DALLA CULTURA DEL PULITO LA VERA CURA
La vostra idea di fornire ai clienti tutto ciò che
occorre per garantire un pulito intelligente – dai detergenti alle
attrezzature, fino alla formazione degli operatori –, calcolando il costo del
pulito al metro quadro, ha rivoluzionato la cultura di un settore che da
decenni si limitava a offrire sul mercato i detergenti, da una parte, e le macchine
per la pulizia, dall’altra. Della cura che mettete nello svolgimento della vostra
attività, e che vi fa trovare sempre un passo avanti nella ricerca e
nell’impresa, si stanno accorgendo le imprese di pulizia più innovative e più
attente all’ambiente e al risparmio energetico… Infatti, per esempio,
Infyniti (il nostro sistema di ricarica infinita che propone un’ampia gamma di
detergenti concentrati in caps monodose) è diventato protagonista nei cantieri di
dodici sedi dell’Agenzia delle Entrate della regione Campania, dove lavorano
ogni giorno 134 dipendenti della Cooperativa La Pulita & Service Scarl.
Discutendo insieme, con il capitolato in mano, grazie al sistema Infyniti, la
nostra rivenditrice MB Cleaning – dinamica azienda pugliese operante nel
professional cleaning – è stata in grado di quantificare la resa al metro
quadro dell’intervento di pulizia, specificando anche altri aspetti importanti
come il numero di monodose di detergente necessario per la pulizia quotidiana e
mensile di ciascuna sede e il numero di spolverature e di lavaggi delle
pavimentazioni necessari alla settimana per garantire il massimo livello di pulizia.
Una scelta vincente anche sul piano della sostenibilità energetica, in quanto
il sistema di ricarica in monodose Infyniti ha consentito di abbattere il
consumo di plastica e imballaggi e il numero di trasporti, rendendo minimo
l’impatto ambientale degli interventi di pulizia.
Purtroppo, non sono ancora molti i casi in cui la pubblica
amministrazione accoglie un progetto come questo, che mira a sanificare e
disinfettare uffici e spazi frequentati da migliaia di utenti al mese, avendo a
cuore anche la salvaguardia dell’ambiente.
Come ricordava lei, noi mettiamo tanta cura nel nostro
lavoro, e lo stesso fanno le imprese di pulizia e i loro collaboratori, ma nel
nostro paese è ancora scarsa la cultura del pulito, e non può esistere una vera
cura senza la cultura: bisogna sapere che cos’è la pulizia e come ottenerla.
Quale grado di pulizia può raggiungere chi, ancora oggi, nel
terzo millennio, continua a utilizzare lo straccio e lo strofinaccio della
signora Maria? Noi che operiamo in questo settore da venticinque anni possiamo dire
che in una semplice parola c’è un vero e proprio mondo, che gli operatori devono
conoscere. Per esempio, devono saper tenere controllate le cariche microbiche,
per salvaguardare chi è coricato in un letto di ospedale; devono conoscere
tutte le nuove superfici prodotte anno per anno dalle industrie ceramiche, per
capire qual è il prodotto migliore per la pulizia di questi tipi di
pavimentazione che oggi sono quasi opere d’arte, ma possono nascondere germi
che l’occhio umano non riesce a vedere. Se avessimo la possibilità di vedere i
batteri grandi e grossi come cani o gatti, allora potremmo verificare
l’efficacia della disinfezione in base a quanti riesce a ucciderne. Ma, poiché
il batterio non si vede a occhio nudo, tutti i prodotti sembrano efficaci. Se
fosse vero, non ci sarebbero più infezioni derivanti da cariche microbiche sia
nei ristoranti sia nelle strutture sanitarie e nei luoghi di lavoro. Non
parliamo tanto della pulizia delle case, che sono frequentate più o meno sempre
dalle stesse persone, ma di quella dei locali pubblici, dove entrano migliaia di
persone alla settimana o al giorno, come gli autogrill. In questi ambienti la
pulizia richiede prodotti specifici, attrezzature all’avanguardia e personale
qualificato e formato sulle procedure scientifiche e rigorose della pulizia
vera. Se, per esempio, la cameriera di un hotel, per pulire la camera, utilizza
lo stesso straccio con cui ha pulito il bagno, in realtà non pulisce, ma sposta
lo sporco e i relativi batteri da una stanza all’altra. Gli esempi di errori
che si commettono quotidianamente nelle operazioni di pulizia sono tanti e
questo è uno dei motivi per cui noi forniamo anche la formazione, oltre che per
insegnare a utilizzare al meglio le nostre attrezzature e a ottimizzare
l’efficacia dei nostri prodotti.
Negli ultimi anni, tuttavia, la cultura sta cambiando, le
principali catene alberghiere e molti ristoranti famosi hanno sposato la nostra
politica del pulito. Tra l’altro, oggi non è raro trovare nelle nostre città un
ristorante con la cucina a cielo aperto, che consente di vedere non solo come
lavorano gli chef, ma anche il grado di pulizia che riescono a mantenere. Le uniche
realtà che continuano a indire gare al ribasso nell’ambito delle pulizie sono le
nostre istituzioni, che costringono le imprese a fare i salti mortali per riuscire
a offrire un servizio dignitoso quasi a costo zero. Questa tendenza non tiene
conto del fatto che oggi l’acquisto di un prodotto chimico che funzioni e che
venga applicato nella maniera giusta è altrettanto importante dell’acquisto di
un’apparecchiatura per eseguire la TAC. Una cosa è certa: con i costi ridotti all’osso
proposti dalle istituzioni non è possibile ottenere un pulito vero, ma soltanto
una parvenza di pulito, che poi spiega come mai c’è stata un’impennata di
vendite di prodotti come le essenze e i profumi ambientali, che servono, e a
volte non riescono, a coprire i cattivi odori dovuti all’assenza di pulizia.
Così facendo, possiamo immaginare come si moltiplicano i germi nei nostri
uffici, nelle nostre scuole e nei nostri ambulatori. Soprattutto se pensiamo
che su un granello di polvere di un grammo viaggia circa un milione e mezzo di
batteri.
Paradossalmente, sono le stesse istituzioni che c’impongono
di chiamare un prodotto non più sanificante ma disinfettante e di registrarlo
presso il Ministero della Sanità, addirittura di andare verso i biocidi,
sostanze che permetterebbero di aggredire lo sporco ancora più in profondità, e
poi fanno le gare al ribasso. Ma non sanno che un prodotto così performante ha
un costo che aumenta sempre di più anche in virtù del rispetto dei requisiti e
dei parametri imposti dalle normative emanate da loro stessi? È inutile che le
istituzioni c’impongano di rispettare un processo produttivo nell’ambito del
ciclo di vita del prodotto con costi esorbitanti – ricerca e sviluppo,
attenzione verso le esigenze dell’operatore, materie prime certificate, etichettatura,
salvaguardia dell’ambiente –, se poi sono le prime ad acquistare servizi di
pulizia con il minor costo possibile, che vuol dire con lo straccio e lo
strofinaccio della signora Maria, con litri di candeggina e ammoniaca, nocivi
alla salute degli operatori, dell’ambiente e dei cittadini, dei bambini che
frequentano le scuole pubbliche, degli anziani e delle persone che si recano
negli ospedali per curarsi e finiscono per ammalarsi ancora di più. È inutile che
nelle strutture sanitarie definiscano le tre zone in base al rischio
d’infezione – basso, medio e alto –, se poi chi li governa si ostina ad
acquistare lo stesso servizio di pulizia per le tre zone, come se fossero tutte
uguali.
La vostra software house ha inventato le prime app per
calcolare il costo del pulito, come Infyniti App, per esempio, che ha ottenuto
il primo posto assoluto agli Stati Generali dell’Innovazione dell’Emilia Romagna
nel 2015, promossi dalla Regione con Smau, Radio 24 e grandi player
dell’industria digitale, e un secondo posto a Milano… Sì, con queste app le
grandi imprese di pulizia che hanno apprezzato le nostre innovazioni hanno
ottenuto un aumento del loro fatturato che si aggira al 30 per cento, perché
finalmente sono state in grado di conoscere con esattezza il costo di ciascuna operazione
di pulizia, proprio come le imprese di produzione possono calcolare il costo di
ciascuna linea produttiva. E così hanno scoperto che, con l’acquisto del pulito
al metro quadro – che comprende il noleggio delle attrezzature –, possono
risparmiare sui costi senza andare a scapito della qualità, anzi, aumentandone
il livello perché hanno a disposizione le più avanzate tecnologie e i prodotti più
evoluti per ciascun specifico intervento di pulizia, studiati in base a criteri
scientifici.
Nelle grandi catene alberghiere, rilasciamo una piccola
coccarda con il nostro nome da esporre in ciascuna camera per garantire ai loro
ospiti che è stata igienicamente sanificata e disinfettata, da personale
altamente qualificato, con attrezzature all’avanguardia e prodotti certificati
e sicuri per le persone e per l’ambiente.
A proposito di ecocompatibilità, voi siete stati pionieri
nell’ottenimento delle certificazioni per i vostri prodotti, fra cui, una delle
più importanti, la Ecolabel, che vi ha consentito, già dal 2005, di progettare,
produrre e immettere sul mercato la prima linea completa di prodotti
certificati a marchio Ecolabel per il settore delle pulizie professionali.
Quali sono le garanzie per la salute dell’uomo e dell’ambiente di questa
certificazione? Cito soltanto alcuni dei vincoli da rispettare se si vuole
apporre l’etichetta Ecolabel: non si possono introdurre materie prime
classificate come cancerogene, mutagene o teratogene, né come tossiche per
organismi acquatici in ragione superiore allo 0,01% (limitazione inesistente
per i detergenti normali). Gli ingredienti utilizzati nelle fragranze devono
essere rigorosamente ecologici. È severamente vietato l’utilizzo di materie prime
contenenti fosforo (sodio tripolifosfato e potassio pirofosfato basi alcaline e
sequestranti) e fosfonati (sequestranti) largamente utilizzati nella detergenza
classica. La scelta dei biocidi deve essere regolamentata da precise
limitazioni. Per i coloranti è consentito l’uso delle stesse sostanze
utilizzate nelle formulazioni dei prodotti cosmetici. I tensioattivi devono
avere una biodegradabilità anaerobica almeno del 60 per cento. Il contenuto di
acqua non deve superare il 90 per cento per la riduzione delle quantità di
imballo (con un minimo dell’11 per cento di materie prime contro un 89 per
cento di acqua) . La quantità di composti organici volatili con punto
d’ebollizione <150 °C non deve superare il 10 per cento.
È chiaro che, per ottenere prodotti con queste
caratteristiche, occorrono ingenti investimenti in ricerca e formazione, ma noi
non possiamo farci complici della tendenza al ribasso a cui vorrebbero
costringere le piccole e medie imprese italiane. Noi non accettiamo questa
mortificazione.
È una questione di cultura, in cui si gioca la vera cura da
cui procedono la qualità, la bellezza e la vita stessa.