DALL’ITALIA LA CULTURA E L’INGEGNERIA DEL TUNNELING PER IL PIANETA

Qualifiche dell'autore: 
presidente di Palmieri Spa, Gaggio Montano (BO)

Dalla galleria di base del Brennero – il tunnel ferroviario in costruzione più lungo al mondo con i suoi 64 chilometri – al tunnel del Moncenisio, che collegherà Francia e Italia, fino alla galleria Santa Lucia sulla tratta Bologna-Firenze, dove sta operando la più grande EPB shield d’Europa (Earth Pressure Balance è una tecnologia di tunnelling per il bilanciamento della pressione terrestre), con i suoi 16 metri di diametro: saranno soltanto alcuni degli interventi infrastrutturali di cui si parlerà al World Tunnel Congress (WTC), l’appuntamento mondiale dedicato all’ingegneria e alla geotecnica per la realizzazione di tunnel e gallerie, promosso dall’International Tunnelling and Underground Space Association e dalla Società Italiana Gallerie, che ospiterà il congresso a Napoli il prossimo anno. Mentre la segreteria organizzativa ha già ricevuto più di 1000 abstract sul tema da oltre 50 nazioni, Daniele Peila, coordinatore dello Scientifical Advisoring Board del WTC, nota che “il grande pubblico dà per scontata l’esistenza delle infrastrutture, come se le metropolitane fossero in grado di espandersi ‘naturalmente’. Invece non è così.
C’è qualcuno che le progetta e le costruisce, sfidando problemi geologici e tecnici al limite della fattibilità ed assumendosene i relativi rischi. Spesso i professionisti del settore hanno un approccio troppo sotto traccia. Devono invece essere orgogliosi di quello che fanno e rivendicarlo con forza”. Le amministrazioni pubbliche, così come i cittadini, ritengono le infrastrutture, in particolare i tunnel, un tema specifico per gli addetti ai lavori, salvo per le implicazioni ambientali, che però raramente sono lette nei termini di miglioramento della qualità della vita dell’uomo e di una nuova logica di manutenzione dell’ambiente stesso. Lei opera nel settore da oltre quarantacinque anni, in che direzione va il tunnelling oggi? La tendenza è sempre più quella di costruire tunnel di grandi dimensioni.
Attualmente, si parla di mega tunnel, progettati per doppia o tripla funzionalità, o di microtunnelling, di diametro molto ridotto. Noi, per esempio, dalla metà degli anni ottanta, abbiamo fornito macchinari per la costruzione di tunnel specifici per impianti fognari che si estendono per parecchi chilometri in tutta la costa sorrentina, da Piano di Sorrento fino a Sorrento, dove la formazione geologica è di natura prevalentemente tufacea.
Oggi, i tunnel sono progettati in modo da veicolare i cavi necessari al funzionamento di tutti i servizi utilizzati nelle nostre città, con appositi spazi per la manutenzione.
La progettazione, per esempio, può contemplare più livelli nel tunnel, uno dedicato al percorso degli impianti fognari e al passaggio di cavi e tubazioni in generale e, adiacente e separato, un secondo livello con il percorso dedicato al passaggio di camion per la manutenzione. Ma i tunnel stradali possono essere progettati anche secondo tre livelli. In 14 metri di diametro, si possono costruire tre strade diverse: quella con i binari per il transito dei treni, nella sezione superiore due o tre corsie per il passaggio di autocarri e, nel livello ancora superiore, due corsie per la viabilità automobilistica. Ne è un esempio la Galleria Montedomini sulla A14, fra Ancona Nord e Ancona Sud, dove abbiamo ampliato la sede autostradale da due a tre corsie – senza interrompere i volumi di traffico – con l’impiego di una macchina fra le più innovative che abbiamo costruito: ha il peso di 700 tonnellate circa, con la larghezza della lama di taglio di 500 millimetri, per un taglio utile di 6 metri, e la larghezza di circa 23 (foto nella pagina successiva).
In Cina, sono in costruzione tunnel che si sviluppano sotto il greto dei grandi fiumi, che possono arrivare a misurare fino a 16 metri di diametro. Il vantaggio di questi interventi infrastrutturali sotterranei consiste nel minore sacrificio di suolo libero in superficie.
L’attuale innovazione tecnologica consente agli operatori del settore di costruire tunnel senza l’impiego di esplosivo (come invece avveniva fino agli anni ottanta), anche per questo sono molto richieste dalle aziende appaltatrici le nostre frese perforanti. Prima d’intervenire sulla roccia dei diversi continenti in cui abbiamo operato finora, è stato necessario effettuare studi specifici sulla formazione geologica del terreno.
Questo metodo ci rende oggi in grado di fornire consulenze specialistiche già nella fase progettuale. Abbiamo clienti in altre aree del mondo che ci chiedono consigli per capire quali macchinari utilizzare in base alla composizione geologica della roccia.
Nelle città italiane, a differenza di quelle estere, si costruiscono piccoli tunnel, per esempio, predisposti per le fognature e anche per il passaggio dei tubi del gas. All’estero, invece, i tunnel sotterranei sono utilizzati anche per il passaggio dei cavi delle diverse tipologie di reti telematiche, elettriche e telefoniche, che le amministrazioni comunali committenti noleggiano alle società di servizi.
Questi tunnel ci consentono, per esempio, di lavorare con il cellulare nel più sperduto angolo del pianeta, ma anche di raggiungere destinazioni in tempi più brevi. La vostra azienda è diventata una vera e propria scuola nel settore… Da noi lavorano persone di età diverse a cui ho insegnato il mestiere io stesso. Il nostro metodo ha contribuito alla nascita di una scuola in cui chi ha acquisito la tecnica di lavoro la trasmette ad altri, spesso a giovani che arrivano da noi dopo aver conseguito il diploma di perito.
Anche durante il periodo estivo continuiamo l’attività d’insegnamento, affiancando nei nostri uffici tecnici studenti che non hanno ancora concluso gli studi. Il mio approccio è sempre stato quello di metterli subito all’opera, per esempio esortandoli a portare con sé in azienda i loro disegni CAD, che poi noi correggiamo come si faceva con i compiti a scuola. In questo modo l’apprendista osserva come sono costruiti i pezzi che produciamo, acquisisce alcuni elementi del mestiere e si appassiona al lavoro perché è egli stesso che vi contribuisce. Soltanto esercitandosi nelle varie fasi della produzione è possibile intendere come si svolge quest’attività. Per insegnare occorre sempre più integrare il settore della ricerca e della progettazione con quello della produzione, che costituisce il frutto di un lavoro globale. E questo implica che gli apprendisti si sentano sempre più protagonisti per il contributo che danno.
Quanto incide la produzione della vostra industria in una zona dell’Appennino come questa? Incide tantissimo e soprattutto nella cultura degli uomini che qui vivono.
Oggi il lavoro, i disegni tecnici, i contratti viaggiano per via telematica e il prodotto può essere costruito in luoghi sperduti fra le montagne, ma il capitale che renderà grande quella produzione risiede negli uomini e nelle donne che costituiscono l’azienda.
Anzi, tengo a dire che è proprio il lavoro in azienda a orientare lo stile di vita. In questi anni, ho accolto giovani che lavorando in azienda hanno acquisito uno stile di vita costruttivo.
Quando sono arrivati da noi alcuni erano considerati degli sbandati, però oggi sono diventati operai modello e hanno costituito anche nuove famiglie. La questione vera è che la piega che ciascun individuo prende dipende sempre dal modo in cui gli è stato insegnato a costruire, utilizzando le proprie mani e la propria testa.
Le scuole e le università sono invece spesso preoccupate di fare rispettare un certo accademismo, che però non vale per raggiungere i risultati che le imprese devono invece conquistare ogni giorno, senza garanzie se non quelle del progetto e del programma, imparando a sporcarsi le mani.
Qual è il vento della sua impresa? Adesso stiamo costruendo una macchina per la trasformazione dei rifiuti umidi in biogas e abbiamo in azienda un giovane perito che è entusiasta di quanto sta imparando.
Allora, mentre si orienta nella fase di costruzione che si svolge in una delle nostre officine meccaniche, gli ho proposto di frequentare un altro settore dell’azienda perché è già diventato bravo nel lavoro che sta svolgendo e non gli mancano la testa, la mano e l’occhio allenati a questa produzione, quindi potrà soltanto riuscire. Inoltre, troverà uomini preparati e disponibili a insegnargli il mestiere, perché hanno imparato a non essere gelosi della tecnica acquisita.
Questa è una condizione su cui ho sempre molto insistito: le gelosie non aiutano, perché, se ciascuno cresce, è un vantaggio anche per il lavoro degli altri, oltre che per l’azienda.
È l’approccio basilare per costruire un’impresa degna di questo nome.
Io insegno a non avere paura di essere emulato, perché nessuno può togliermi quello che ho inventato e quello che continuerò a inventare.
Per questa via ho ottenuto la stima dei miei collaboratori, la maggioranza dei quali sceglie di lavorare con noi per la vita.