LA VITTIMA CHE NON SI TROVA E LA GUERRA SENZA NEMICO
Io non sono in pena. L’idea di pena è l’idea di soluzione,
l’idea di salvezza. Io non ho la tentazione dell’immortalità. La provincia – la
provincia Italia, la provincia Europa, la provincia India, la provincia Cina, la
provincia Corea, la provincia America, la provincia pianeta – ha la tentazione
dell’immortalità, ovvero ha l’idea di pena. L’idea di pena è l’idea del nulla.
Rispetto alla tentazione dell’immortalità, non importano la
vita, il corpo, la terra, il cielo.
La vita, il corpo, la terra, il cielo sono illusori, in
riferimento all’idea del nulla. L’immortalità è nel nulla ideale, nel paradiso vedico,
nel paradiso di ogni dottrina misterica, di ogni dottrina politica. Lì è la
libertà dalla parola, la libertà dalla vita, la libertà dalla terra, dal corpo,
dai sogni, la libertà dal due, dalla relazione, dalla speranza, dalla fede, dalla
tensione intellettuale. Lì è la libertà dalla contraddizione, perché la
contraddizione si fa transitoria, sanabile. Così, fra yin e yang, la
conciliazione, l’unità degli opposti.
L’Italia, l’Europa. Non ci sono soltanto la provincia Italia
o la provincia Europa. C’è l’Italia della parola: Machiavelli. E l’Europa della
parola: Leonardo da Vinci. Leonardo da Vinci non ha un libro di riferimento, non
ha il libro ideale. Non ha i Rigveda né il Corano né l’Avesta né
i libri misterici, i libri ideali. Non ha una realtà di riferimento, non ha la
realtà ideale. La realtà ideale è la realtà del nulla. Ma la realtà è la realtà
della parola, la realtà intellettuale, la realtà della vita.
L’Italia della parola è la libertà della parola, non è la
libertà del soggetto.
Il soggetto è tentato, “ognuno” è tentato dall’immortalità,
“ogni uno” è tentato di divenire immortale.
Per ognuno la morte è funzione dell’economia del discorso,
dell’economia della vita. L’idea che ognuno ha di sé è l’idea penale. Dall’idea
penale, ognuno va alla ricerca di qualche difetto, cerca dove ha sbagliato, dove
si è imbrogliato, ingannato, sicché cerca il pentimento. Ma non c’è nulla di
cui pentirsi. Machiavelli scrive: “Gli uomini debbono non si abbandonare mai”.
Ma il precetto misterico, dall’Egitto alla Mesopotamia, all’India, è proprio
questo: abbandonarsi, rilassarsi, lasciarsi andare. Abbandonarsi ad Allah,
abbandonarsi a Krishna, abbandonarsi a Zeus. Questo è il paradiso vedico, il
paradiso ellenico, il paradiso mesopotamico, il paradiso islamico: l’eterno
riposo nel luogo ideale, nella contemplazione ideale.
Aristotele parla di sistema: è il sistema ideale, il sistema
di cielo e di terra. E dove ha imparato Aristotele questo sistema? Nei misteri.
Sono i misteri ciò di cui si tratta con Omero, con Pindaro, nella tragedia
greca, con Parmenide, con Empedocle, con Platone. I misteri, il mistero. Il
mistero è questo: l’idea del nulla, la realtà del nulla, la realtà ideale.
Il sistema ideale si rende sistema religioso, sistema
politico, sistema economico, sistema finanziario, sistema aziendale. Diventa
l’algoritmo: l’algoritmo algebrico, che è l’idea della fine del tempo (da qui l’abbandonarsi),
e l’algoritmo geometrico, che è l’idea di fermare il tempo (un tempo che passa
e scorre).
Ma il tempo non passa e non scorre. Il tempo è il taglio, il
taglio pragmatico, il taglio in ciò che si fa, la divisione. Il tempo è una
proprietà della struttura dell’Altro.
Questa è l’altra Italia, l’altra Europa, l’altra civiltà.
Non già la civiltà tanatologica, bensì la civiltà della parola, la civiltà
della vita. In questa civiltà occorre vivere, cercare, combattere. E il
risultato non è né negativo né positivo.
L’idea di positivo e di negativo ci pone dinanzi la
bilancia, l’alternativa positivo-negativo, vita-morte, bene-male. E allora noi
entriamo in una vita penitenziaria, facciamo l’economia della morte.
Io non sono in pena, non sono vittima. Ho ringraziato già
una volta i burocrati. Con la loro calata, i marescialli hanno distrutto tutto:
imprese e attività in tutto il mondo. Quali erano le attività? Congressi,
equipe, ricerche, produzione di libri e di riviste, letture. Letture:
ascoltare, leggere.
Dispositivi di ascolto. Non è una cosa facile ascoltare, ma
è indispensabile, tanto che tutte le dottrine misteriche puntano sulla visione!
E i libri di riferimento di queste dottrine puntano sulla visione, sulla
rivelazione: il Corano viene dato come increato e naturale, i Rigveda
come increati e naturali, anche la Bhagavad Gita è stata assunta
come increata e naturale.
E questi sarebbero i libri ideali.
Ma il libro non è ideale: il libro è ciò che della memoria,
dell’esperienza, si scrive, ciò che dell’esperienza riesce.
E senza nemici.
Per ciò sono tranquillo. La tranquillità è della parola: la
tranquillità come audacia, che è propria dell’oggetto e della causa della
parola, e la tranquillità come rischio, rischio di riuscire. Può essere tolta
la parola? Può essere confiscata la parola? Dostoevskij scrive che ciò di cui
gli umani hanno più paura è la parola: paura della parola. Questo luogo ideale
senza la parola, questo luogo comune, nei Rigveda, nel taoismo, nel
confucianesimo, in Orfeo, in Egitto e nella provincia Europa, si chiama Urkommunismus.
La paura della parola.