L’IMPRENDITORE ANOMALO È L’ARTISTA DELLA PROPRIA AZIENDA

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direttore generale di Arco Chemical Group, Medolla (MO)

A proposito del titolo di questo numero del giornale L’anomalia, la riuscita di Arco Chemical Group – grazie all’invenzione costante di prodotti e servizi che hanno rivoluzionato la cultura del pulito professionale in Italia e in Europa – deve molto all’anomalia della ricerca dell’imprenditore Luca Cocconi… “Lei è un turista anomalo”, mi ha detto quest’estate una signora di Stromboli, dove ero in vacanza, perché di solito i turisti non resistono più di una settimana in quest’isola, che costringe a una vita semplice, senza sfarzi e divertimenti preconfezionati.
Per me lo spettacolo più straordinario sta nell’imprevisto di un’eruzione notturna che si può ammirare sullo sfondo di una cena a lume di candela. È qualcosa d’impagabile.
Stromboli è così, selvaggia e generosa, un po’ come l’impresa, e, come l’impresa, o la odi o la ami.
Ma se la ami, non vorresti mai abbandonarla, nonostante i disagi che comporta camminare scalzi sui sassi bollenti o inerpicarsi su sentieri impervi per godere di una vista negata ai turisti delle escursioni guidate.
Imprenditore è chi non si accontenta del lusso cui aspira la maggior parte delle persone: cerca, invece, quel lusso che gli permette di fare tesoro dell’immagine di una spiaggia meravigliosa per restituirla in modo differente e vario quando si trova nella sua azienda con altre persone, con altri progetti, con altri problemi.
Sono sempre più pressanti e dilaganti gli appelli delle istituzioni verso la standardizzazione delle imprese e la loro omologazione, attraverso adempimenti e vincoli burocratici che non tengono conto dell’apporto di ciascuna impresa a partire dalla propria particolarità e specificità, le quali rendono impossibile adeguarsi a protocolli e modelli ideali… Trovare qualcuno che abbia voglia di fare l’imprenditore, oggi, con tutte le vessazioni che lo aspettano, è già di per sé un’anomalia. L’imprenditore anomalo è l’artista della propria azienda e, come un pittore astratto, dipinge giorno dopo giorno la sua opera, insieme ai suoi collaboratori, nella bottega del secondo rinascimento.
In che senso è un pittore astratto? Perché deve trovare la propria via per raggiungere i risultati che si prefigge, senza rimanere schiavo di parametri più o meno imposti, ma senza agire contro la legge. Soltanto l’astrazione gli consente di raggiungere gli stessi risultati con il suo modo di ragionare, con il suo modo di fare e di evitare di divenire un robot, una persona standardizzata che si limita a seguire procedure uguali per tutti. Purtroppo, questo rischia di essere il futuro delle aziende: attraverso strumenti come i redditometri e gli spesometri, essere controllate da funzionari che ignorano completamente la storia e le attività in corso di ciascuna azienda e, con un solo click, verificano se uno più uno fa due. Peccato che arrivino spesso in un momento in cui fa uno e mezzo o due e mezzo – che per loro è un’anomalia negativa – e pretendono di capire che cosa stia avvenendo, sempre però procedendo con un approccio inquisitorio, come se l’imprenditore fosse un delinquente.
Così, un calo di fatturato deve essere giustificato davanti agli occhi di chi non conosce la vita dell’azienda e il tuo modo di fare impresa e, quindi, non può capire tante cose come, per esempio, che la crescita passa attraverso una fase di trasformazione, in cui le persone potrebbero produrre in quantità minore, perché investono parte del loro tempo in formazione.
Si dice che la legge è uguale per tutti, e questo dovrebbe essere una garanzia per i cittadini e per le imprese, ma questi controlli automatizzati, sordi e ciechi, senza la parola, rischiano di trasformarla in una pena sicura uguale per tutti. Forse, è questo che vogliono far diventare l’imprenditore di domani, una persona che non pensi, non parli, lavori a testa bassa, paghi le tasse senza contestarne l’iniquità e possa essere controllata in qualsiasi momento.
Mentre c’è chi controlla che tutto vada secondo le normative locali, regionali, statali e comunitarie, voi proseguite il vostro viaggio nella ricerca e nell’invenzione.
L’anno prossimo festeggerete i venticinque anni di attività e potrete raccontare momenti di grande fermento, in cui avete cambiato le regole del mercato trasformando completamente il prodotto, il suo packaging e il suo modo di essere venduto: non più un prodotto chimico, ma un servizio con il costo del pulito al metro quadro. A questo proposito, quest’anno avete fatto un’importante scommessa, il progetto Tailor, in partnership con Kärcher Italia… Il progetto Tailor ci ha dato molte soddisfazioni, tanto che sta per decollare verso nuovi, prestigiosi obiettivi. Tutti i principali gruppi italiani che si occupano di servizi di pulizia professionale hanno deciso di adottarlo o, quantomeno, di sperimentare questo innovativo supporto che consente di calcolare il “pulito su misura”, offrendo un unico fornitore, una soluzione personalizzata e un costo certo. Anche il Tailor Point, allestito presso la sede della nostra azienda, ormai è utilizzato a pieno regime, sia da noi sia dal Gruppo Kärcher, per tenere corsi di formazione e informazione per i nostri clienti, che ci consentono poi di sviluppare promettenti progettazioni per alcune grandi catene di supermercati con la formula del prezzo per metro quadro pulito e del canone fisso mensile: abbiamo concluso contratti annuali con costi chiari e ben definiti dal 1° gennaio al 31 dicembre.
Sono risultati conquistati con impegno e ingegno da parte di tutti i collaboratori, sui quali l’imprenditore può contare per continuare a dipingere la sua opera in modo anomalo. E ha bisogno del loro contributo perché l’imprenditore anomalo, in un sistema come quello cui stiamo andando incontro, non piace a nessuno. Ma il bello dell’imprenditoria italiana è che l’imprenditore italiano è un vero e proprio artista, di se stesso, della propria cultura, del proprio modo di fare e di costruire la propria azienda, che, come ciascuna opera d’arte, non sarà mai uguale né può essere paragonata a un’altra. Sta qui l’anomalia, che è la forza vincente di ciascuna impresa rivoluzionaria.
Tra i progetti rivoluzionari di quest’anno c’è il Pulintelligente, un kit di prodotti in monodose e non, pensati apposta per una pulizia su misura e controllata che dall’ambito professionale comincia a interessare la cura della casa.
Come è stato accolto dal mercato? Questo nuovo marchio è stato subito apprezzato e posizionato nella vasta gamma di prodotti offerti dal Gruppo Gottardo Tigotà, che vanta una capillare presenza sul territorio italiano, con oltre 520 punti vendita in dinamica crescita (circa 50 nuove aperture all’anno). Siamo fiduciosi: riteniamo che lo sviluppo di questo progetto possa avere positive ricadute per la nostra società, consentendoci di operare all’interno di un comparto davvero strategico, come quello della GDO. L’esperienza condotta da un anno a questa parte ha rafforzato in noi la convinzione di poter giocare una partita aperta, basata sulla qualità del prodotto, anche con i grandi competitor presenti a livello nazionale.
In questo modo avete sfatato il luogo comune secondo cui la grande distribuzione non è interessante per le medie imprese.
Non ci sono risposte standard, valide per tutti e per tutte le esigenze.
Molto dipende dai progetti che l’imprenditore mette in campo insieme al cliente: parlando e ascoltando, siamo in grado di accogliere le nuove esigenze che emergono nell’incontro e possiamo offrire risposte che non c’erano prima e che nessuno aveva mai dato, riposte, ancora una volta, anomale. Ma occorre mettere in gioco la fantasia, l’ingegno, l’arte e la cultura, magari traendo spunti inediti dalla memoria di immagini come quelle che hanno lasciato la loro impressione a Stromboli, per farci inventare sempre cose inaspettate.