LA MERAVIGLIOSA AVVENTURA DEI RAGGI X
1895-1915:
venti anni che gli storici considerano “gli anni d’oro delle scoperte scientifiche”,
teoriche e applicate, in occidente. Fu proprio nel 1895 che il fisico tedesco
Wilhelm Conrad Roentgen scoprì alcuni raggi – chiamati “X” perché sconosciuti
fino a quel momento e, in seguito, ascritti alle radiazioni elettromagnetiche –
capaci d’impressionare una pellicola fotografica attraversando differenti tipi di
materiali e di tessuti. Nacque così la tecnica radiografica che, in pochi anni,
trovò applicazione nella medicina (dove fu utilizzata anche come radioterapia),
oltre che nell’industria.
Ad appena un
anno dalla scoperta dei raggi X, in Gran Bretagna, il medico John Hall-Edwards,
appassionato di fotografia, fu pioniere assoluto dell’uso di questi raggi in
medicina, sia in patria sia nel corso delle campagne militari inglesi. Durante
la prima guerra mondiale, poi, Marie Curie sostenne l’uso delle unità mobili di
radiografia come mezzo diagnostico di elezione per lo studio degli effetti dei traumi
bellici.
L’efficacia
della radiologia diagnostica, sostenuta dal costante miglioramento delle
macchine per la produzione di raggi X, portò a una diffusione rapidissima della
radiografia. In quegli anni di sperimentazione, in molti casi tumultuosa e
arrischiata, le prime constatazioni degli effetti collaterali sull’uomo
dell’esposizione ai raggi X produssero un fenomeno inusuale per la professione
medica, che aveva sempre difeso l’esclusività delle proprie prerogative
professionali. Di fronte al fatto che molti medici non si avvicinavano alla
radiografia perché temevano – in quell’epoca, a ragione – gli effetti
collaterali delle radiazioni, l’addestramento alla tecnica radiografica fu
aperto anche a infermieri, a fisici e persino a fotografi particolarmente motivati
e abili.
Soltanto in
seguito venne formalizzata la figura professionale del radiologo medico, come
specialità esclusiva, integrante nozioni di medicina, di fisica e d’ingegneria,
preposto alla direzione dei servizi di diagnostica per immagini. Accanto al
radiologo venne istituito il tecnico di radiologia medica, figura
insostituibile per la pratica radiologica, dotata di forte dignità e autonomia
professionale, oggi sancita anche da una laurea specifica.
L’ampliarsi
continuo delle applicazioni della radiografia, consentito dal miglioramento
della radioprotezione – prima con i tessuti al piombo, poi con l’operatività
svolta a distanza dal luogo di emissione dei raggi X – e dall’aggiornamento
sempre più rapido delle macchine e delle metodiche, ha permesso a tali raggi di
sostenere numerose sfide, soprattutto quelle con l’ecodiagnostica e con le
fibre ottiche in scopia, prive di effetti collaterali, dunque di più facile
elezione diagnostica.
Le odierne prospettive
dell’uso dei raggi X in medicina sono notevoli, grazie alla radiodiagnostica
con mezzi di contrasto, applicabile agli apparati cavitari molli interni, alle
metodiche a bassa emissione di raggi (come la mammografia e la MOC, la
mineralometria ossea computerizzata per scoprire cadute del tono calcico come nell’osteoporosi),
all’utilizzo di apparecchiature con emissioni estremamente collimate
dosimetricamente, come nella radiografia in campo odontoiatrico. E non c’è chi,
oggi, non riconosca i benefici diagnostici della TAC, la tomografia assiale
computerizzata, che consente, anche se con un’emissione cospicua di raggi X, di
riprodurre sezioni o strati corporei e di effettuarne elaborazioni
tridimensionali.
Il costante
avanzamento in ambito radiografico è merito anche delle aziende di questo
settore, che proseguono l’investimento in ricerca e innovazione e permettono
alla pratica medica di adottarne via via i risultati. In questo modo, la
tecnica, la macchina e la loro intersezione risultano indispensabili per
l’approdo alla salute. Come imprescindibile è quel dispositivo di valorizzazione
delle pratiche imprenditoriali che chiamiamo brainworking. Un ringraziamento
particolare va alle industrie medicali italiane impegnate in tale ambito,
precipuamente a quelle, numerose e di valore internazionale, dei comprensori
modenese e bolognese.