LAVORARE CON ENTUSIASMO GIOVA ALL’IMMUNITÀ
La vostra
azienda è divenuta interlocutrice di aziende leader nei diversi settori
tecnico, medicale, automotive e cleaning grazie alla perseveranza nel concordare
insieme con il cliente i vari aspetti di progettazione, produzione e prova
degli stampi a iniezione per particolari termoplastici e siliconi liquidi. Dopo
oltre quarant’anni di produzione di migliaia di esemplari unici, avete dato prova
che il vostro approccio è vincente, pur non seguendo i dettami della tanto osannata
oggi Industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale. Qual è la strategia che
state attuando per rilanciare lo stile delle imprese italiane che, nonostante la
crisi, sono rimaste fra le più innovative a livello mondiale?
La
diffusione di Industria 4.0 prevede l’omologazione delle procedure e la
combinazione d’informatica e automazione per affrontare le sfide della moderna
produzione industriale, ma in questo passaggio dimentica che prima di tutto è l’uomo
a produrre. Il mio approccio all’industria, invece, parte proprio dall’interpellare
gli uomini e le donne che lavorano all’interno dell’azienda, che si avvale
ciascun giorno della loro esperienza. A questo scopo, ho raccolto le
informazioni ricevute parlando con i miei collaboratori, ai quali ho chiesto di
fare proposte pragmatiche per il miglioramento delle procedure, in modo da
raggiungere un’organizzazione che ci consenta di lavorare meglio e con
vantaggio di tutti. Se le informazioni sulle procedure attuate all’interno dell’azienda
sono a disposizione di ciascuno, aumentano anche la collaborazione e la
responsabilità di ciascuno: non ci si limita più a eseguire il proprio compito,
ma si tiene conto della globalità del processo produttivo. È necessario che
ciascun collaboratore avverta l’esigenza e la curiosità di scambiare
informazioni. Chi lavora nel reparto elettroerosione, per esempio, spesso non
sa come è stato preparato il lavoro che gli arriva dal reparto che ha operato
nella fase precedente. Se mettiamo in condizioni di comunicare i vari reparti di
produzione attraverso appositi computer che trasmettono in diretta le
informazioni sulle procedure in atto, mettiamo in grado ciascuno non solo di
sapere come deve procedere nelle fasi successive, ma anche di avere un’idea
globale della produzione. Se riusciamo a ottenere questo risultato, sarà più
semplice e veloce decidere come intervenire quando occorrerà effettuare
modifiche non previste, che saranno condivise con i collaboratori degli altri
reparti. In altre parole, bisogna che ciascun collaboratore abbia una
prospettiva globale della produzione e non sia limitato soltanto alla
conoscenza delle procedure di propria competenza. L’intervento di ciascuno
dovrebbe seguire lo stesso approccio di quello del medico di famiglia di altri
tempi, che faceva la diagnosi tenendo conto dei vari aspetti della salute del
proprio assistito.
Come
riscontra tra i suoi collaboratori la tendenza a fare proposte che giovano alla
salute nella sua azienda?
Quando
lavoriamo insieme e con un interesse comune, il primo a guadagnarci è l’umore,
e questo senz’altro giova alla salute. Inoltre, se durante la produzione le
informazioni sono condivise, è improbabile che qualcuno agisca non curandosi di
quello che farà il collega nella fase successiva. Per cui, è proprio il caso di
dire che il fare giova alla salute, ma in senso pratico. Credo che produrre qualcosa
d’importante instauri una forza che favorisce le nostre difese immunitarie.
Inoltre, quando lavoriamo con interesse e al meglio non indugiamo nella
lamentela. Lamentarsi è poco costruttivo, perché incide in modo negativo sia in
chi si lamenta sia in chi ascolta: se una situazione non è soddisfacente, è più
semplice cercare di cambiarla, piuttosto che lamentarsi. C’è chi dice che la
salute è anche una questione di fortuna: potrebbe essere vero, però io ho
notato che le persone con le quali si scambiano volentieri le informazioni e
sono interessate al lavoro che svolgono si ammalano meno. Perciò, sono convinto
che lavorare con entusiasmo giovi all’immunità. Io ho già un’età che posso
definire non più giovane e, quando guardo i miei colleghi, noto che quelli che lavorano
ancora sono più contenti e più disponibili, e soprattutto non si lamentano.