NON SOLO MOTO: LA COLLEZIONE PRIVATA DELLE PRODUZIONI DUCATI
È il
15 gennaio 1924 quando incomincia la grande avventura dei fratelli Ducati: Adriano,
con “poca università e molto laboratorio”, riesce ad attivare il primo collegamento
radio a onde corte con gli Stati Uniti grazie alle apparecchiature da lui
costruite. L’invenzione che dà l’avvio all’attività produttiva, nel 1925, è il
condensatore dielettrico a mica per circuiti radio. I tre fratelli Bruno,
Adriano e Marcello Cavalieri Ducati raggiungono insieme appena cinquant’anni,
quando, nel 1926, viene battezzata la “Società Scientifica Radio Brevetti
Ducati” (SSR), che, in meno di dieci anni, diventa una delle industrie
elettroniche più grandi del mondo e dalla cui tecnologia prendono spunto Philips,
Siemens e Orion. Incomincia una leggenda che dai radio brevetti alle moto
conquisterà il pianeta.
Lei
colleziona produzioni Ducati perfettamente funzionanti, che vanno dagli anni
quaranta ai sessanta. Com’è incominciata questa passione di cui oggi racconta per
la prima volta? Trent’anni
fa mi è capitata fra le mani quasi per caso una macchina fotografica Ducati del
1945. Ho lavorato trentotto anni in un’azienda di macchine automatiche che
produceva condensatori (il “Manens” è stato il primo prodotto da Ducati e anche
il primo della mia collezione privata) e, essendo un meccanico, l’ho smontata e
ho osservato con attenzione i piccoli pezzi che componevano l’interno: erano
stati costruiti così finemente che nemmeno le macchine utensili potevano riprodurli.
La
Ducati non è stata soltanto un’industria leader mondiale nel settore
motociclistico.
Le
numerose invenzioni che ne costellano il percorso oggi sono raccolte nella
collezione inedita Fabbri: le radio e il Radiostilo (l’antenna unificata
antidisturbo), le microcamere fotografiche e i cannocchiali, il Dufono (il
primo citofono) e la Duconta (la celebre calcolatrice – foto 1), il Raselet (il
primo rasoio elettrico italiano) e il Cucciolo, il piccolo motore ausiliario
per biciclette destinato a diventare il più famoso nel mondo per l’intuizione
di abbinare un propulsore a una bicicletta. Il Cucciolo è l’antenato delle
rosse Ducati che entreranno nel mito… Dalla
metà degli anni novanta, ho incominciato a raccogliere informazioni e a
collezionare le produzioni dell’azienda dei Cavalieri Ducati e oggi la mia
collezione si compone di pezzi unici, a partire dalla microcamera Ducati Sogno (codice
OR 64011), equipaggiata di flash e tre obiettivi intercambiabili (foto 2), che
si completa anche con il modello Ducati Simplex, il cui obiettivo invece rimane
fisso. In questo ricco museo privato sfilano i modelli delle radio che
trasmettevano i proclami del regime prima e le notizie della liberazione poi:
il radio ricevitore che fra i collezionisti è indicato con il soprannome “Paniere”,
modello RR 3404 (foto 3). Per concludere con il rarissimo radio grammofono
Ducati Papale del 1942, modello RR 4401 (foto 4), rivestito in legno di pero
impiallacciato a lisca di pesce. Ciascuna di queste produzioni testimonia
l’ingegno degli uomini che hanno reso Bologna città d’arte e di scienza, anche
se la storia della Ducati resta emblema di una città ricca di profonde
contraddizioni.
La
storia della Ducati è ancora una questione aperta… Il “Giornale dell’Emilia” del 9 aprile 1949,
che fa parte della documentazione di libri e articoli dell’epoca che ho
raccolto in questi anni, attestava che “La Ducati ha molto sofferto delle incertezze
e degli squilibri di questo tormentato dopoguerra.
Basti considerare che,
nel conto economico presentato dal commissario g i u d i z i a l e per
l’esercizio 1948, risulta una perdita di 2.139 milioni: di fronte a un
fatturato, nello stesso periodo, di neppure 1750 milioni.
Con la conclusione
del concordato si chiuderà questa dura esperienza postbellica che ha portato al
limite del fallimento un’azienda industriale già fiorente”. In quell’anno,
Adriano emigrò negli Stati Uniti, dove partecipò a ricerche avanzate della Nasa
nel campo dell’elettronica applicata alla propulsione missilistica per le
comunicazioni spaziali. Nel 1991, a proposito del libro scritto da Bruno
Cavalieri Ducati sulla storia dell’azienda, i due ex dipendenti, Bruna
Franceschi e Vittorio Camelato, dichiareranno: “Questo libro è un grido di
verità contro tutte le menzogne che sono state dette e scritte fin dal 1945”.