L'IMPRENDITORE È L'INTELLETTUALE DELLA PROPRIA AZIENDA
Esplorando
le novità esposte alla fiera internazionale Pulire (Verona, 23-25 maggio
2017) – il più grande appuntamento in Italia per la pulizia professionale – gli
oltre 16.000 visitatori provenienti da vari paesi non hanno avuto dubbi:
l’Oscar dell’eleganza è andato allo stand di Arco Chemical Group. Lei l’aveva
annunciato nel numero precedente del nostro giornale: “Somiglierà più a uno
studio televisivo che a uno stand, con mega pareti dove saranno proiettati
filmati con i prodotti e le persone che lavorano nei vari reparti della nostra
azienda. In un piccolo stand di 120 metri quadrati, i visitatori potranno vivere
storie di persone e assaporare le esperienze che si svolgono in 10.000 metri
quadri di azienda”. Ma è stato bello constatare dal vivo l’impatto sui visitatori
e la fila di professionisti del pulito che, dopo avere guardato i filmati, aspettavano
il loro turno per indossare il casco e partecipare alle gare che si svolgevano
nella realtà virtuale. Per non parlare del debutto di Aladin, il “magico” distributore
automatico di detergenti a erogazione controllata, che permette il monitoraggio
remoto dei consumi via web o sms…
Oltre
al monitoraggio, Aladin consente di modificare dall’ufficio dell’impresa di
pulizia il quantitativo dei consumi e le concentrazioni di detergente assegnati
a ciascun operatore, nonché l’inserimento di nuovi operatori nella squadra.
Entrambi i modelli presentati in fiera (Aladin Pack e Aladin GT 5) consentono
il controllo preventivo dei consumi di detergente, in modo da programmare correttamente
gli acquisti, ridurre la quantità di detergenti consegnati in cantiere, il
rischio chimico, i tempi di bonifica di taniche e flaconi e il numero di
contenitori da smaltire. Oltre a ridurre in modo drastico l’impatto ambientale,
i distributori Aladin consentono di calcolarne l’effettivo miglioramento
attraverso un software specifico. È un valore aggiunto importante, soprattutto
nelle gare di appalto in cui l’eco-efficienza è un requisito indispensabile.
A
proposito del titolo di questo numero del giornale, La realtà
intellettuale, in che modo il vostro Gruppo trae vantaggio da un approccio
che va oltre la qualità dei prodotti per inventare sempre nuove forme di
organizzazione, di distribuzione e di servizio? In altre parole, perché
un’impresa oggi deve essere intellettuale, anziché focalizzarsi soltanto sulla
produzione?
L’imprenditore
oggi è l’intellettuale della propria azienda, colui che deve esplorare sempre
modi nuovi di fare impresa, nuovi mercati e nuovi canali. Se siamo riusciti a inventare
la cultura del pulito intelligente è proprio grazie a questo approccio. L’intellettualità
per noi sta anche nel mettersi a disposizione di un cliente per costruire
insieme un progetto condiviso, andando anche contro i luoghi comuni. Fino a
pochi mesi fa, per esempio, consideravamo la grande distribuzione come un mondo
che richiedeva grandi numeri e lasciava pochi margini sul prodotto unitario.
Poi, però, abbiamo trovato nella grande distribuzione una nicchia che ha
bisogno di offrire prodotti per soddisfare le esigenze di clienti che non
s’identificano nel grande pubblico: single, persone che viaggiano spesso e che
preferiscono le confezioni monodose, sia per evitare gli ingombri e gli sprechi
sia per motivi ecologici. Così, abbiamo avviato una trattativa che ci ha
portato a un contratto di distribuzione dei nostri kit Pulintelligente,
monodose per la pulizia domestica, con il gruppo Tigotà, attento proprio a
questo tipo di clientela. Grazie al nostro approccio intellettuale, siamo
riusciti a suscitare un interesse che poi è diventato un business.
Questo
è un esempio del modo in cui l’approccio intellettuale dà all’imprenditore l’opportunità
di andare oltre la produzione in sé e gli consente di non fermarsi mai dinanzi ai
luoghi comuni più diffusi, come quello secondo cui la grande distribuzione non
è interessante per le medie imprese. Dipende dai progetti che l’imprenditore
mette in campo e dai programmi che attua insieme al cliente. L’importante è
ascoltare, accogliere le nuove esigenze che emergono nell’incontro e offrire
risposte che non c’erano prima e che nessuno aveva mai dato. In questo modo, mettiamo
in gioco la fantasia, l’ingegno, l’arte e la cultura, il patrimonio intellettuale
che non sappiamo neppure di avere, ma intanto ci viene in soccorso,
all’occorrenza, per farci inventare sempre cose inaspettate.
Questa
è anche la carta vincente dell’imprenditore italiano, che non può basarsi sui
grandi numeri per aumentare i margini di profitto. Diversamente dagli altri
paesi, l’Italia non può vantare primati in termini di dimensioni di fatturato,
per questo, la chance delle nostre imprese è quella di divenire intellettuali,
offrendo l’eccellenza quasi su misura. E non possiamo escludere che questo tipo
di produzione possa portare anche a numeri interessanti.
Voi,
per esempio, con questo approccio, avete conquistato l’80 per cento del mercato
italiano nel settore dei detergenti concentrati in monodose. Quanto ha inciso
l’acquisizione di una software house qualche anno fa?
Abbiamo
deciso di avviare un processo di forte innovazione perché il detergente è uno
dei prodotti più poveri di tecnologia in assoluto: occorreva innovare
completamente la cultura del pulito e il prodotto doveva diventare come la tela
per un pittore, un semplice supporto per l’esercizio dell’ingegno necessario
alla produzione dell’opera d’arte. Proponendo i frutti dell’ingegno, ci siamo
distanziati molto da quei competitors che continuavano a produrre soltanto
“tele” bianche. Quindi abbiamo conquistato una fetta rilevante di mercato
italiano, con clienti molto importanti, non attraverso una politica di prezzo o
di quantità, ma attraverso le opportunità che siamo riusciti a offrire,
rivoluzionando la cultura del pulito, vendendo un prodotto in maniera completamente
diversa, andando incontro a una delle esigenze più avvertite oggi nel nostro
settore: quella del green. Non soltanto riduciamo l’impatto ambientale con i
nostri distributori – che eliminano l’uso di taniche e contenitori, con
relativi costi di trasporto –, ma addirittura riusciamo a certificare l’esatto
vantaggio che ciascun cliente dà all’ambiente consumando il nostro prodotto.
Nessun altro produttore nel nostro settore è in grado di rilasciare tale
certificazione. Se nel 2011 abbiamo acquistato una software house è anche
perché volevamo mettere il cliente nelle condizioni di calcolare non soltanto il
costo del pulito al metro quadro, ma anche l’esatto risparmio di rifiuti rispetto
a un prodotto tradizionale. Basti pensare, per esempio, che, con una ricarica
del distributore Aladin da 25 litri di prodotto concentrato, si ottiene un
risparmio di 916 kw/h di energia elettrica, di 84,018 gr di CO2 nell’aria, di
149,856 litri di H2O, di 7,7 kg di imballi e di 40,12 kg di taniche e flaconi
non utilizzati.
In
breve, i vostri sono clienti che ragionano, anziché fare le cose in modo automatico…
Sia
i grandi dealer sia la grande distribuzione, quindi sia il cittadino sia il consumatore
professionale, hanno sempre più bisogno di usare un prodotto ancora più
performante, contenendo i costi e facendo formazione su un metodo molto
accurato e sicuro, assente nella proposta di un prodotto contenuto in una
tanica – che spunta da una montagna di scaffali, in balia di qualsiasi
acquirente –, che potremmo chiamare “guglometro”, perché quando viene svuotata
fa “glug, glug”. Se questo è il comune misuratore del consumo di un prodotto, noi
invece offriamo un metodo un po’ più raffinato, con un po’ più di cultura e
d’intellettualità, che abbiamo chiamato prodizio: prodotto più servizio.
Due proposte completamente differenti, che si rivolgono a clienti differenti:
quelli con un po’ di giudizio usano il prodizio, gli altri il
“glugometro”. Sta all’imprenditore decidere se rivolgersi a questi, sperando di
vendere grandi volumi con margini ridotti oppure mantenere un approccio
intellettuale, dando un valore aggiunto a clienti attenti, disposti a spendere
di più e a remunerare l’ingegno del produttore e il suo sforzo per migliorare
sempre più l’ambiente in cui viviamo.
I
nostri clienti sono disposti a premiare l’intelligenza dei nostri prodotti perché
sanno che sono nati da una struttura costituita da persone che non danno mai
nulla per scontato e si riuniscono spesso attorno a un tavolo per mettersi in
discussione e trovare le proposte più indicate per le loro esigenze. Questo per
me è il business intellettuale.