LE RADICI CULTURALI DELLA BRUNACCI & PARTNERS
Lo
Studio Brunacci & Partners ha instaurato proficue partnership con
professionisti di vari paesi (fra cui Stati Uniti e Cina), abilitati alla
rappresentanza di fronte agli uffici esteri, i quali, a loro volta, si
avvalgono di voi per rappresentare i propri clienti in Europa. È una rete
internazionale che dà prova dell’efficacia del vostro operato in materia di
tutela della proprietà intellettuale. Non è un caso se la vostra attività è in
costante crescita e ha portato all’apertura di una nuova sede a Milano, nel
maggio di quest’anno… Prima
Modena, poi Perugia e adesso Milano: le nostre sedi sono molto attive grazie al
passaparola degli stessi clienti, e questo riconoscimento ci lusinga molto, è motivo
di orgoglio e di soddisfazione.
Ma tutto ciò non sarebbe
nato, se non avessi incontrato due maestri verso cui nutro riconoscenza, oltre
che riconoscimento: Guido Modiano, ingegnere e fondatore dello Studio Modiano,
e Secondo Andrea Feltrinelli, avvocato.
Sono state
autentiche guide per la mia formazione professionale e imprenditoriale.
Quando iniziai a
lavorare a Modena, nel 1996, lo Studio Modiano era già una realtà importante a
Milano, con filiali in varie città italiane ed estere.
L’ingegnere
m’individuò subito come una figura strategica per lo sviluppo dell’attività a
Modena e così si avviò per me un percorso di crescita entusiasmante e in rapida
ascesa.
La fiducia che mi
trasmetteva, coinvolgendomi nel progetto di sviluppo, mi portava a impegnarmi in
modo assoluto, proprio come se la sede fosse mia: lavoravo fino a tarda sera,
anziché limitarmi a svolgere i miei compiti di dipendente. Era tale l’identificazione
nell’attività che mi ero ripromesso di non abbandonare mai lo Studio, almeno
finché sarebbe rimasto in vita l’ingegnere. Poi, purtroppo, nel 2005 ci lasciò
e, per motivi che non sto qui a raccontare, l’anno successivo decisi
d’intraprendere la mia strada imprenditoriale.
Secondo Andrea
Feltrinelli, l’altra figura di riferimento, l’ho conosciuto invece alla fine
degli anni novanta, in occasione di un contenzioso, e mi ha aiutato molto nella
crescita professionale, coinvolgendomi anche in attività per le quali forse non
ero ancora preparato. Per qualche anno, peraltro, abbiamo anche lavorato
insieme costituendo nel 2006 la società Apta S.r.l., successivamente alla mia fuoriuscita
dallo Studio Modiano.
Fino
a che punto dare fiducia a una figura strategica, come aveva fatto con lei Guido
Modiano, può contribuire a gettare le basi per il proseguimento di un’attività imprenditoriale?
Molto spesso, soprattutto nella nostra
regione, si dà per scontato che il successore sia il figlio o la figlia dell’imprenditore.
Il cosiddetto passaggio generazionale, invece, è un processo complesso, che
richiede una grande capacità di mettersi in discussione e di analizzare i
differenti aspetti che entrano in gioco nella funzione imprenditoriale, nonché d’individuare
una figura che possa adempiere a tale funzione, senza per questo dover
corrispondere a un membro della famiglia. Se non intraprendono questo processo
analitico, le imprese corrono il rischio di arenarsi e di vedere sgretolarsi in
poco tempo tutto ciò che aveva costruito il fondatore nel momento in cui non può
più proseguire a causa della sua età avanzata. Forse, per evitare questo rischio,
nella nostra provincia ci sono fior fior di aziende in cui ancora i fondatori,
nonostante abbiano superato i settant’anni, sono operativi, continuano a trasmettere
know-how e a gestire con profitto l’azienda.
Occorre
che il padre divenga maestro, anziché limitarsi al ruolo di genitore che
consegna un’eredità al figlio…Infatti. Un’azienda non è una proprietà
immobiliare, nessuno può ereditarla se non l’ha “conquistata”. Per questo, il padre
non può farne semplicemente dono al figlio. Ciò che si riceve in modo gratuito
e scontato non sempre è apprezzato nel suo vero valore. Non solo, dobbiamo
tenere conto che la crescita e la formazione si attuano soltanto attraverso un
percorso in cui le difficoltà non sono risparmiate. Questo vale nell’impresa,
come nella famiglia e nella società. La soddisfazione si ottiene dallo sforzo compiuto
per raggiungere un traguardo, non dall’essere continuamente accontentati nei
propri “capricci”.
Quindi,
possiamo dire che la fiducia data dal titolare al figlio o a chi gli succederà nella
gestione dell’azienda è il primo passo per instaurare un dispositivo di
formazione del futuro imprenditore, mentre la funzione non si può trasmettere, è
frutto dello sforzo per raggiungere una meta.
Questa è una
distinzione importante intorno alla quale gli imprenditori di alcune regioni
italiane dovrebbero riflettere per seguire l’esempio della Lombardia o di paesi
europei in cui la maggior parte delle aziende è strutturata in modo tale da
mantenere la continuità nei passaggi generazionali.