IL MIO CONTRIBUTO AI DISPOSITIVI DI VENDITA E D’INNOVAZIONE DELLA GAPE DUE, AL SERVIZIO DELL’INDUSTRIA CERAMICA
Il comprensorio ceramico più avanzato al mondo, quello di
Sassuolo, deve molto al contributo di fornitori come Gape Due, che da oltre
mezzo secolo si adopera per mettere al servizio della produzione di piastrelle
e delle tendenze moda le tecnologie più moderne nella realizzazione di stampi,
lungo un processo di ricerca e innovazione costante.
Quando ha incominciato a lavorare nell’azienda che suo
padre, Michele Gatti, ha fondato nel 1967, lo stesso anno in cui è nato lei? Avevo
sempre ascoltato con interesse i racconti di mio padre quando tornava a casa
dal lavoro, ma soltanto verso i diciott’anni, quando iniziai a frequentare
l’azienda per dare una mano durante le vacanze estive, mi resi conto della
complessità della realtà aziendale di cui avevo sentito parlare. Incominciai a
lavorare in officina alle macchine utensili, eseguendo rettifiche di tamponi e qualche
operazione di montaggio, e trovavo soddisfazione nel dare il mio apporto
pratico, anche se non capivo ancora quali fossero le varie fasi per giungere
allo stampo completo. Conseguito il diploma in ragioneria, m’iscrissi alla
facoltà di Giurisprudenza, ma, dopo un anno, capii che non era la mia strada,
anche perché intanto mio padre continuava a ripetermi che, prima o poi, avrei dovuto
dare il mio contributo in azienda. Così, terminato il servizio militare,
m’iscrissi a un corso di due anni in amministrazione aziendale a Modena e, a
quel punto, intervenne la svolta: incominciai a studiare tutte le materie,
anche quelle che fino allora avevo ritenuto di poco interesse, perché la
gestione di un’azienda richiede una cultura che non può limitarsi alle competenze
tecniche o contabili. A ventidue anni, dopo aver acquisito le basi, iniziai a
cimentarmi nel lavoro in modo professionale, con la fortuna di avere un’azienda
a disposizione per fare esperienza nei vari reparti, senza la paura di sbagliare.
Di questo devo ringraziare molto mio padre, che mi ha lasciato la libertà di
rischiare e di assumere le mie responsabilità, senza appesantire il mio
percorso con ansie da prestazione o severe minacce di punizione.
In quali ambiti ha dato il suo apporto all’azienda? Ho
iniziato affiancando il responsabile di produzione, poi sono passato
all’ufficio acquisti e infine al commerciale: visitavo i clienti insieme a mio
padre o ai nostri agenti e facevo tesoro delle conversazioni che ascoltavo,
senza intervenire.
All’inizio avevo un po’ di timore, mi sentivo impacciato e
capivo che non era una chiacchierata tra amici. Poi, mio padre mi
tranquillizzò: “Non preoccuparti – mi disse –, la persona che hai davanti è
come te, ha pregi e difetti come tutti”. In azienda nel frattempo si era
licenziato il commerciale storico, che fu sostituito da un capo officina con il
quale iniziai a visitare i clienti. Era un’attività nuova per entrambi, ma
insieme riuscimmo a svolgere il nostro compito sul territorio italiano. Nel
frattempo, l’azienda cresceva e, per soddisfare le esigenze dei clienti,
decidemmo, insieme a mio padre, di ampliare il settore commerciale assumendo un
altro agente.
Purtroppo, dopo un po’ di tempo, ci accorgemmo che non
adottava i nostri criteri di qualità, servizio e cura del cliente, per cui lo
sostituimmo con un ragazzo che lavorava all’interno come disegnatore.
Quindici anni fa, decisi, insieme a questo ragazzo e a un
altro commerciale, di organizzare un corso di formazione intensivo di un mese per
apprendere l’arte della vendita.
Fu un’iniziativa molto proficua, che diede i frutti migliori
soprattutto in seguito alla crisi del 2008, periodo in cui abbiamo registrato,
in controtendenza, una forte crescita, anche grazie alle strategie produttive e
agli investimenti, che non sono mai venuti meno. Abbiamo la fortuna di avere
collaboratori di alto livello, dalla produzione all’ufficio tecnico, dall’amministrazione
al commerciale, oltre a mio padre, che è un imprenditore con grande esperienza e
lungimiranza. Sono fattori che alimentano una spinta alla crescita costante,
perché le nuove idee sono ascoltate e seguite, e questo rende il lavoro di
ciascuno molto stimolante e coinvolgente. Mio padre non ha mai avuto paura di
circondarsi di persone più brave di lui, e io sto facendo la stessa cosa. Un
imprenditore non può pretendere di avere tutte le competenze necessarie per la
riuscita, in particolare negli ultimi anni in cui la tecnologia ha preso il
sopravvento ed è impossibile stare al passo con tutte le innovazioni che
intervengono in modo incessante. L’importante è che l’imprenditore sia un
riferimento rispetto al progetto e al programma dell’impresa, che enunci gli
obiettivi da raggiungere, che riesca a tenere il gruppo unito e focalizzato
verso la meta e che trasmetta i focus aziendali a chi lavora, soprattutto a chi
ha un ruolo di direzione e di responsabilità all’interno dell’azienda.
Gli stampi per ceramica ne hanno fatta di strada da
quando sono nati: erano poco più che quattro pezzi di ferro assemblati per
garantire la formatura della piastrella, mentre oggi sono vere e proprie
macchine ad alta precisione, con una tecnologia complessa ed esposta a continui
avanzamenti. Qual è stata la prima innovazione in cui lei si è trovato impegnato
da protagonista? Direi che il primo progetto in cui ho dato un apporto
notevole è stato quello dello stampo Multiformato, che abbiamo brevettato nel
2004 e che consente di produrre, sullo stesso stampo, sia il formato base sia i
suoi sottomultipli (per esempio: 2 uscite da 60x60 cm; 4 uscite da 30x60 cm; 8
uscite da 30x30 cm). La matrice, in pratica, è costruita per alloggiare griglie
porta lastrine sfilabili, le Drawer Liners, predisposte per una tipologia di formato,
ma sostituibili, insieme ai tamponi, direttamente sullo stampo per produrre il
formato sottomultiplo.
È un dispositivo idoneo sia per stampi rientranti sia per
stampi a trasferimento e consente un notevole risparmio di tempo per la
sostituzione del formato sulla pressa, oltre che una serie vantaggi come
l’eliminazione dei costi di taglio (la formatura dei multipli avviene
direttamente nello stampo), la massima flessibilità di produzione (si può
produrre per colore invece che per formato), il monotono del prodotto pressato
e la riduzione del parco stampi.
Da un input dei nostri tecnici nacque un confronto con i
responsabili commerciali da cui scaturì l’idea di questo stampo innovativo.
Sempre per distinguerci sul mercato, due anni fa, è nata
l’idea dello stampo intelligente, lo Smart Mould.
Nonostante i progressi incredibili della sensoristica negli
ultimi anni, nel nostro settore era scarsamente applicata e le informazioni
relative agli stampi quali pressione, usura, temperature e stato dei vari componenti
erano monitorate solo dall’occhio umano, avvalendosi dell’esperienza dell’utilizzatore,
senza dati certi. Grazie ai sensori, invece, si può tenere sotto controllo con
precisione ciascun aspetto. L’obiettivo di Smart Mould è stato quindi fin
dall’inizio quello di garantire una diagnostica precisa e una manutenzione
preventiva puntuale e programmabile, in grado di prevenire rotture e
malfunzionamenti.
Oltre alla diagnostica, c’interessava la tracciabilità dei componenti:
i tamponi, per esempio, quando sono esauriti vengono rigenerati, quindi era
importante avere anche questo tipo di informazioni.
Considerato lo spazio esiguo a disposizione all’interno
degli stampi, abbiamo dovuto creare schede multifunzione, in cui più sensori
miniaturizzati accedono a più informazioni.
Ce ne sono varie e ciascuna controlla una serie di
parametri. Quella più importante tiene controllati temperatura, planarità,
campo magnetico e presenza del pezzo, ma ce ne sono altre che permettono di
monitorare dati diversi. Per realizzare il prototipo abbiamo collaborato con
un’azienda di sensoristica avanzata e una di informatica che si è occupata del software
e del pannello di controllo.
Abbiamo realizzato un prototipo che è stato testato per sei
mesi in un’azienda ceramica del comprensorio di Sassuolo, ottenendo fin da
subito risultati soddisfacenti. A quel punto, abbiamo incominciato a produrre
lo Smart Mould in serie e a diffonderlo sul mercato. Oggi, oltre a monitorare gli
aspetti tecnici, l’utilizzatore può gestire al meglio le scorte, i livelli di
usura e il magazzino ricambi, sapendo sempre quanti pezzi ha a disposizione e
quanto tempo rimane prima della sostituzione. I dati vengono visualizzati su
schermo a bordo macchina e, simultaneamente, inviati a una piattaforma web
consultabile in cloud dagli uffici e visibili su qualunque dispositivo fisso o
mobile, sia dal cliente sia da noi (se il cliente lo desidera).
Su alcuni parametri l’operatore può anche intervenire
direttamente.
I vantaggi per un’azienda ceramica sono evidenti: se c’è un
problema viene capito nell’immediato e con precisione, anziché essere
diagnosticato per esclusione; non ci sono più fermi macchina per eventuali
sostituzioni di elementi non disponibili, perché i livelli di usura sono certi
e la tracciabilità dei componenti, connessa alla gestione del magazzino, informa
subito l’operatore di eventuali carenze; gli allarmi sono immediati, specifici
e subito risolvibili. In termini di tempo c’è un vantaggio evidente, che
corrisponde poi a un vantaggio economico. Inoltre, si può analizzare più
approfonditamente lo storico dei dati per capire se qualche problema si ripete,
con frequenza o regolarità, e risolverlo definitivamente.
Per arrivare a realizzare lo Smart Mould nella sua forma
attuale abbiamo dovuto risolvere problemi complessi legati ai sensori, alla
miniaturizzazione e alla loro collocazione in modo da resistere a un ambiente di
lavoro difficile, ma il risultato è tecnicamente ineccepibile. Questo progetto
ha inoltre contribuito a migliorare le competenze delle persone che vi hanno
preso parte, portando entusiasmo e unità d’intenti nel raggiungimento degli
obiettivi.