SOLO IL TEMPO È GIUDICE
Nel suo intervento al Forum Impresa e humanitas (9
novembre 2018, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Modena e Reggio
Emilia), in corso di pubblicazione negli atti, lei raccontava che, nell’organigramma
presentato di recente al CDA di TEC Eurolab, l’imprenditore appariva
“nell’ultimo posto, come servitore, non servo, ma servitore del miglioramento,
colui che pone le condizioni affinché i collaboratori possano trarre
soddisfazione dal proprio lavoro e raggiungere gli obiettivi d’impresa, che sono
anche i propri”. Quanto è importante il coinvolgimento dei collaboratori in un’azienda
di servizi come la vostra? Per riprendere i temi del Forum, l’humanitas è
essenziale, soprattutto in un’azienda di servizi nella quale il prodotto è
totalmente smaterializzato.
L’imprenditore e il manager, nel loro statuto direttivo,
devono tenere conto dell’humanitas innanzitutto coinvolgendo i
collaboratori nel progetto e nel programma dell’impresa.
Questo vale per ciascuna azienda, ma, a maggior ragione per
un’azienda dove il prodotto o il servizio si costruisce insieme al cliente. Un servizio
che potrebbe sembrare molto elementare, come l’analisi di un materiale, per
esempio, non può essere standardizzato, non si può dire a priori quanto tempo
occorrerà per svolgerlo, e sta alla sensibilità del collaboratore non
addormentarsi con gli occhi appoggiati sul microscopio.
Però, perché questo non accada, è necessaria un’operazione
culturale a monte, una serie di attività che consentono al collaboratore di
sentirsi partecipe, anziché mero esecutore.
Questo comporta che i capi reparto siano referenti con cui
confrontarsi per le difficoltà o per le proposte che intervengono per risolvere
un problema, anziché “cani da guardia” che stanno con il fiato sul collo per spronare
i collaboratori a concludere prima possibile il compito assegnato per passare a
quello successivo. Confezionare un prodotto o un servizio richiede tante competenze
tecniche specifiche che sono alla base dell’oggetto sociale di un’azienda, ma
la proposta di valore per il cliente si raggiunge quando ciascun collaboratore avverte
la responsabilità della propria funzione all’interno dell’impresa e questo
avviene soltanto se l’imprenditore o il manager instaurano dispositivi di
parola improntati alla lealtà e alla fiducia.
Alla base dell’impresa c’è un’humanitas di cui la
stessa tecnica è parte, almeno questo ci hanno insegnato le botteghe del
Rinascimento, dove gioco e lavoro, cultura, arte e scienza s’intrecciavano
nelle battaglie quotidiane e l’ascolto investiva ciascuno, anche l’ultimo
arrivato, perché ciascuno poteva suggerire una novità che contribuiva alla
riuscita. Questo vuol dire formare un equipaggio affiatato, dove tutti lottano
per la stessa bandiera, quindi, sono pronti a destreggiarsi in mezzo alle
peggiori intemperie. Quando mi chiedono quale sia il compito di un manager rispondo
che non può limitarsi a organizzare il lavoro e fare in modo che aumenti il
fatturato: il suo compito principale è quello di promuovere la crescita dei
collaboratori e dei team rispetto a cui ha la direzione, il suo obiettivo
dev’essere il cosiddetto empowerment dei collaboratori, non certo
l’esercizio del potere. Se le competenze dei suoi collaboratori – non solo
tecniche, ma anche relazionali, compresa la capacità di ascoltare e di lavorare
in gruppo – non sono aumentate nell’arco di un anno, è preoccupante, anche se
si è impegnato al massimo per raggiungere il record di fatturato. Un risultato raggiunto
in periodi di bonaccia non garantisce che sia mantenuto anche dinanzi alla
tempesta. Il manager deve chiedersi come risponderebbero le persone in un
momento di crisi del mercato, deve chiedersi come le ha fatte crescere, di che
cosa ha parlato, che cosa sanno dell’azienda e della sua strategia. O le
coinvolge in questo modo oppure le guida passo passo e non può mai allontanarsi.
Dalle testimonianze che emergono anche sui social,
lavorare in TEC Eurolab è un’ambizione per i giovani talenti.
Questo comporta che da voi non ci siano persone che hanno
bisogno di essere guidate passo passo? Per fortuna, la nostra azienda può contare
su ottanta persone che non hanno bisogno di essere motivate.
Tuttavia, occorre molta attenzione a non mortificare
l’identificazione di ciascuno. Se, per esempio, un collaboratore svolge in modo
eccellente il proprio lavoro, andando ben oltre ciò per cui l’azienda lo aveva
assunto, non deve sentirsi limitato da formalità che ingessano il fare, perché
le regole e le norme devono essere al servizio del progetto e del programma dell’impresa,
non viceversa.
L’importante è che ciascuno dia prova rispetto
all’essenziale, mentre un errore che commette in ambiti che non concernono lo
specifico del proprio compito non deve essere penalizzato, semmai deve essere
considerato indice che qualcosa non va e può divenire fonte di analisi utile
anche per il resto della squadra. Ascoltare vuol dire non dare mai nulla per
scontato, quindi incoraggiare l’identificazione di chi porta risultati
straordinari e cercare di capire perché a volte pensa di avere bisogno di
aggirare le regole per riuscire, ma mai puntargli il dito contro in modo
inquisitorio. Per ciascun atto della vita, occorrerebbe sospendere il giudizio,
perché solo il tempo è giudice. Per gli umani, invece, vale quel che scrisse
Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita
incontrerai tante maschere e pochi volti”.