DOVE ABITA LA FELICITÀ
“È possibile far durare e crescere una rassegna di un
genere musicale nobile ma unanimemente considerato ‘di nicchia’ per ventun anni
di seguito (trentuno nel 2018, n.d.r.), convincere le autorità di una tranquilla
cittadina termale a mutarne la toponomastica per farvi figurare una via Otis
Redding e un Rufus Thomas Park, convocare svariate decine di stelle del passato
prossimo e remoto della black music principalmente per soddisfare una propria
passione personale? La domanda è tutt’altro che retorica: benvenuti al Porretta
Soul Festival”. Questa è solo una delle tante considerazioni in cui
s’imbatte il lettore di Soul City: Porretta Terme, il festival e la musica,
a cura di Edoardo Fassio, il libro che racconta l’inedita e folle storia
del festival della Sweet Soul Music più noto nel mondo, di cui collezionisti e appassionati
fanno a gara per accaparrarsi le ultime copie. Leggendolo, partecipiamo a
un’avventura che è entrata nel mito non solo per gli amanti di questo genere musicale,
ma anche per gli artisti di fama mondiale che vi hanno partecipato, come nota
nel 2015 Joe Arnold, il sassofonista dei Memphis Horns: “Qualcuno mi dica perché
gli artisti che hanno suonato a Porretta vogliono ritornarvi ancora, nonostante
il volo sia spossante, si perdano sei ore col fuso orario e si tratti solo di pochi
giorni… sarà perché laggiù è come essere nel paradiso del soul?”.
A trentun’anni dalla prima edizione della manifestazione
musicale che ha reso Porretta la celebre Valley of Soul, sembra di ascoltare
ancora per le vie della cittadina Rufus Thomas, Solomon Burke, Wilson Pickett,
Isaac Hayes e perfino Otis Redding, alla memoria del quale è dedicato l’importante
appuntamento musicale. Sarà anche per questo che il 29 ottobre 2015 una
risoluzione del Parlamento degli Stati Uniti ha conferito una meritata
onorificenza a “Mr. Graziano Uliani per aver condiviso il soul Memphis con
l’Europa” dal 1988.
Lei è ideatore e fondatore del Festival Soul di Porretta,
ma quando ha incominciato quest’avventura non immaginava ancora che la piccola
Valle del Reno sarebbe diventata meta musicale di rilevanza mondiale… Nel
1969, ero iscritto da un paio d’anni alla facoltà d’Ingegneria all’Università
di Bologna, ma alle lezioni universitarie preferivo le rassegne dedicate ai
film western e horror, in calendario al cinema Rialto.
A un certo punto mi sono imbattuto nell’incontro con Bob
Tonelli, l’attore che aveva esordito in uno dei primi film di Pupi Avati, Balsamus,
che mi propose di fare la comparsa nel film Thomas, ovvero gli indemoniati.
Il mio primo guadagno fu un cestino con la colazione e tremila lire, investite subito
nell’acquisto della cravatta che mi occorreva per girare una scena del film. I
miei genitori lavoravano senza sosta per pagarmi gli studi universitari, perciò
valutai che la mia strada non passava dalle aule universitarie e, nel settembre
dello stesso anno, incominciavo l’attività di venditore per il Gruppo Seat Pagine
Gialle. All’epoca avevo già la passione per la Soul Music, che fra il 1966 e il
1967 divenne la tendenza musicale dominante.
Quando, nel dicembre 1967, Otis Redding perse la vita in un
incidente aereo, io ero già stato folgorato dalla sua musica e lui divenne il
mio mito.
Nel 1982, intanto, avevo vinto tutti i premi che si potevano
vincere come miglior agente e capo-vendite Seat in Italia e l’anno successivo
ottenni una vacanza premio a New York.
Dopo questo viaggio, ho attraversato una grande crisi,
perché avevo ormai raggiunto tutti i traguardi del mestiere e ho incominciato
ad avere ricorrenti mal di stomaco, al punto da chiedere ai dirigenti di
tornare a svolgere l’attività di vendita. Nel frattempo Seat, forte della sua
rete vendita distribuita in modo capillare in Italia, ha esteso l’attività
anche ad altri prodotti in concessione. Mi è stato proposto allora di dirigere la
nuova divisione, le cui riunioni si svolgevano a Milano, dove ho incominciato a
frequentare Gianni Del Savio, grande appassionato di musica blues e soul. Nel
dicembre 1986, la passione musicale mi ha condotto a Zurigo, per il concerto del
famoso Solomon Burke. Questo è stato l’incontro decisivo per la nascita di
quello che sarebbe diventato “Il Porretta Soul Festival”.
Cosa è accaduto in questa occasione? L’incontro è
avvenuto per caso: mi sono trovato davanti il gigante della musica soul,
inaspettatamente. Per catturare la sua attenzione, gli ho raccontato che ero un
suo fan italiano e avevo fondato il primo Solomon Burke Fan Club in Italia. Era
una panzana colossale, ma lui ne era rimasto così entusiasta da invitarmi sul
palco per ringraziarmi, dove gli ho annunciato che avrei organizzato il suo
concerto in Italia.
Quella che gli avevo raccontato non era una frottola, ma una
promessa.
Tornato in Italia, mi sono prodigato per mantenere l’impegno
con Burke e ho bussato a tutte le porte dei grandi promoter del settore per
realizzare quanto avevo dichiarato. Ho subito fondato l’Associazione “Sweet Soul
Music. Gruppo di studi per la valorizzazione del soul e del rhythm &
blues”, che tra i testimonial raccoglieva la solidarietà di Renzo Arbore, Enzo
Avitabile, Gianni Minà, James Senese, Michele Torpedine, Zucchero e Lucio Dalla
e, a novembre 1987, ho ospitato all’hotel Castanea di Porretta Terme il re del
soul, Solomon Burke in persona. Il mese successivo ero a Macon, in Georgia, per
rendere omaggio a Otis Redding, nel ventennale dalla sua morte. È incominciata
così un’instancabile attività organizzativa e nel giugno 1988 si è tenuta la prima
edizione del festival. L’ospite d’onore questa volta era niente di meno che il
protagonista del Memphis Sound, Rufus Thomas, in prima italiana assoluta.
Uno fra gli aneddoti più belli è quando ho ospitato a casa mia
il “Rufulone”, come amabilmente lo chiameranno negli anni successivi i
cittadini di Porretta. A un certo punto ho sentito il mio ex suocero, all’epoca
ottantenne, parlare con Rufus in una lingua strana.
Quando gli ho chiesto che lingua fosse, mi ha risposto che
era l’abissino (tigrino, n.d.r.), perché lui aveva combattuto nella Guerra d’Etiopia
e credeva che l’illustre ospite venisse da quelle parti.
Lei è diventato molto noto a Memphis, dov’è stato
nominato cittadino onorario con la consegna simbolica delle chiavi della città
e, nel 2003, le è stata conferita dal Senato del Tennessee la cittadinanza onoraria
dello Stato per i suoi meriti di “Ambassador of Soul”. Tra i premi e i riconoscimenti
collezionati, nel 2017 la massima autorità musicale del blues ha assegnato al
Porretta Soul Festival il prestigioso Keeping the Blues Alive Award. In che
termini il suo impegno ha comportato la trasformazione della città e il rilancio
di questa Valle? Quando vado a Memphis tutti vengono a cercarmi, perché
sono diventato un amico di famiglia per i parenti di Rufus Thomas, di Wayne
Jackson e dei Memphis Horns. Questi trentun’anni di Festival sono il frutto di
un vero miracolo, se consideriamo che l’organizzazione è sempre stata curata da
generosi volontari, felici di vedere il nome di Porretta su tutti i giornali
del mondo. Se lei pensa che Otis Redding ha avuto una via dedicata a Porretta prima
che a Macon, dov’è nato, e a Rufus Thomas è stato dedicato il parco della città
e poi anche il campo sportivo, tanto che Rufulone, “il più giovane teenager del
mondo”, aveva esordito: “Prima avevo solo un parco, adesso ho anche un campo”,
però “non mi hanno mai consegnato il rogito!”. Nel 2017, poi, l’amministrazione
di Porretta Terme (Alto Reno Terme, n.d.r.) ha dedicato un ponte a Solomon
Burke.
In questa edizione, abbiamo presentato un’anteprima del
film, girato in inglese, che racconta le loro storie legate allo spirito che
qui si vive nei giorni della rassegna musicale, dov’è possibile incontrare
Francesco Guccini o l’ex ministro Roberto Maroni, ben oltre le ideologie
politiche.
E sono tanti gli aneddoti raccolti in questi anni… Ciascun
anno arrivano qui migliaia di amanti della buona musica, in prevalenza da Gran
Bretagna, Germania, Svizzera, Francia, Giappone e Scandinavia. Da queste parti
sono stati celebrati anche matrimoni fra gli artisti. Nel 2014, una lunga fila
di auto arrivò a Porretta dalla Germania per dare l’ultimo saluto a uno fra i
fan storici della kermesse porrettana. Il tedesco Paul Kalb volle disperse le
sue ceneri al Rufus Thomas Park perché “era proprio qui che aveva trascorso i
momenti più felici della vita”.
A seguito del Festival accadono cose davvero inimmaginabili.
Lo scorso anno, per esempio, un giovane di Porretta era in
Irlanda per un tour in moto. Rientrato nella pensione di un piccolo paese in
cui soggiornava, appese fuori dalla finestra la maglietta del Festival che
aveva utilizzato. Subito incominciò a sentire grida di gioia dalla strada: “Porretta!
Porretta!”. La maglietta non era passata inosservata ad una colonia di
irlandesi entusiasti di aver partecipato l’anno prima al Festival.
Nel 2011, mi sono recato a San Paolo, mentre ero all’aeroporto
con altre persone, fui avvicinato da uno sconosciuto che esclamò “Non è
possibile che lei sia qui! Ma lei è un mito!”.
Questo signore mi aveva riconosciuto perché aveva partecipato
al Festival.
Com’è riuscito a non cedere alle lusinghe di proposte musicali
più commerciali, assicurando in ciascuna edizione musica di qualità? Ho
sempre lavorato come un collezionista di francobolli, cercando le rarità. Il Festival
Soul di Porretta non è un’impresa democratica: io ne sono il direttore e mi
assumo rischi e pericoli del caso, perché il pubblico che arriva qui da tutto
il mondo vuole ascoltare le leggende della musica. Oggi, non sono più in vita i
grandi interpreti del soul, per lo più sconosciuti al grande pubblico.
Sui manifesti non metto neanche i nomi degli artisti che
invito, perché quando gli appassionati arrivano a Porretta sono sicuri che
ascolteranno e vedranno cose incredibili.
Ho compiuto settant’anni, ma ne dimostro ancora meno.
Infatti, qualche giorno fa, dopo aver effettuato l’elettrocardiogramma, ho
ricevuto le congratulazioni di un’infermiera alla quale ho risposto che questo dipende
dal modo in cui ho sempre svolto il mio lavoro, con lo spirito che recita
l’articolo 1 della Costituzione Americana: ricercando la felicità.
Oggi, la felicità abita in un quartiere di Memphis: il
Porretta Soul Festival.