NUOVE SFIDE NELLA PULIZIA STRADALE PER RCM, ALLA SOGLIA DEI 50 ANNI

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direttore generale di RCM Spa, Casinalbo (MO)

In qualità di direttore generale della R.C.M., una delle prime fabbriche italiane di motoscope e lavasciuga, lei ha partecipato nel maggio scorso alla fiera più importante del mondo per il settore della pulizia industriale, la Issa/Interclean di Amsterdam, dove R.C.M. ha ricevuto molti riconoscimenti per le sue innovazioni nel corso degli anni…
La nostra prima partecipazione risale alla fine degli anni settanta, quindi a meno di dieci anni dall’inizio dell’attività.
La sua prima volta invece a quando risale?
Al 1996: di ritorno dal mio viaggio studio in Inghilterra, sono andato direttamente ad Amsterdam e poi, al mio rientro in Italia, sono entrato ufficialmente in azienda. Negli anni precedenti mi ero limitato a dare una mano in amministrazione al mattino, mentre studiavo per conseguire la laurea in Economia e commercio. In Inghilterra, oltre a proseguire gli studi post-laurea, avevo lavorato presso il nostro importatore e avevo avuto modo di imparare bene la lingua, per cui al rientro sono stato subito assegnato alla funzione commerciale estera che era carente, anche perché a quel tempo in azienda avevamo soltanto una responsabile, Carla Zanni, per la gestione di tutti i paesi in cui avevamo clienti. Da allora, anche se non ho mai svolto funzioni di agente o di area manager, ho sempre visitato e condotto le trattative con la maggior parte dei clienti esteri. Al mercato italiano avevamo dedicato una struttura enorme da diversi anni, fino a quando poi abbiamo unificato la struttura commerciale, incaricando un responsabile unico, riducendo il numero di agenti in Italia e aumentando il numero degli area manager all’estero.
Quali sono le differenze che ha constatato a partire dalle sue visite in fiera in questi vent’anni?
Rispetto al 1996, è cambiata la tipologia dei nostri concorrenti, soprattutto italiani: all’epoca, c’era una miriade di aziende piccole e medie, mentre in questi anni si è verificato un notevole consolidamento e molte aziende sono state acquisite da grandi gruppi o si sono fuse con altre, unendo le forze e le competenze e ampliando la gamma di prodotti, per confrontarsi meglio con la concorrenza dei colossi tedeschi o americani. Noi siamo rimasti tra le poche aziende specializzate in spazzatrici e lavapavimenti, mentre la maggior parte offre una molteplicità di macchine per la pulizia.
Negli ultimi anni, inoltre, c’è stata un’esplosione di produttori cinesi, che si sono affacciati anche sui mercati italiani, europei e americani, con una gamma sempre più ampia di produzioni e prezzi molto aggressivi. I prodotti in sé, invece, non hanno avuto un’evoluzione tale da rivoluzionare il settore, ma solo qualche miglioramento dal punto di vista tecnico-funzionale.
Voi rimanete gli unici a proporre il sistema con ruota sterzante anteriore e carico dello sporco nella parte posteriore della macchina?
Siamo fermamente convinti del vantaggio di questo sistema in gran parte delle applicazioni, anche perché per l’operatore è molto più semplice da utilizzare: si guida come una bicicletta, mentre le altre tipologie presenti sul mercato si guidano come un carrello elevatore, con la ruota posteriore sterzante e il carico nella parte anteriore.
Può parlarci di qualche progetto importante al quale state lavorando?
Un progetto importante è quello che riguarda la nuova spazzatrice stradale di grandi dimensioni, che sarà prodotta dalla Macroclean Srl, la nuova azienda nata dalla partnership fra R.C.M. e Macro Srl, poliedrica azienda piacentina che si occupa sia di carpenteria metallica sia della produzione di spazzatrici stradali e lavasciuga pavimenti. È un settore nuovo per noi, ma siamo fiduciosi nelle prospettive che ci attendono. Da qualche anno, abbiamo constatato che i nostri clienti storici del comprensorio ceramico, per la pulizia dei piazzali delle fabbriche, si rivolgono ad aziende esterne che utilizzano grandi spazzatrici stradali spostandosi velocemente da uno stabilimento all’altro, mentre le nostre macchine, di dimensioni minori, sono utilizzate dai clienti soltanto all’interno delle fabbriche. Allora, abbiamo pensato di costruire una nuova macchina di grandi dimensioni da vendere alle aziende di servizio che attualmente utilizzano spazzatrici di altri produttori.
Quale sarà il valore aggiunto delle vostre macchine per la pulizia stradale?
Lo stesso che hanno le nostre macchine per la pulizia industriale: sono dotate di un sistema di aspirazione a filtri, per trattenere la polvere, oltre che aspirare lo sporco. In pratica, la maggior parte delle macchine per la pulizia urbana bagna la strada per aspirare lo sporco più voluminoso, ma non ha un sistema di filtraggio della polvere. Per di più, la polvere bagnata rimane a terra e, una volta che si asciuga, ritorna in circolo. Questo tipo di macchine è nato nei paesi del Nord Europa, dove la polvere non è un problema perché piove sempre, ma non dovrebbe essere usato nei paesi del Mediterraneo, come invece accade. Nella pulizia industriale comunque la questione non si pone, perché l’esigenza di migliorare la qualità dell’aria, aspirando all’interno degli stabilimenti tutta la polvere possibile, è sentita anche al Nord.
Che cosa può dirci a proposito dei mercati asiatici?
Già alla fine degli anni ottanta, siamo stati tra i primi europei a esportare nei mercati asiatici, soprattutto grazie a una fiera importante che si teneva a Singapore. In Cina avevamo alcuni clienti, ma non eravamo organizzati fino al 2006, quando abbiamo avviato progetti di vendita insieme ad altre aziende italiane non concorrenti, con le quali abbiamo aperto un ufficio a Shangai, che tuttora ci sta dando molte soddisfazioni, anche se nel frattempo la Cina è cambiata radicalmente: sono nati decine di produttori di spazzatrici e lavasciuga, rendendo sempre più difficile la nostra battaglia a casa loro. Tuttavia, c’è una fascia di clientela che predilige i prodotti d’importazione di alta gamma e, anche se non vendiamo automobili o abbigliamento, per alcuni cinesi è una questione di status acquistare una macchina per la pulizia italiana. Non dimentichiamo che il prodotto americano o europeo è sempre innovativo, mentre quello cinese rimane una copia dell’originale e spesso malfunzionante. Quindi, la nostra arma vincente è quella di fare un prodotto valido, ma soprattutto di mantenere un’innovazione costante nella funzionalità della macchina.
Dal 2010 al 2015, lei è stato eletto nel Consiglio direttivo di AfidampFAB (Associazione fabbricanti italiani attrezzature, macchine e prodotti per la pulizia) e nel 2010 è stato eletto anche vicepresidente di EUnited Cleaning (European Cleaning Machines Association), associazione fondata nel 2006, che raggruppa i maggiori costruttori europei di macchine del cleaning professionale. Cosa può dirci di queste esperienze associative?
Sono due esperienze molto differenti, ma entrambe interessanti. L’Associazione italiana ha avuto tanti anni fa la lungimiranza di organizzare a Verona una delle più importanti fiere del settore, la seconda in Europa, e, con i proventi di questa fiera, è riuscita a svolgere molte attività di tipo culturale a favore degli associati. Essendo la fiera biennale, negli anni in cui non c’è l’associazione organizza un forum sulla pulizia che promuove gli aspetti della pulizia nella vita di tutti giorni anche fra i non addetti ai lavori. L’Associazione, inoltre, sta assumendo sempre più un ruolo importante nell’interlocuzione con i ministeri, per la redazione di normative che hanno un’incidenza notevole nel settore. L’AfidampFAB ha avuto un ruolo eccezionale, per esempio, nel supportare dal punto di vista tecnico la stesura dei Criteri Minimi Ambientali nei servizi di pulizia secondo la nuova normativa GPP (Green Public Procurement) sugli acquisti verdi nella Pubblica Amministrazione, per ridurre le emissioni di CO2. È una normativa europea che l’Italia ha trasformato in legge tra le prime in Europa.
L’Associazione europea, la EUnited Cleaning, invece, raggruppa solo produttori di macchine, non di prodotti, e nasce con l’obiettivo di guidare le decisioni prese a livello europeo sulle direttive e a livello internazionale sulle standardizzazioni. Esistono standard americani di sicurezza che hanno la stessa funzione di quelli europei, nonostante siano differenti. Questo comporta che un produttore, per adeguarsi agli standard di continenti diversi, rischi di dovere costruire la stessa macchina in due modi diversi. Considerando che entrambi gli standard hanno l’obiettivo comune di garantire la sicurezza, l’Associazione sta spingendo verso l’unificazione degli standard.
L’attività di lobbying, che l’Associazione sta perseguendo, inoltre, ha l’intento di guidare le scelte di Bruxelles sul risparmio energetico, non certo di fermarle: soprattutto è importante riuscire a trasmettere al legislatore europeo che il nostro prodotto, non essendo di massa, non può essere equiparato ad altri prodotti di tipo industriale, mentre attualmente siamo paragonati ai produttori di elettrodomestici, con la conseguenza che dobbiamo sottostare a leggi insostenibili per il nostro settore. Di recente, l’Associazione ha presentato un sistema volontario di certificazione energetica della lavasciuga, così, se tra qualche anno la Commissione europea stabilirà uno standard in materia, molto probabilmente sarà il nostro.