COME FAR VOLARE LE IDEE VINCENTI
“Cominciate facendo ciò che è necessario, poi ciò
che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.
Perché avete pubblicato proprio questa frase di San Francesco di Assisi nella
homepage del vostro sito?
Sono molto legato ad Assisi, dove sono nato e dove sono
cresciuti i miei genitori, e questa frase rappresenta un insegnamento di vita che
accompagnerà sempre la nostra comunicazione, perché esprime perfettamente ciò
che avviene spesso in un’impresa: l’imprenditore dopo mesi, anni di ricerca
giunge all’improvviso e quando meno se lo aspetta all’invenzione, superando ostacoli
e difficoltà che sembravano inizialmente insormontabili. Inoltre, in questa
breve frase c’è l’invito a non fermarsi mai, a non sedersi sugli allori, perché
i momenti critici ci saranno sempre, così come i momenti di soddisfazione. È
una lezione di umiltà a cui nessuno di noi dovrebbe rinunciare.
Quanta “umiltà” occorre per essere validi interlocutori degli
imprenditori nella valorizzazione e nella tutela della proprietà intellettuale?
Negli ultimi anni, anche grazie agli sforzi di promozione e
divulgazione da parte di enti e associazioni della provincia – attraverso l’organizzazione
di convegni e incontri in materia di Intellectual Property –, la cultura in
questo ambito è cresciuta notevolmente. Fino a pochi decenni fa, invece, era
diffusa l’idea che tutelare un’invenzione, avviare pratiche per depositare domande
di brevetto a tutela del proprio know-how o per valorizzare un marchio fosse
alquanto complicato per non dire inutile, con inevitabili investimenti e
perdite di tempo e denaro. Non è un caso che in una provincia così ricca di aziende
operanti in settori in cui le innovazioni sono ai massimi livelli internazionali
– automotive, meccanico, ceramico, biomedicale – gli imprenditori da alcuni
anni sentano sempre più la necessità di documentarsi e affidarsi a consulenti e
studi esperti in materia per lo sviluppo e la tutela delle proprie idee, con
conseguente aumento progressivo della domanda per realtà brevettuali come la
nostra.
Tornando all’umiltà, a nostro parere, è indispensabile
affiancare le imprese passo passo, fornendo costantemente le informazioni
necessarie per consentire una valida brevettazione e magari suggerire miglioramenti
tecnici a integrazione dell’idea iniziale per la quale viene chiesta la
consulenza.
Consideriamo essenziale incontrare periodicamente i nostri
clienti, anche soltanto per un aggiornamento delle loro pratiche o per illustrare
novità su procedure e normative, perché spesso, confrontandosi, scaturisce
un’attività di tutela di una nuova idea che magari era data per scontata dallo
stesso imprenditore perché rientrante nel proprio know-how e quindi
“apparentemente” banale e che, invece, porta a ottenere il monopolio insperato dell’invenzione
per i successivi vent’anni.
Ricordo, inoltre, che i brevetti sono asset aziendali che
possono accrescere esponenzialmente il valore dell’azienda, anche in un’ottica
di sinergia con realtà straniere o multinazionali. È risaputo, infatti, che in
caso di acquisizione di un’azienda, una valutazione importante del valore
durante il processo di due diligence riguarda proprio il portafoglio marchi e
brevetti.
Anche la rivoluzione digitale in atto, basandosi principalmente
sul contenuto di informazione degli oggetti e delle macchine, sul software più
che sull’hardware, rende sempre più indispensabile la valorizzazione e la
tutela della proprietà intellettuale. Ma in che modo il vostro stesso settore
si è trasformato in seguito alla digitalizzazione dei dati?
Fino a pochi anni fa, un’azienda che in Italia voleva depositare
una domanda di brevetto o di marchio si rivolgeva al proprio studio di consulenza
che allestiva la documentazione per poi recarsi necessariamente presso la
Camera di Commercio più vicina per il deposito fisico della domanda.
Fino al 2008, inoltre, in Italia le domande di brevetto
depositate non erano sottoposte ad alcun esame: l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi
riceveva la domanda e si limitava a verificare che fosse redatta in maniera
corretta e che le tasse fossero pagate regolarmente, ma non si preoccupava di
verificare che il contenuto del brevetto fosse nuovo e inventivo rispetto al
cosiddetto stato dell’arte.
Oggi, la domanda di brevetto può essere depositata per via
telematica, senza vincoli di orario legati all’apertura degli uffici pubblici. Inoltre,
grazie a una convenzione stipulata con l’Ufficio Brevetti Europeo e con
l’ausilio di banche dati internazionali, l’Ufficio Italiano svolge una ricerca
di anteriorità approfondita ed è in grado di fornire un rapporto dettagliato
sui requisiti di novità e attività inventiva dell’invenzione tutelata entro
circa nove mesi dalla data di deposito della domanda.
Tutte queste recenti “innovazioni” tecniche di procedura sono
state recepite molto positivamente da noi consulenti e addetti ai lavori e non
fanno altro che contribuire a una maggiore fiducia da parte delle imprese nella
tutela brevettuale e a una maggiore convinzione degli imprenditori
nell’investire tempo, risorse e denaro per la protezione e la valorizzazione
delle proprie idee.