LA LOGICA TOTALITARIA DEL PURISMO CONTRO L’ARTE E LA CULTURA DELLA CURA
Nel libro Il virus totalitario. Guida per riconoscere un
nemico sempre in agguato (Rubbettino), Dario Fertilio offre una lettura del
virus totalitario, procedendo da un’analisi delle ideologie e delle
fantasmatiche dei totalitarismi. Questo libro è diviso in quattro parti: la
natura del virus, la teoria del virus, il virus in azione e la parabola del
virus. L’autore nota come la natura virale del totalitarismo intervenga già nei
suoi prodromi, favorendo quelle complicità che ne stabilizzano l’egemonia.
Fertilio intende il totalitarismo come un fenomeno dinamico
e non statico, cogliendo alcuni aspetti peculiari del discorso totalitario: l’ideologia
del segreto, la promessa di redenzione collettiva, la credenza in un testo
sacro e l’idea purista. L’idea purista ha diversi corollari, constatabili
nell’ideologia della salvezza, nel pacifismo (“La pace – come sono destinati a
scoprire amaramente, alla fine, gli ignari bersagli – nella logica totalitaria
è soltanto una preparazione alla guerra”), nella sacralità dell’origine, nel
carattere parassitario del totalitarismo, che si avvale di ogni materiale
disponibile, compreso quello culturale.
Possiamo cogliere la diffusione dell’ideologia purista
considerando qualche esempio tratto dalle cronache recenti. Qualche mese fa, i
docenti dell’Università di Cambridge hanno dichiarato che, per proteggere “la
salute mentale dei laureandi” (l’idea che la salute possa essere mentale è
l’idea igienista), gli studenti riceveranno un “avvertimento” per consentire
loro di leggere le opere di Shakespeare in modo che non ne restino turbati. Fra
i grandi classici della letteratura anche la lettura di Euripide risulta
passibile del controllo igienista, in particolare quella delle Baccanti e
dell’Ippolito.
Questo approccio non è nuovo, perché anche alla Columbia
University, Ovidio, e in particolare la sua opera Le Metamorfosi,
sarebbe giudicato dal “comitato che vigila sul multiculturalismo”: “un testo
che, al pari di molti libri del ‘canone’ occidentale, contiene materiale
offensivo”. In questo modo lo studente diventa un paziente psichiatrico, scrive
Giulio Meotti sul giornale “Il Foglio”, in cui cita la constatazione del
sociologo inglese Frank Furedi: “Al di fuori degli ospedali, l’università è
diventata probabilmente l’istituzione più medicalizzata della cultura
occidentale”.
La sottomissione ai dogmi del multiculturalismo s’inscrive
nella logica purista, come indica l’editoriale di Qasim Rashid sul quotidiano
britannico “The Indipendent” – a proposito del caso delle avances sessuali a
donne del mondo dello spettacolo – dal titolo “Come l’Islam può aiutarci a prevenire
gli abusi sessuali”. L’avvocato americano, impegnato nei diritti civili dei
musulmani e delle donne, dichiara che “le leggi degli Stati si limitano a
punire l’autore solo una volta che l’atto è stato compiuto, ma non impediscono
in primo luogo l’atto”, invece “gli insegnamenti islamici e l’esempio del
Profeta Maometto forniscono una soluzione che nessuna legge può davvero dare
(…) perché l’Islam prescrive un modello secolare consolidato”. Tanto per
sottolineare ancora una volta che il prescrittivismo fondamentalista è la miglior
prevenzione dei crimini! Nell’ideologia purista anche l’impresa e la proprietà privata
diventano un pericolo. L’Associazione Magistratura Democratica, infatti, ha
invocato “un radicale cambio di paradigma”, rivendicando la “prevalenza dei diritti
sociali e umani su quelli di proprietà”, a proposito dell’occupazione abusiva
con conseguente sgombero del palazzo di via Curtatone a Roma.
Nella stessa scia si colloca il sequestro preventivo dei
beni dell’imprenditore per la sola ipotesi del reato di corruzione.
Questi esempi provano quanto il virus totalitario si sia
espanso in occidente, assumendo tutto il materiale culturale disponibile.
Con la tecnica della logomachia (per esempio cambiando il
significato delle parole, come avviene nell’opera di George Orwell 1984)
e del negazionismo storico, il virus sta sovvertendo la cultura occidentale.
Secondo l’ideologia della purezza tutto ciò che non è
prescritto sarebbe segno del male o sarebbe sottoposto all’idea di peccato. Ma,
se tutto è male o peccato, allora la gnosi dev’essere il purismo che divide con
precisione scientifica le cose in buone o cattive.
Il purismo è l’idea di una verità assoluta, detenuta da chi
presuppone la conoscenza del bene e del male, in particolare la conoscenza del
nemico: nell’ideologia purista c’è sempre un nemico che è necessario eliminare.
In altre parole, l’Altro inteso come diverso – tale perché non si conforma all’ideale
condiviso dell’ideologia purista – è sempre nemico e perciò escluso o incluso,
dunque negato.
Insiste la preoccupazione per l’Altro, anziché la cura.
L’idea di purificazione diventa “ideologia della salvezza”
attraverso l’eliminazione della differenza, di quel che non segue lo standard
condiviso.
In nome della gnosi sull’Altro, il principio di omertà (che
toglie la parola all’Altro eliminandolo) apre la strada a nuove prescrizioni,
come quelle che negano, per esempio, le radici culturali dell’occidente. Queste
radici culturali indicano nell’individuo e nella sua industria la via per la costruzione
della civiltà, esigono la differenza, l’arte e l’invenzione, spesso negate,
anche attraverso il loro uso politico, dai tre totalitarismi che analizza Fertilio:
il comunismo, il nazionalsocialismo e l’islamismo radicale.
La cifrematica, la scienza della parola, precisa come questa
logica di padronanza sull’Altro punta alla zerificazione come azzeramento della
civiltà in nome della nascita di una nuova civiltà incorrotta e felice, quindi
ideale.
Ecco il trionfo dell’ideologia del ricordo, che è sempre
ricordo infantile dell’origine pura e incontaminata del bambino felice. Il
ricordo del nulla.
In questi ultimi mesi, i media e gli intellettuali allineati
dimostrano a cosa punta il purismo nella letteratura, nella sessualità e nella
negazione del diritto di proprietà e dell’impresa: all’eliminazione del singolo
in nome di una volontà comunitaria, unitaria, ideale, sociale che fornirebbe le
basi per eliminare la differenza e la varietà, soprattutto per quanto concerne
il pensiero, la scrittura, l’impresa. Oppure, parcellizzando le differenze con la
classificazione di nuove categorie di malattie o di cittadini, portatori di diritti
sempre più personali, al punto da uniformarsi in un’unica grande comunità
sociale di soggetti differenti e quindi, per tale via, tutti uguali nell’unità.
Uguali anche nella colpa: tutti colpevoli di inquinare e di distruggere la
madre terra, questa è la nuova forma religiosa della gnosi. E il clamore
sopraggiunge soprattutto per contrastare nuovi progetti d’impresa e di cultura,
a meno che non assecondino l’onda del consenso e del senso comune della
comunità ideale, la comunità del nulla.
Nota Fertilio che l’annullamento della differenza trova una
costruzione ideologica che lo rinsalda con l’assoggettamento dell’individuo e l’economia
del godimento e del desiderio.
L’individuo conta in quanto assoggettato, divenuto
strumentale alla collettivizzazione e funzionale a un nuovo comunitarismo
(nell’Islam è l’Umma, la comunità globale dei mussulmani), nuova forma
di sottomissione al pensiero comune, attraverso le strutture del consenso
comunitario.
Questa ideologia comunitaria è la via con cui il discorso
occidentale si combina con l’Islam radicale, che non a caso si sta diffondendo
sempre più nella Comunità europea, con la complicità dei padroni del nulla
occidentali e dei loro apparati.
**Il testo di Caterina Giannelli è tratto dal suo intervento al convegno La libertà, la giustizia, la città moderna (Salone degli specchi, Palazzo Gnudi, Bologna, 20 febbraio 2018)