale
mercato di Bologna) a 20 chilometri dal centro, dove invece si svolge
attualmente. Il venerdì e il sabato, infatti, adulti e pensionati si recano in
città per andare nei negozi e nelle botteghe del centro, che però non traggono
beneficio dalla Piazzola.
Chi arriva in automobile da fuori Bologna e s’immette sui
viali è costretto a girare su e giù per le vie transitabili prossime al centro,
senza riuscire a trovare parcheggio. Si noti che le emissioni di CO2 derivate
dal consumo di benzina sono scaricate interamente in queste strade. Inoltre, tutti
gli autobus che transitano nelle ore della mattina sono spesso vuoti, anche in
questo caso inquinando le strade percorse. La viabilità nel centro di Bologna è
un problema che i sindaci Walter Vitali e Giorgio Guazzaloca avevano già
rilevato.
Del resto, in tutte le città del mondo, per esempio anche a
Parigi, il luogo in cui si svolgeva il mercato è stato dislocato oltre la zona
centrale di almeno 50 chilometri. A Bologna, qualcuno aveva lanciato la
proposta di far circolare 100 mila persone sottoterra, con la metropolitana, ma
senza avere esito.
Eppure, la tecnologia è tale oggi da consentire trivellazioni
sotto il livello del mare. Ancora una volta oggi qualcun altro ammette di aver sbagliato.
Il risultato della politica della mobilità attuata finora è
che molti si recano al mercato e si muovono nel centro di Bologna, ma la
maggior parte non effettua spese rilevanti.
Il mercato non può essere inteso in questo modo. Ecco che,
allora, spostare la Piazzola permetterebbe a un tipo di clientela più esigente
di raggiungere il centro della città per effettuare acquisti qualitativamente
più rilevanti nelle botteghe e nei negozi delle vie centrali, favorendo quindi
il commercio che porta più ricchezza e benessere per tutti.
Cosa porta ricchezza e benessere in una città? Prima
di tutto i forestieri. Ho notato che tutte le volte che partivo con la famiglia
ho acquistato qualcosa, anche soltanto qualche piccolo ricordo della città in
cui avevo soggiornato.
Un altro dettaglio importante da non trascurare è che al turista
bisogna offrire un’immagine gradevole della città che visita e non lasciare che
s’imbatta in strade dissestate, persone malvestite e barboni.
L’ospite della città deve tornare a casa raccontando la
bellezza che ha trovato lungo il proprio viaggio.
Questa è l’accoglienza delle città dell’Italia.