LA QUANTITÀ DELLA NOSTRA PRODUZIONE, UN VANTAGGIO PER IL PAESE

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presidente di TracMec Srl, Mordano (BO)

La quantità delle migliaia di sottocarri cingolati che avete progettato e prodotto in oltre dieci anni di attività, impiegati nel settore delle costruzioni e in nicchie di mercato specifiche, come quella forestale e delle manutenzioni ambientali, vi ha consentito di raggiungere l’eccellenza, riconosciuta anche all’interno del Gruppo Bauer, leader mondiale nelle trivellazioni e di cui siete solidi partner. Quali sono i numeri della vostra riuscita?
Cinque giorni per lo studio di fattibilità, quattro settimane per lo sviluppo del progetto, due o tre mesi per progettare, costruire e consegnare un carro su misura, circa trecento progetti già pronti da definire secondo le richieste più varie dei nostri clienti e in tempi rapidi. Abbiamo raggiunto l’eccellenza nella produzione di cingolati fissi e a carreggiata variabile, ma non diamo nulla per scontato e oggi la sfida è aumentare i volumi della produzione. L’aumento di fatturato è analizzato tenendo conto dell’aumento del volume di produzione, non del margine singolo dell’ordine, dal momento che il nostro partner Bauer ha ridotto i costi, centralizzandoli.
Inoltre, puntare all’aumento dei volumi secondo questa strategia ci consentirà di ampliare i nostri stabilimenti, in modo da produrre anche carri più potenti e più grandi. I nostri cingolati, infatti, pesano mediamente circa 25-30 tonnellate ciascuno, anche se ne abbiamo prodotti alcuni di circa 42.
Fra gli investimenti in programma quest’anno, abbiamo anche preventivato l’acquisto di un’alesatrice di 14 metri, in modo da ridurre i tempi di produzione in fase di attrezzaggio. Un’alesatrice della lunghezza di 10 metri, infatti, può lavorare un pezzo alla volta, con l’aggravante di obbligarci a fermare la macchina per sostituire il pezzo finito con un altro. La nuova alesatrice, invece, è predisposta per la lavorazione di due pezzi di 6 metri ciascuno, in modo che non appena è pronto il primo, automaticamente viene lavorato anche il secondo.
Come riuscite a raggiungere la scrittura della quantità quando programmate i nuovi investimenti?
La nostra società fa parte del Gruppo Bauer, che ha stabilimenti dislocati in tutto il mondo. Se vogliamo garantire un futuro all’azienda, dobbiamo essere all’avanguardia e avere costi sempre più competitivi, innanzitutto rispetto alle aziende della casa madre. Teniamo conto che le nuove necessità finanziarie potrebbero richiedere in qualsiasi momento di trasferire alcune produzioni altrove, anche se Bauer è ancora un’azienda a prevalente conduzione familiare e pertanto ha interesse a continuare a investire in produzioni di qualità assoluta.
Il capannone nuovo è un investimento per il quale noi ci impegniamo ancora di più, ma dobbiamo dimostrare che i nostri volumi aumentano, in modo da tradursi nell’investimento dei profitti raggiunti e non in costi ulteriori. In questo caso, l’aumento della quantità degli ordini diventa garanzia di tenuta e noi siamo attualmente una delle poche aziende del Gruppo che registra utili con la produzione di circa 200 carri all’anno, corrispondenti a una media di 1 carro al giorno, di cui il 90 per cento è destinato al settore delle costruzioni in Germania, dove, a differenza dell’Italia, è favorito il rilancio dell’edilizia. I volumi, quindi, sono il nostro migliore biglietto da visita, che scoraggia la direzione del Gruppo a spostare la produzione in altri paesi. In questo caso possiamo proprio dire che la quantità ci consente di dare un apporto anche al nostro paese.
La quantità di volumi e di fatturato vi ha consentito di contribuire anche alle esigenze sanitarie del territorio…
Abbiamo contribuito con la donazione di un ventilatore polmonare per l’assistenza al pronto intervento e di una lampada scialitica per la sala operatoria del reparto di Ortopedia dell’Ospedale di Imola. Avremmo proseguito in questa direzione con la donazione di una nuova autoambulanza, ma la legislazione attuale consente di detrarre importi per donazioni sotto il 2 per cento dell’utile aziendale, per cui avremmo potuto contribuire soltanto con un investimento di 20.000 euro. Perciò, se anche avessi registrato 1 milione di utile, per esempio, non avrei potuto donare l’autoambulanza del costo di 80.000 euro, perché la legge consente di detrarre fiscalmente solo 20.000 euro, mentre gli altri 60.000 sono a carico dell’azienda. Allora, se siamo orientati a investire gli utili dell’azienda per le esigenze della città, perché lo stato scoraggia il nostro proposito, consentendo di detrarre soltanto una piccola parte dell’investimento?