L’INFINITO DEL TEMPO E DEL FARE
“Colleghi, lo dico per i governi, c’è una malattia nuova: è
la dissidenza, la libertà di parola. Questa malattia ha un nome, psychopathia
criminalis, e può sovvertire l’ordine patriottico. Ma non occorrerà fare processi,
basterà il ricovero in manicomio dei poeti e degli intellettuali”.
L’annotazione è del 1898, quando Oskar Panizza, nel suo
romanzo Psychopatia criminalis, mette in scena, parodiandola, la figura
di uno psichiatra che scopre la terribile malattia del secolo, la malattia di
pensare. Quali sono i germi di questa malattia oggi? La libertà di parola, la
libertà di ricerca, la libertà d’impresa e di ciascuna attività che non sia
conforme e sovverta l’ordine precostituito. All’epoca di Panizza gli strumenti
della censura passavano dai manicomi. Non a caso è allora che Sigmund Freud
inventa l’altra cura, la cura della parola, con la psicanalisi, e Luigi
Pirandello produce opere straordinarie come l’Enrico IV: “Perché
trovarsi davanti a un pazzo sapete cosa significa? Trovarsi davanti a uno che
vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi,
la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni”. Oggi, invece, gli
strumenti per l’interdizione dell’impresa libera passano dai tribunali, in
special modo tramite il giustizialismo fiscalista e poi penale, per sancire
interventi inquisitori, ostracismi e criminalizzazioni della parola libera.
Sembra proprio che anche il nuovo millennio s’inauguri in
Italia con la paura della novità, la novità che viene dall’ascolto. Questa
novità procede dall’apertura originaria, alla luce dell’ascolto che dissipa le
visioni illuminate di chi crede di potere localizzare e allineare la parola, il
fare e l’impresa. Senza la luce dell’ascolto, senza l’intendimento, ecco la
condanna della novità e il trionfo della fabbrica del penitente e del
giudicante, della politica e dell’impresa ideali, dei padroni del nulla, degli
esperti burocrati della pena, secondo l’idea salvifica e populista
dell’espunzione dell’Altro. “L’idea di espunzione dell’Altro è l’idea che si
suddivide in amico-nemico”, scrive Armando Verdiglione nella Grammatica
dello spirito europeo, in cui annota: “La severità ontologica dell’islam è
significata dalla umma, dalla ‘matria’, dalla comunità sotto il segno
materno, è la severità ontologica del discorso occidentale assurto a luogo
comune del purismo burocratico, fiscale, finanziario, istituzionale, mediatico,
medicolegale in Europa”. E come meravigliarsi se proprio nell’Italia dove è
sorto il rinascimento delle arti e delle invenzioni è stato eretto l’apparato
burocratico giudiziario più purista che la storia del paese abbia mai
conosciuto? La reazione contro il fare è senza precedenti, al punto che è
difficile incontrare cittadini, imprenditori, professionisti e politici che non
siano stati convocati in tribunale, quando non hanno ricevuto pesanti sanzioni
che minano il proseguimento delle attività.
Secondo l’ideologia dei padroni del nulla è necessario
misurare la ricerca, l’impresa, la politica e il fare con i canoni del purismo,
ovvero espungendo il tempo pragmatico delle cose che si fanno secondo
l’occorrenza, non secondo l’ideale. E quanto non s’intende è sottoposto a
sequestro, è censurato, è nullificato dal tribunale, secondo il principio
negazionista: non esiste ciò che non s’intende, come dire che non esiste ciò
che risulta essere la novità, ciò che è il risultato di una ricerca e di
un’impresa che restano caso unico nel pianeta come, per esempio, quelle inaugurate
da Armando Verdiglione.
Dal 1973, la novità interviene nei congressi internazionali
organizzati dal Movimento Freudiano Internazionale, che accolgono testimonianze
in ambito scientifico, culturale e artistico dissidenti rispetto al senso
comune.
Prima di allora, i congressi si svolgevano solo per gli
addetti ai lavori nel loro specifico ambito. Si apre una breccia in Italia e i
mass media rendicontano il debordamento di un altro narcisismo, il narcisismo
della parola, un altro lusso. Con alcuni di quei giovani che organizzavano i
congressi, Armando Verdiglione fonda la rivista mensile “Spirali”, tradotta anche
nella versione francese “Spirales”, che registra il record di vendite.
Incomincia un’instancabile attività redazionale, che sfocia
nel 1978 nella costituzione della casa editrice Spirali, che oggi ha all’attivo
oltre mille libri e quarantamila copyright di autori internazionali.
Intanto, questi giovani ospitano intellettuali, scienziati e
artisti di ogni paese, nei congressi che si svolgono in Italia e altrove, nelle
capitali da Oriente a Occidente. Ciascuno dei congressi organizzati ha effetti
planetari e per ospitare i tanti nuovi amici diventa necessario, nel 1983,
l’acquisto di una sede, la Villa San Carlo Borromeo del XIV secolo, 14 mila
metri quadri con 10 ettari di parco, situata appena fuori Milano, che viene
restaurata.
Il tribunale non si spiega, però, da dove vengano i fondi
per l’acquisto e non coglie la novità assoluta che interviene quando non c’è
più purismo e radicalismo, ovvero quando non c’è più la divisione fra cultura e
impresa, tanto cara al sistema social-radicalchic.
Il tribunale preferisce seguire la logica dell’inquisitore,
funzionale alle rappresentazioni della vittima e del carnefice, e non intende
la forza dell’occorrenza: quando le cose incominciano in modo libero e
arbitrario vanno in direzione della qualità, per cui ciascuno trova i modi e i
termini per riuscire. È un altro lusso, che esclude la colpa e la pena, esclude
il ricordo del peccato originale, esclude la miseria che segue all’idea
dell’avere.
È un ideale la credenza che l’impresa incominci perché ha i
fondi: i fondi intervengono quando l’impresa incomincia e debutta, dicendo e
facendo, lungo il progetto e il programma, trovando mezzi e strumenti strada facendo.
Emerge la prova, invece, che il tribunale elude la questione
di un’altra economia che è nella parola, elude che l’intellettuale libero non
può che altre parole, che l’intellettuale autentico non ha bisogno di tessere politiche
che assicurino la professione come confessione di verità certificata dal
sistema del senso comune giudiziario.
La giustizia e il diritto non sono ascrivibili al rapporto
sociale o all’uguaglianza ideale. L’idea di giustizia ideale ha aperto la strada
ai più grandi massacri della storia del novecento.
Non era mai accaduto che un movimento di giovani,
intellettuali, imprenditori, poeti, scienziati e artisti assumesse il rischio e
la scommessa di un restauro, quello della Villa negli anni 2000, a opera di
Cristina Frua De Angeli, restauro senza precedenti in Italia e altrove per la
cura dei dettagli e per la valorizzazione materiale e intellettuale delle sale,
delle opere e del bellissimo parco. Come è una novità assoluta che un’impresa
intellettuale risultasse anche un’impresa di servizi dell’ospitalità come la
Villa San Carlo Borromeo, divenuta hotel a cinque stelle di lusso fra i più
richiesti a livello nazionale e internazionale.
Altra novità: gli elementi intervenuti nell’esperienza del
restauro entrano nei libri, in cui sono pubblicati le testimonianze e i
risultati di un lavoro che accosta l’ascolto agli edifici. Sono di quegli anni
i libri Come ascoltare gli edifici di Lorenzo Jurina; I beni
culturali.
Testimonianza materiale di civiltà e Vivere il
monumento di Roberto Cecchi.
Prima di allora non si era mai sentito parlare del monumento
come testimonianza materiale di civiltà. Grazie a questa valorizzazione, la
villa diventa la splendida Villa San Carlo Borromeo, in cui è raccolta la più
importante collezione al mondo di opere d’arte di artisti russi e italiani,
straordinari testimoni di un secondo rinascimento in atto.
Intanto, continuano a tenersi laboratori editoriali con
premi Nobel, intellettuali, imprenditori e scienziati dissidenti del pianeta.
Durante i congressi che si svolgevano nei suoi saloni era possibile incontrare
Jorge Luis Borges, Eugène Jonesco, Jean Daniel, Fernando Arrabal, Jacques
Attalì, Jean Ellenstein, ma anche ascoltare le testimonianze dei dissidenti di regimi
totalitari di vari paesi del pianeta, poi pubblicate grazie a Spirali, quando
altre case editrici evitavano la questione scomoda, come nel caso del
dissidente russo Vladimir Bukovskij, autore degli Archivi segreti di Mosca (Spirali,
1999).
I libri di Armando Verdiglione incominciano a essere
tradotti in varie lingue e in vari paesi. In alcune università si tengono
lezioni sulla cifrematica, la scienza nuova. In Italia, Augusto Ponzio adotta
come libri di testo per le sue lezioni universitarie i propri libri La
cifrematica e l’ascolto e La dissidenza cifrematica.
Le cose si dicono, dicendosi si fanno e facendosi si
scrivono: incomincia così una lettura nuova anche dell’impresa e
dell’ospitalità, che, senza divisa o uniforme, dissipa l’idea di divisione sociale,
funzionale ai padroni del nulla. Costoro tutto devono unificare, tutto devono
sorvegliare e punire per l’orrore della differenza, che è sempre orrore
dell’industria e dell’impresa, orrore del tempo e della novità. Così è accaduto
nel caso dell’attacco degli ultimi anni alle imprese di Armando Verdiglione e
dei suoi collaboratori.
Quando irrompe il principio negazionista del tribunale, nel
2008, l’inaudito si converte in assenza di ascolto, e interviene la burocrazia
fiscale e giudiziaria: intellettualità e impresa devono restare confinate su
due sponde opposte, confermando il primato del principio di parità e il
principio di unità degli opposti, richiesto dalla bilancia del tribunale.
Reggono questo principio mistico e spiritualista intere schiere di burocrati asserviti
all’idea di fine del tempo e d’invidia sociale, secondo cui le imprese,
soprattutto se di qualità, prima o poi finiscono. Per costoro il tempo non
qualifica ma degrada, i bilanci sono sempre sospetti perché non riportano la
parità dello standard ideale e l’idea che opera è sempre corrotta. Sono i nuovi
imam laici, ancora una volta il tribunale contro le idee, come si può leggere
nei libri di Verdiglione, L’Operazione guru e In nome del nulla.
L’accusa di blasfemia.
È noto come in Italia chi investe nell’attività d’impresa debba
passare dalle forche caudine della giustizia sommaria fiscale, propria di chi
ha evitato la questione impresa, convertendo il rischio assoluto di riuscita in
rischio di morte. Troppo spesso passa sotto silenzio la tragedia degli
imprenditori massacrati dalla burocrazia. È un attacco all’Italia, ai suoi
uomini e alle sue donne migliori.
Un altro libro di Verdiglione, Il bilancio di guerra,
compie la traversata inedita dell’industria, dell’impresa e del bilancio che
oggi ha la chance di essere redatto in un modo nuovo. A questo proposito
occorre leggere i libri La rivoluzione dell’imprenditore e Il bilancio
intellettuale dell’impresa, con Marco Maiocchi.
Congressi internazionali e intersettoriali, casa editrice,
libri tradotti in tutto il mondo, Villa icona del secondo rinascimento, servizi
intellettuali, imprenditoriali e finanziari. Una spirale che non si chiude mai,
in direzione della qualità, che esige l’infinito del tempo e del fare.
Dall’ideologia al purismo, l’altro modo dell’idealismo: la
dittatura dei padroni del nulla è negazione del contingente e annullamento del
valore, contro il tempo dell’impresa e del fare. È un’idea mistica che poggia sulla
nullificazione come condizione della vita. Ma la condizione della vita esige la
luce dell’ascolto, per questo la vita non è purista.