L'AMBIZIONE ALL'ECCELLENZA

Immagine: 
Qualifiche dell'autore: 
presidente di TEC Eurolab, Campogalliano (MO)

A proposito del titolo di questo numero del giornale, La nostra ambizione, cosa sarebbe TEC Eurolab oggi, se lei e il suo socio, Alberto Montagnani, non aveste avuto un progetto ambizioso già al momento della costituzione della società?
Praticamente, non sarebbe nata l’azienda, perché nessuno può avviare un’attività, se non c’è un’ambizione.
Si dice spesso che occorre offrire opportunità ai giovani, ma le opportunità si colgono soltanto se c’è ambizione, se si punta a raggiungere una meta importante, quindi se c’è un progetto e si redige un programma per raggiungerla. Senza ambizione, non può esserci riuscita.
Spesso però vige il pregiudizio che mortifica l’ambizione, come se fosse qualcosa di negativo...
Purtroppo, c’è ancora il retaggio di un’ideologia che demonizza l’imprenditore come colui che rappresenta la differenza. Come se la comunità prosperasse soltanto se il profitto fosse distribuito equamente e si dovesse punire chi invece realizza un profitto superiore alla media, nonostante la sua condotta sia assolutamente corretta e dal suo operato tragga beneficio l’intera comunità. Ma non possiamo dimenticare che una società che mette al bando la differenza è una società morta: tutti i grandi cambiamenti della storia sono nati dalla differenza e dall’ambizione, mentre, laddove la mobilità sociale è assente, nulla accade.
Quindi, dobbiamo dotarci sempre più di strumenti per promuovere la differenza nella società, e lo strumento per antonomasia in questo caso è la cultura, da cui poi deriva anche l’ambizione.
In qualità di vice presidente di Alpi (Associazione dei Laboratori di Prova e Organismi di Certificazione Indipendenti), di consigliere di Eurolab (Federazione Europea delle Associazioni nazionali dei Laboratori di Misura, Prova ed Analisi) e di presidente di TEC Eurolab, cosa può dirci dell’ambizione dell’Italia e della vostra azienda nel vostro settore, qual è la tendenza?
C’è una tendenza all’accorpamento degli organismi di certificazione. I grandi gruppi, quali TUV, SGS, Bureau Veritas, DNV, ecc., gruppi con fatturati di miliardi di euro, hanno posto in atto una strategia di acquisizione degli organismi più piccoli, con un target ben definito: aziende del settore leader tecnologici e/o di mercato, con fatturato compreso tra i 5 ed i 15 milioni di euro.
Lo scopo è quello di garantirsi una presenza capillare e diversificata nelle competenze, in modo da potersi qualificare come partner globali presso i propri clienti. Alcune stime indicano che entro pochi anni il 60 per cento di questo settore nel mondo sarà in mano a pochi gruppi, mentre il restante sarà polverizzato.
Questo apre scenari del tutto nuovi per il nostro settore e soprattutto per le imprese che si trovano, per dir così, nel mirino di qualche acquisitore. Allora, cosa fare: cedere o resistere? Riteniamo che l’unico modo per conservare la propria indipendenza sia perseguire l’eccellenza. Si tratta quindi di coprire, e sviluppare, nicchie tecnologiche caratterizzate da elevate competenze ed elevati investimenti.
Seguendo questa idea, come TEC Eurolab, un’ambizione alla quale stiamo lavorando è quella di diventare il primo laboratorio nel testing della fibra di carbonio. A oggi, siamo forse l’unico laboratorio europeo in grado di assicurare i controlli completi di questi materiali, mentre esistono alcuni laboratori specializzati nella caratterizzazione chimica, altri in quella meccanica e altri nelle prove non distruttive. Noi siamo in grado di eseguirli tutti e, inoltre, di completare l’offerta con gli altri servizi del laboratorio, servizi di ingegneria avanzata, che utilizzano tecnologie come la tomografia industriale.
Solo perseguendo e raggiungendo l’unicità, si ha la chance di resistere alla convenienza del momento, quella che porterebbe l’imprenditore a cedere l’azienda. Con questo non voglio dire che cedere l’azienda sia elemento di negatività. Dipende da diversi fattori: cedere le proprie quote può voler dire permettere all’azienda di entrare a far parte di un grande gruppo, acquisire una maggiore stabilità e magari prospettive di immediata internazionalizzazione con conseguente crescita dei fatturati e dei livelli occupazionali.
La scelta se continuare nell’impresa o cedere al canto delle sirene dei grandi gruppi è a discrezione dell’imprenditore e non può in alcun modo essere giudicata da chi non ha gli elementi per una valutazione complessiva del contesto economico, tecnico e familiare nel quale l’impresa vive ed è gestita.
Ciò che intendo affermare è che le strade non sono infinite. E qui mi scuso se sono costretto a fare ricorso ad alcuni acronimi per chiarire la situazione. Il settore nel quale opera la nostra azienda, TEC Eurolab, è conosciuto con l’acronimo TIC (Testing Inspection and Certification) e fa parte a tutti gli effetti dei KIBS (Knowledge Intensive Business Services) cioè di quei servizi ad alta intensità di conoscenza che, intervenendo attivamente in tutte le fasi della catena del valore, non solo contribuiscono alla competitività delle imprese clienti, ma ne promuovono la capacità innovativa e lo sviluppo tecnico. Per il successo di chi opera nei KIBS, è essenziale la cura del capitale umano. Le principali caratteristiche alla base del nostro lavoro sono l’interdisciplinarietà, il team, l’attitudine all’innovazione, la cooperazione tra i diversi attori interni ed esterni, compreso, ovviamente, il cliente.
Operare in questo settore con la pretesa di restare indipendenti vuol dire avere l’ambizione di essere, o diventare, i primi, per competenze e servizi erogati, in una determinata nicchia tecnologica.
Dicevo che le strade non sono infinite, in realtà la strada che intravedo è una sola: quella dell’eccellenza, e l’ambizione è verso un’eccellenza che abbia un senso, non solo per il mercato e per il cliente, ma anche per la nostra società e per la vita di ciascuno.