AQUA INDUSTRIAL GROUP: DA SAN MARTINO IN RIO ACQUA PULITA PER OLTRE CENTO PAESI NEL MONDO
“Più ci saranno gocce d’acqua pulita più il mondo risplenderà
di bellezza”.
Con queste parole di Madre Teresa di Calcutta, Aqua
Industrial Group enuncia quella missione aziendale che ha portato la piccola
azienda nata nel 1974 a San Martino in Rio (RE) a divenire una realtà di
eccellenza in tutti i settori del trattamento acqua, apprezzata in oltre cento
paesi del mondo, con otto stabilimenti e 22.000 metri quadrati di superficie
produttiva. Quali sono gli ambiti di applicazione dei vostri prodotti? Nel
2016 abbiamo iniziato una radicale riorganizzazione dell’azienda e del suo
posizionamento, per concentrarci sui tre filoni principali in cui vantiamo
un’esperienza e una competenza di quasi mezzo secolo: il trattamento acqua, il
dosaggio di detergenti e la componentistica per piscine. Partendo dalla
componentistica in Abs e dagli innovativi filtri Aquarius, abbiamo sviluppato
una gamma completa di accessori per l’assemblaggio e la messa in funzione di
una piscina interrata. Oltre a produrre tutto ciò che serve al suo funzionamento
– pompe, filtri, skimmer, valvole –, abbiamo ideato un kit di pannelli modulari
(Modulo 80 Magnelis) senza saldature e con regolazioni per facilitarne la posa,
che permette d’installare, nel modo più semplice, qualsiasi tipo di piscina: rettangolare,
poligonale o a forma libera, con tecnologia a skimmer o bordo sfioro. Per
l’illuminazione, abbiamo una vasta gamma di modelli di fari e faretti con
differenti potenze, tonalità ed effetti particolari.
Considerando, poi, la grande richiesta di accessori per il
piacere e il benessere nelle piscine pubbliche e private, proponiamo un’ampia gamma
di kit per idromassaggio, aeromassaggio, lettini effervescenti e rilassanti,
fontane e cascate per massaggi cervicali. Inoltre, realizziamo pannelli di
controllo per la domotica applicata alla piscina, che consentono di regolare a
distanza qualsiasi funzione: dalla qualità dell’acqua alla percentuale di
cloro, dalla temperatura alle varie procedure di filtrazione, e così via.
In quali paesi si trovano le vostre filiali? Oltre
alla principale, quella di Dubai, con dieci milioni di fatturato e una trentina
di dipendenti, abbiamo altre sei sedi in Inghilterra, Spagna, Russia, Turchia e
India. In più, abbiamo una partecipazione al cinquanta per cento in Romania.
Forti di una struttura commerciale di diversi venditori
diretti, dipendenti e funzionari, che operano in tutto il mondo, vendiamo il 70
per cento del nostro prodotto all’estero.
Oggi è molto importante bere un’acqua veramente pulita e
gradevole. Come si differenzia il mercato del trattamento acqua nei paesi in
cui siete presenti? In Nord Africa, in Sud America e in aree ancora poco
sviluppate interveniamo sui problemi di sicurezza sanitaria, fornendo diverse
soluzioni innovative. Nei paesi europei e in Italia, invece, dove la qualità dell’acqua
è molto elevata perché è controllata quotidianamente dalle strutture pubbliche,
interveniamo per eliminare sapori sgradevoli e durezza da un prodotto che
potrebbe essere sicuramente migliore o alternativo a quello in bottiglia, riducendo
l’impatto ambientale ed evitando i pericoli connessi allo stazionamento lungo
la filiera in condizioni non sempre ideali.
Per qualsiasi esigenza forniamo il tipo più adatto di
componente per la filtrazione e il dosaggio, a livello sia domestico sia
industriale.
La vostra terza divisione si occupa di dosaggio non
dell’acqua ma di altri liquidi. In che cosa consiste? Produciamo una serie
di pompe utilizzate in tutti quei processi industriali o di altra natura in cui
è necessario dosare in modo calibrato vari tipi di prodotto. Per esempio, nel settore
della detergenza, abbiamo pompe che vengono inserite all’interno della
lavatrice per il dosaggio del detersivo o di altri prodotti.
Spesso i fabbricanti di detergenti o di prodotti chimici
danno in service o in comodato ai loro clienti le nostre pompe da collocare in
lavanderie industriali, ma anche in lavastoviglie e lavatrici di alberghi,
ristoranti e comunità.
Quali sono le strategie del vostro Gruppo per i prossimi
mesi? Via via, vorremmo puntare su prodotti sempre più innovativi come il
filtro piscina Aquarius: siamo una delle poche industrie europee che produce un
filtro interamente riciclabile in propilene, in alternativa ai prodotti in
vetroresina che sono costruiti a base di sterolo, difficilmente riciclabile,
con un impatto ambientale pesantemente negativo. Si va da una gamma di piccolo
filtro di 14-20 metri cubi fino a 30 metri cubi di trattamento acqua,
interamente realizzato in propilene, integralmente riciclabile. Stiamo
investendo molto in questo filtro perché pensiamo possa avere un ruolo
importante nel nostro sviluppo. L’innovazione è indispensabile, soprattutto nel
confronto quotidiano con il mercato cinese, che si sta evolvendo in modo molto
rapido.
Rispetto all’esigenza d’innovazione, quali sono gli
investimenti nel vostro capitale intellettuale? Abbiamo una convenzione con
l’Università di Modena e Reggio Emilia (dipartimento di Ingegneria dei
materiali), per avere sempre più la capacità di reagire alle richieste del
mercato e di trovare le risposte migliori nella ricerca di materiali più idonei
per ridurre l’impatto ambientale e aumentare la qualità dei prodotti. Essendo
utilizzati nel trattamento di acqua da bere, i nostri componenti devono
assicurare un’alta compatibilità alimentare.
Oltre alla convenzione con l’università, offriamo borse di
studio a giovani ricercatori e disponiamo di un laboratorio di analisi chimiche
delle materie plastiche, in grado di analizzare in modo esaustivo tutti i materiali
che utilizziamo. È un impegno notevole e costante sul fronte delle competenze
tecnologiche e delle relazioni. Fino a un anno fa eravamo orientati a trovare
fonti di approvvigionamento alternative nei mercati cinesi per essere più competitivi,
oggi il mercato cinese è completamente sconvolto: in un anno, in Cina sono
state approvate tutte le normative a tutela dell’ambiente che l’Europa ha
emanato in trent’anni, pertanto, i cinesi vengono a comprare le materie prime
da noi, proprio mentre noi ci stavamo attrezzando per andare a comprarle da
loro. Più del cinquanta per cento delle aziende che producono plastica in Cina
ha chiuso negli ultimi sei mesi. Sono fenomeni di notevole portata. Dalle
istituzioni riceviamo l’invito a entrare nel mercato cinese, anziché subirne
l’aggressione, ma le politiche governative non ci danno alcuna protezione. Non
c’è assolutamente equilibrio fra le politiche doganali dei due paesi. Per fare
un esempio, qualche mese fa, avremmo dovuto portare i nostri prodotti alla fiera
di Shangai, dove avevamo prenotato uno stand, ma non siamo riusciti a portarli
neanche fuori dalla dogana. Purtroppo, nessuno si occupa di queste cose,
eppure, sono questioni che riguardano il commercio estero. Forse, nemmeno i
governi sono a conoscenza di ciò che accade: chi deve importare un qualsiasi
prodotto dalla Cina ha davanti a sé un’autostrada, mentre in Cina non entra
neanche uno spillo.
Nella pratica, le procedure doganali non sono affatto
paritetiche, soprattutto per i prodotti elettronici. E poi ci dicono che non
dobbiamo avere paura dei paesi emergenti.
Forse perché fino a pochi anni fa si pensava alla Cina
più come paese produttore che come mercato di sbocco per i nostri prodotti… Adesso
però le condizioni sono cambiate: passeggiando nelle strade di una città della
Cina sembra di essere nel cuore di Manhattan, ci sono veramente tanti cinesi
ricchi, che hanno capacità di consumo superiori alla media degli europei.
Nessuno mette in discussione il loro protezionismo, ma è un
problema di politica internazionale e commerciale enorme, che va affrontato e
risolto con estrema urgenza.