UOMINI D'ACCIAIO, CHE RISPONDONO SEMPRE
Percorrendo
la Classicana, la lunga strada a quattro corsie che conduce al porto di
Ravenna, a soli duecento metri dalle banchine, sulla destra vediamo l’area che si
estende per 50.000 metri quadrati, sede di uno dei più importanti centri
servizio siderurgici privati italiani, la Metalsider, fondata da Marcello Masi
nel 1961 e poi da lui conferita nella holding di famiglia Finmasi Group, la
quale controlla inoltre una serie di aziende che, operando in settori diversi a
livello mondiale, occupano oltre cinquecento persone, con un fatturato che
supera i 155 milioni. E proprio nella Metalsider troviamo le radici da cui poi
è nato l’intero Gruppo…
La storia di
Metalsider e di tutte le aziende del Gruppo coincide con la storia
imprenditoriale di Marcello Masi, un uomo che ha veramente l’acciaio – chiamato
comunemente ferro – nel sangue, ma anche tanta audacia da rasentare la lucida
follia, quella che occorre per viaggiare, come sta facendo lui da
cinquantacinque anni, sempre alla ricerca del vento migliore, circondandosi di
uomini che riescono a stare al passo e al ritmo di un investimento incessante.
Il percorso
di Masi nella siderurgia inizia dove è nato, a Bologna, quando, assunto dalla
Celestri & C., azienda commerciale del gruppo Falck, come addetto al
magazzino, diventa presto “viaggiatore”, ovvero addetto commerciale, di
successo. È proprio svolgendo questa attività che Masi si trova nell’habitat
naturale, cioè il mercato, per mettere a frutto il proprio talento, caratteristica
che gli viene riconosciuta, fra gli altri, da un suo importante cliente, il
quale insieme a un suo amico gli offre l’opportunità di iniziare un’attività in
proprio, costituendo il 27 giugno 1961 la Metalsider Giardini, azienda che
muove i primi passi della propria attività nel settore della prima lavorazione
e del taglio delle lamiere di acciaio in una piccola sede a Ubersetto di
Fiorano.
Seguendo la
crescita industriale degli anni sessanta, Masi sviluppa velocemente l’attività
di Metalsider, importando lamiere e coils di acciaio dalla Bulgaria e dalla
Romania e sbarcandoli proprio nel porto di Ravenna, che presto diventerà il più
importante porto siderurgico italiano. Tenendo conto di questa opportunità,
agli inizi degli anni settanta, Masi decide di trasferire la Metalsider proprio
nel cuore del nuovo porto di Ravenna in un’area di 50.000 metri quadrati, di
cui 30.000 coperti da capannoni completamente attrezzati per la movimentazione
di coils e la relativa pre-lavorazione e trasformazione in lamiere e nastri.
Fino al
1984, Masi gestisce l’attività della Metalsider in prima persona, avvalendosi
di validi collaboratori, fra cui Franco Tellini – primo modenese a trasferirsi
a Ravenna per i primi sbarchi, per poi rimanervi in pianta stabile fino al 23
gennaio 2004, data della sua prematura scomparsa – e Angelo Spiga, ex collega
di Masi in Celestri, che nel tempo era divenuto direttore del sito di Ravenna.
Ed è proprio quando Spiga decide di voler lasciare la siderurgia che Masi
aumenta il pressing verso mio padre Giovanni Vaghetti, dirigente
dell’Italsider, all’epoca l’acciaieria nazionale di riferimento anche come
scuola di formazione del settore. Giovanni Vaghetti, dopo venticinque anni di
carriera all’interno dell’Italsider in varie sedi in Italia, finalmente, all’inizio
del 1985, entra in Metalsider, portando con sé tutta l’esperienza commerciale e
organizzativa acquisita e dando ulteriore impulso allo sviluppo dell’azienda.
Nel frattempo, Angelo Spiga matura l’idea, provocato da operatori del settore,
di aprire un nuovo centro servizio a Mordano (BO), a poca distanza dal casello
autostradale di Imola. Masi lo convince ad avviare l’attività in società al 50
per cento e nasce così la Sidermed. L’unione con Spiga dura fino al 2008,
quando Masi acquisisce il 50 per cento delle azioni di proprietà di Spiga,
diventando così unico azionista della società di cui oggi è amministratore
delegato mio fratello, Nicola Vaghetti, entrato in Sidermed fin dai primi anni
della sua costituzione. Insieme, le due società sono in grado di offrire ai
clienti l’intera gamma dei prodotti siderurgici, con una sinergia assoluta,
dando così un valore aggiunto impagabile al servizio. In Metalsider si
producono lamiere, nastri bandelle ricavate da coil laminati a caldo neri e
decapati con spessori da 1 a 25 mm e larghezze fino a 2150 mm; in Sidermed si
completa la gamma degli acciai al carbonio con i laminati a freddo, zincati,
elettrozincati, aluzinc, alluminiati, preverniciati e plastificati con spessori
da 0,3 a 6 mm e larghezze fino a 2000 mm.
Qual è
oggi la funzione di un centro di servizio per i prodotti siderurgici?
Siamo
l’anello di congiunzione nella filiera del valore tra la produzione di acciaio
e il consumo degli utilizzatori finali, trasformando la materia prima (i coils
di acciaio laminati dalle acciaierie) in prodotti specifici come lamiere,
nastri e bandellati, basandosi sulle singole esigenze dei clienti. Questo comporta
garantire il materiale nella forma, nella qualità e nei tempi ottimali per il
suo business, assicurandone la consegna just-in-time.
Il fatto di
essere integrati nel porto di Ravenna è uno dei punti di forza strategici della
Metalsider, considerando che il maggior consumo d’acciaio in Italia si sviluppa
nell’area centro-settentrionale della penisola, dall’Emilia Romagna al Veneto e
alla Lombardia. Grazie alla nostra posizione, mentre le scorte di magazzino dei
nostri clienti possono essere contenute al minimo, il nostro magazzino è
potenzialmente illimitato: ciascun giorno decine di camion navetta fanno la
spola dalle banchine del porto al nostro stabilimento per rifornirci della
materia prima proveniente dalle acciaierie di tutto il mondo.
Il nostro
processo produttivo è molto corto e si adatta perfettamente alla dinamicità dei
nostri clienti: dall’ordine alla consegna trascorrono da uno a tre giorni e le
tempistiche devono conciliarsi con la qualità richiesta. Durante gli anni di
crisi, la piccola e media industria, a volte scarsamente capitalizzata, ha
dovuto reperire risorse finanziarie agendo anche sulla riduzione delle scorte
di magazzino. Ecco perché oggi occorre grande capacità organizzativa nel nostro
settore: se la qualità del prodotto è la base necessaria, la differenza la fa
il livello di servizio.
Stare al
passo con i tempi è uno dei nostri must: la competenza tecnica del personale e
la passione per il lavoro sono indispensabili per essere accreditati dai clienti
come partner affidabili e di riferimento, capaci fra l’altro di garantire la
continuità del servizio. Il livello tecnologico degli impianti di produzione è
all’avanguardia grazie alla politica di investimenti tipica di tutte le aziende
del Gruppo Finmasi. Ultima “nata” in Sidermed è una nuova linea di spianatura
per coil di spessore da 0,3 a 6 mm, dotata di tutte le più moderne tecnologie
di processo tali da consentire una migliore qualità di prodotto e tempi di
consegna ancora più brevi.
Non meno
importante è l’attenzione alla sicurezza sul lavoro e all’ambiente. Entrambi i
temi sono oggetto di costanti e importanti investimenti in termini di
formazione e di mezzi.
Nella
gestione di centri servizio come i nostri, la capacità predittiva di ciò che
potrà richiedere il mercato comporta che il settore acquisti un punto di forte
attenzione del business, dove il costo della materia prima incide per l’85 per
cento del fatturato. Per questo motivo è indispensabile il contatto quotidiano
con i clienti per interpretare bisogni e tendenze di consumo. Il nostro
mestiere può essere considerato “relativamente semplice” per quanto riguarda il
processo produttivo, ma capital intensive per gli investimenti necessari per
svolgere questa attività al miglior livello di qualità e servizio e per i
fattori che entrano in gioco e incidono in modo spesso imprevedibile negli
scenari di mercato. Il mercato siderurgico è molto turbolento proprio perché è
da sempre un mercato globale in cui disponibilità e prezzi sono funzione delle
dinamiche congiunturali e strutturali di ogni paese. Tuttavia, la capacità di
affrontare questa complessità fa parte del nostro mestiere: esserci sempre,
indipendentemente dalle condizioni di mercato, è per noi imperativo.
La gamma
completa di prodotti siderurgici che riuscite a fornire attraverso la sinergia
di Metalsider e Sidermed consente al vostro Gruppo di rispondere alle più svariate
esigenze dei clienti.
Sicuramente.
E ci garantisce anche la possibilità di non dipendere dall’andamento di un
settore in particolare: per noi il cliente più importante rappresenta meno del
5 per cento del nostro fatturato. Se un settore è in difficoltà, altri sono
anti-ciclici: nel 2009 è andata in crisi la carpenteria pesante, ma di contro è
cresciuto il settore del riscaldamento e delle energie alternative. Essere
vicini ai clienti vuol dire anche divenirne partner, oltre che fornitori, e in
cinquantacinque anni di Metalsider e trent’anni di Sidermed abbiamo dato prova
di affidabilità, recandoci costantemente nelle loro aziende a condividere
necessità e esigenze future derivanti dai loro progetti.
In che
modo le associazioni di categoria oggi riescono a dare il proprio contributo in
questa direzione?
Noi siamo presenti e attivi sia in Confindustria,
sia in Assofermet (Associazione nazionale dei commercianti in ferro e acciaio,
metalli, rottami ferrosi ed affini), di cui tra l’altro Marcello Masi è stato
presidente nazionale per dodici anni, nonché rappresentante alla Comunità
europea. Quindi abbiamo sempre creduto nell’apporto che le associazioni possono
dare alle imprese. Ma, in un momento difficile come quello attuale, le
associazioni dovrebbero intervenire maggiormente a difesa delle nostre imprese:
se la Comunità europea sta mettendo barriere antidumping sulle importazioni di
acciaio dalla Cina e dalla Russia, per proteggere i produttori di acciaio
europei, dovrebbe occuparsi anche di come proteggere l’intera filiera
siderurgica italiana (come i semilavorati e i prodotti finiti di acciaio) da
prodotti low-cost di provenienza extra UE. Il rischio che si corre in Italia, da
sempre principale importatore di acciaio, è che il prezzo dell’acciaio aumenti a
un livello tale da mettere fuori mercato le industrie italiane che hanno finora
beneficiato dell’esportazione dei propri prodotti; ciò determinerebbe il ridimensionamento
dell’intera industria metalmeccanica, che rappresenta uno dei principali punti
di forza e di orgoglio industriale del nostro paese.