WE MAKE YOU FEEL SURE
A proposito del tema di questo numero, spesso sento dire che viviamo
un tempo caratterizzato da molte incertezze, ma nella mia esperienza, a partire
dalla metà degli anni settanta, non riesco proprio a ricordare un tempo
diverso, non riesco a ricordare anni nei quali ci fossero certezze.
Forse le certezze appartenevano a fasce sociali, o
professionali, che la mia famiglia non ha mai conosciuto. Magari c’erano per
altre, quelle che trovavano la sicurezza nel posto fisso, nella pubblica amministrazione
o nel mitico posto in banca.
Non riesco a ricordare i tempi della certezza, in nessun
settore: dalla proverbiale incertezza politica, con i governi che si
susseguivano a cadenza stagionale, alla prima difficoltà nel trovare lavoro e a
quelle incontrate, poi, nel dare lavoro ad altri, come imprenditore. Anzi, ho
sempre avvertito un’intensa sintonia con la Canzona di Bacco di
Lorenzo de’ Medici: «Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol
esser lieto, sia: di doman non c’è certezza».
Devo quindi concludere che, per quanto mi riguarda, in termini
di certezze, il presente e il futuro non saranno così diversi dal passato.
Viviamo nell’incertezza della riuscita che, pur non avendo
alternative, non è posizionabile in un momento preciso del nostro avvenire. Se
consideriamo poi il fatto che la riuscita potrà, sì, essere la conclusione di
un percorso, ma non certo la fine del cammino, allora, le nostre incertezze
aumentano; e cerchiamo, in modo più o meno consapevole, più o meno disperato,
una sicurezza alla quale aggrapparci, un qualcosa che ci dia fiducia nel
cammino e, con la fiducia, l’energia e la proattività per intraprenderlo e
percorrerlo, ciascun giorno.
“We make you feel sure”, recita il nostro payoff, il
motto che condensa in cinque parole la missione aziendale di TEC Eurolab: noi
lavoriamo per rendere i nostri clienti sicuri delle loro scelte relativamente a
materiali, processi e prodotti. Lo facciamo grazie alle nostre competenze e
alle nostre attrezzature d’avanguardia, che ci consentono di sottoporre a prova
materiali e componenti e di controllarne i processi.
Ma se quel motto volessimo applicarlo anche alla nostra squadra,
al nostro interno, che significato dovrebbe assumere? E, come cittadini, che
cosa è in grado di renderci più sicuri rispetto al nostro avvenire?
Lo scorso 24 giugno, in occasione dell’inaugurazione del nuovo
stabilimento di TEC Eurolab, dedicato ai controlli non distruttivi e ai servizi
di formazione e di certificazione, proprio su questo interrogativo abbiamo
incentrato l’incontro tra i collaboratori di TEC Eurolab e loro familiari e i
rappresentanti di alcune delle istituzioni che, forse più di altre, sono in
grado d’influenzare la qualità di vita del nostro territorio e di programmarne,
per quanto possibile, l’avvenire.
A parlare con noi di avvenire e di sicurezza, o quantomeno di
fiducia nel cammino intrapreso, sono quindi intervenuti Stefano Bonaccini, presidente
della Regione Emilia Romagna, Palma Costi, assessore regionale alle Attività
produttive, Luigi Rovati, professore del dipartimento di ingegneria “Enzo
Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, e Paola Guerzoni, sindaca
di Campogalliano.
Insieme, abbiamo ragionato delle modalità con le quali il nostro
territorio, e in particolare la provincia di Modena, sia passato da un secondo
dopoguerra che lo vedeva come una delle aree depresse del paese a uno tra i
maggiori distretti industriali della Comunità Europea e, quindi, del mondo. Un
distretto industriale non certo sui generis, anzi, caratterizzato da eccellenze
in diversi settori – agroalimentare, meccanico, automobilistico, biomedicale, tessile,
ceramico – che hanno dovuto certamente fare i conti con la recente grande
crisi, nonché con il drammatico terremoto del 2012, ma che da tali eventi sono
usciti ancora più rafforzati, ancora più indirizzati all’eccellenza. Le varie testimonianze
hanno trovato comune convergenza nel considerare cultura, coesione sociale e
politiche territoriali quali fattori decisivi. Il benessere di un territorio
dipende dalla sua competitività, la quale, a sua volta, trova linfa vitale
nella coesione sociale di quel territorio.
Ciascuno ha fatto e dovrà fare la sua parte, nella
consapevolezza che il cammino è mutevole e che le condizioni sociali cambiano –
pensiamo per esempio al tema dell’immigrazione – e che le tecnologie evolvono a
una velocità tale da costringerci al ricorso continuo a nuove competenze. Non
c’è il tempo di sedimentare, assorbire il nuovo, tutto si svolge in modo
dinamico, e questo rende ancor più decisiva la collaborazione tra
amministrazione pubblica, sistema dell’istruzione e sistema produttivo, senza
dimenticare che al centro deve rimanere l’uomo, in qualità tanto d’individuo
quanto di società.
In una simile prospettiva, anche l’impresa deve evolvere. Non mi
riferisco tanto all’evoluzione dei processi e dei prodotti, cosa che, stante la
nostra storia, do per scontata, ma all’evoluzione delle relazioni che
contraddistinguono la gestione dell’impresa, le modalità con le quali le
persone, ai vari livelli, si relazionano con l’impresa, alla possibilità, direi,
all’esigenza, d’inserire il lavoro all’interno della propria vita in modo
armonico, in equilibrio con le proprie aspirazioni, con i propri affetti, con
la propria cultura. Occorre anche una maggiore conoscenza dell’impresa da parte
dei cittadini e la consapevolezza che l’impresa, indipendentemente da chi ne
detiene la proprietà, è un bene comune che va preservato e sviluppato
nell’interesse dell’intera società e che in tal senso il dipendente sempre meno
si potrà considerare tale, ma dovrà sempre più essere protagonista responsabile
del proprio contributo alla crescita dell’impresa, realizzando in tal modo
anche la propria crescita professionale e umana.
Così, quando un nuovo collaboratore entra in azienda, dobbiamo considerare
che è anche l’azienda a entrare nella sua vita e naturalmente non lo fa in
punta di piedi, entra determinandone tempi, spostamenti, spazi, relazioni.
L’azienda non entra solo nella vita del collaboratore, entra anche in quella
dei suoi cari, certamente creando opportunità, determinando aspettative, ma anche
modificando abitudini e, a volte, portando tensioni.
Per questo motivo, abbiamo dedicato ai nostri collaboratori e ai
loro cari l’evento dell’inaugurazione dei nuovi laboratori, dando loro
l’opportunità di condividere i luoghi dell’esperienza lavorativa, descriverli, spiegarli,
camminarci in mezzo, presentare magari un collega.
Il collaboratore entra in azienda e questa entra nella sua vita
e in quella delle persone a lui più care. La vita non è fatta a compartimenti stagni,
non esistono tante vite: la vita del lavoro, quella degli affetti, quella degli
amici con i quali si condividono passioni e ideali. La vita è unica e ci
portiamo sempre dentro ciascuna cosa, ovunque siamo.
Queste considerazioni vanno certamente oltre gli aspetti
contrattuali che legano azienda e lavoratore. Siamo nel campo dell’intangibile,
dell’immateriale. D’altra parte, sempre più l’impresa è impresa intellettuale e
noi, qui, in questo territorio, non abbiamo alternativa all’impresa
intellettuale, espressione, ancor prima che degli investimenti e delle
tecnologie, del cervello, della passione e della competenza delle nostre donne
e dei nostri uomini. Per questo, con loro, con responsabilità e consapevolezza,
guardando all’avvenire, possiamo affermare: “We make you feel sure”.