I DISPOSITIVI PER UN TRATTAMENTO RIABILITATIVO GLOBALE
Da quanto
tempo ha avviato la sua collaborazione con la Casa di cura “Madonna della
salute”?
Lavoro in
questa Casa di cura da circa ventotto anni, quattordici dei quali in Unità di
Medicina Fisica e Riabilitazione, di cui sono direttore responsabile da tre
anni. In questi anni ho potuto avvalermi della consulenza del professor Nino
Basaglia, responsabile del Dipartimento San Giorgio di Ferrara, centro di
eccellenza italiano di Riabilitazione per le cerebro-lesioni gravi.
Quanti
posti letto ci sono nel suo reparto?
Ci
sono 10 posti letto di lungodegenza post acuzie e 34 posti di terapia riabilitativa
di tipo intensivo, cui afferiscono anche pazienti di pertinenza cardiologica.
In quest’ultimo caso si tratta di pazienti operati in strutture di
cardiochirurgia a Padova e a Verona, per sostituzioni valvolari cardiache,
interventi sull’aorta, bypass aorto-coronarici, o posizionamenti di device
cardiaci e anche pazienti con l’infarto miocardico.
L’anno
scorso nel nostro reparto abbiamo avuto in terapia 639 pazienti di cui circa
231 casi cardiologici, 384 ortopedici, più un piccolo numero di pazienti con problematiche
neurologiche quali emiparesi, tetraparesi, paraparesi, esiti in generale di
ictus e d’interventi cervicali. Il numero degli accessi al nostro reparto per
la frattura del femore è di circa 65 pazienti, 179 per protesi al ginocchio e
circa 134 con artroprotesi all’anca.
Quanti
giorni di degenza occorrono in media per i casi di riabilitazione da frattura
del femore o di protesi all’anca o al ginocchio?
Dipende da
alcune varianti. La riabilitazione si differenzia da altre metodiche
terapeutiche per la presa in carico del paziente in modo globale. Occorre
coinvolgere anche i familiari, che rappresentano uno degli elementi più
importanti del team riabilitativo. Il nostro compito è quello di dare al
paziente la massima autonomia nelle attività ordinarie della sua vita
quotidiana. I giorni di degenza dipendono innanzi tutto dalle condizioni
generali del paziente, dall’età, dalla gravità del danno subito e dalla
complessità dell’intervento affrontato. Per esempio, una frattura al femore
capita più spesso a una persona che ha già una certa età, dunque bisogna
verificare se il paziente era ancora autonomo prima dell’incidente. I tempi di
riabilitazione da una frattura al femore sono abitualmente di 20-25 giorni. A
volte tali tempi sono prolungati a 30 giorni perché sussistono co-morbilità che
impediscono recuperi in tempi più brevi. Riguardo agli interventi al ginocchio,
abbiamo pazienti dimessi anche alla quattordicesima o addirittura alla nona
giornata, quando si tratta di pazienti giovani. In linea di massima cerchiamo
di dimettere le persone entro la quattordicesima o sedicesima giornata. Ci sono
casi in cui il paziente, prima dell’intervento per una frattura di femore, aveva
la massima autonomia, ma dopo l’intervento, a causa della stessa degenza o di
altri fattori – compresa la svalutazione del suo aspetto fisico in questo
periodo –, presenta problematiche psichiche, di solito di tipo cognitivo,
talvolta sub-latenti, che si manifestano proprio in questa fase. Comunque si
interviene in modo specifico anche in tali situazioni. Questo è precipuo del
nostro lavoro, in quanto consideriamo il paziente in ciascuno degli aspetti che
lo riguardano.
Quanto è
importante la componente psichica nei pazienti?
Dopo l’intervento
ortopedico o cardiochirurgico, si manifestano sintomi inerenti a qualche
disagio preesistente, ma prima non palesi. Un trattamento riabilitativo
intensivo richiede la collaborazione attiva del paziente, difficile o
impossibile in caso di problematiche serie di tipo cognitivo. In questi casi il
trattamento estensivo richiede che si vada oltre il periodo di degenza, con un programma
stabilito, con una nursery anche domestica e con il coinvolgimento di
familiari. Quando intervengono difficoltà a organizzare questo dispositivo,
occorre rivolgersi alle istituzioni per un’assistenza anche sociale. Attraverso
la compilazione di una scheda specifica, la cosiddetta scheda SVAMA, ci sarà la
valutazione di aspetti clinici e sociali dei pazienti adulti e anziani.
Aggiungo che
la nostra Unità dispone di due palestre di riabilitazione per la presa in
carico di utenti, che afferiscono dopo visita fisiatrica nel nostro
ambulatorio. I pazienti frequentano la palestra per i più svariati motivi, come
le artroprotesi di spalla, le distorsioni alle caviglie, le fratture
tibio-tarsiche, le ricostruzioni dei tendini achillei e altre patologie come la
cervicalgia e la lombalgia. L’utenza proviene dalla provincia di Rovigo e anche
da quelle di Padova e di Ferrara. L’anno scorso hanno usufruito della nostra
palestra circa 1000 persone.
Come si
svolge l’attività ambulatoriale?
L’attività
ambulatoriale della nostra Unità si svolge in vari giorni della settimana. Le
prenotazioni degli utenti vengono effettuate presso il CUP.