UN MESSAGGIO DI BELLEZZA E DI QUALITÀ

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vice presidente di Monti &Monti Srl, Bologna

Lei ha deciso d’intraprendere l’attività imprenditoriale all’età di appena diciannove anni, proseguendo la tradizione avviata da suo padre, Raffaele Monti, nel settore dei tessuti d’arredamento con il marchio Monti & Monti. Come ha incominciato quest’avventura?
La determinazione è una qualità che ho appreso da mio padre, che da quarant’anni svolge questo lavoro. Sono entrato in azienda proprio durante gli anni della crisi, ma sono sempre stato convinto che le crisi favoriscano la trasformazione. Ora occorre un secondo rinascimento delle imprese, che non sappiamo quando accadrà, ma è indispensabile andare in questa direzione. Quest’avventura è incominciata durante l’ultimo anno di liceo, quando ho affiancato mio padre negli aspetti più semplici del lavoro in azienda per guadagnare qualcosa per il viaggio in programma dopo gli esami di maturità. A settembre, sono entrato in azienda senza esitazioni, facendo la cosiddetta gavetta attraverso magazzini, uffici tecnici, commerciali e amministrativi, fino ad arrivare al settore vendite, come rappresentante per l’Emilia- Romagna.
Tutti i giovani dovrebbero cimentarsi nella vendita. Il primo mese e mezzo è stato molto duro, perché non avevo ancora vent’anni: venivo trattato come un ragazzino, ma ascoltavo molto. Inoltre, era impegnativo alzarsi alle sei di mattina e andare dal cliente alle sette e mezza, per tornare poi in ufficio, talvolta, senza aver venduto nulla. Poi, ho iniziato ad avviare un’interlocuzione con i clienti e le cose hanno preso un’altra piega. Abbiamo aumentato i fatturati mese dopo mese, fino a raddoppiarli in un anno. Così, anche papà, che non era molto convinto della mia scelta, si è ricreduto.
Cosa le dicevano i suoi coetanei?
Erano studenti universitari e, qualche volta andavano a ballare. Ma io dovevo alzarmi presto alla mattina, perché ciascun appuntamento esigeva puntualità, attenzione e responsabilità. Però penso che rifarei questo percorso senza cambiare una virgola, anche perché alcuni dei miei coetanei sono ancora iscritti all’università.
I primi tre anni di lavoro, dai diciotto ai ventuno, sono stati formativi, grazie alla collaborazione di tante persone, partendo da mio padre fino ad arrivare agli uffici commerciali, a tutti gli impiegati, ai magazzinieri, ai rappresentanti che in questi anni mi hanno sollecitato a non arrendermi.
Vi è chi pensa che sia facile ottenere la fiducia dei collaboratori dell’azienda se sei il figlio del proprietario, invece per me è stato l’esatto opposto. All’inizio lavoravo il triplo degli altri, ero il primo a entrare e l’ultimo a uscire, perché occorre tempo per capire i vari aspetti di questo lavoro. Quando entri in azienda, l’orologio puoi anche lasciarlo a casa, perché tanto non serve: la giornata si conclude solo quando sei proprio sfinito.
Qual è l’apporto che l’impresa dà alla comunità?
I nostri collaboratori, che contano più di trenta persone a livello nazionale, costituiscono la nostra rete di vendita, che ciascun giorno raggiunge anche il più piccolo rivenditore per portare le novità delle nostre collezioni nelle case degli italiani. È un messaggio di bellezza e di qualità.
Perché occorre ancora scommettere sul futuro?
È controproducente credere a quello che vediamo sui media e nei social network e spesso non corrisponde alla realtà. Talora restiamo rintanati nel nostro angolino, senza reagire, ma, se continuiamo a lamentarci dietro a una tastiera, non faremo niente d’importante. Nella comunicazione telematica evito gli slogan facili e raccolgo le informazioni che vengono da dati precisi.
Perché consiglierebbe a un giovane di investire in un’impresa?
L’esperienza in azienda insegna la libertà di movimento e la libertà di pensiero. Chi è determinato e ha una buona idea occorre che la attui, perché darà tante soddisfazioni. Durante la notte qualche volta mancherà il sonno, però la mattina dopo non mancherà l’entusiasmo per inventare un altro modo di risolvere il problema. Per il resto, giorno dopo giorno, sarà un’opera di costruzione continua. Non occorre avere fretta, bisogna alimentare la propria idea, che accompagna il nostro viaggio e che spinge a riuscire senza che ce ne accorgiamo, perché lavoriamo con amore e anche con soddisfazione.