CUBA, USA E IL PIANETA. LA SINISTRA GRAMSCIANA E IL PERICOLO UNIVERSALE
Quali
sono le sue valutazioni dopo la fine dell’embargo a Cuba?
In
un´intervista a Radio Martì, emittente della Florida, Domenico Vecchioni, ex
ambasciatore italiano a Cuba, saggista e biografo di diversi tiranni, tra cui
Raul Castro, ritiene che l´attuale dittatore di Cuba abbia compiuto, con cinica
e spregiudicata diplomazia, ciò che il mitico fratello Fidel non si sarebbe mai
sognato: ottenere dagli Stati Uniti tutto in cambio di nulla. Rileva inoltre
che Raul è stato molto fortunato perché ha avuto come interlocutore un
presidente americano debole e ingenuo, ma soprattutto ansioso di lasciare qualche
traccia nella storia. Concordo su quasi tutto ciò che constata Vecchioni, tranne
che sull’ingenuità di Barack Obama. Non credo si tratti d’ingenuità. È più
probabile che l’attuale presidente americano sia parte del disegno di una
sinistra che si ritrae quando riceve duri colpi, ma che fa la ritrosa per poi
attaccare senza pietà. Risulta chiaro a molti che la maggior parte delle
istituzioni occidentali è contaminata dal monopolio ideologico nella cultura e
nei media. E non solo in Italia e in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in
America Latina. Molti come me pensano che Donald Trump, il candidato
repubblicano, amico di Bill Clinton, di Nancy Pelosi e di altri personaggi
della sinistra americana, potrebbe rientrare in un disegno diabolico affinché,
comunque vadano le elezioni nel 2016, alla Casa Bianca continui a dominare un forte
pensiero di sinistra. È chiaro, in ogni caso, che esiste un piano
internazionale, nell’ambito delle democrazie, per indebolire gli Stati Uniti e quindi
l’occidente. È un piano che sta riuscendo e che non ha limiti o confini nella
sua azione. In Italia è evidente come questo potere parallelo domini gran parte
delle istituzioni: municipi, scuole, trasporti, poste, prefetture, magistratura
e istituti culturali dello stato. I pregiudizi ideologici sono concentrati in
ogni istituzione e traggono con sé le loro derivazioni più infelici, l’odio e
l’invidia. Quel potere ha una forza incalcolabile, che si percepisce in tutta
l’America, fino agli Stati Uniti.
Può
proporci alcuni esempi di queste forme d’odio e d’invidia?
Due casi di
linciaggio culturale o fisico orchestrati dalla sinistra si sono verificati di
recente, in latitudini molto lontane tra loro, come esempio del potere sinistro
delle istituzioni. Il primo è il caso del presidente salvadoregno Francisco
Flores, perseguitato e accerchiato fino alla morte, avvenuta circa due mesi fa.
Fu, tra l’altro, l’unico presidente nella storia che in una conferenza
rinfacciò a Castro tutti i suoi misfatti nel mondo, in particolare nel Salvador.
Il secondo caso di linciaggio, in questo caso linciaggio culturale, è quello
contro Armando Verdiglione, sua moglie Cristina Frua De Angeli e i suoi amici. È
un’inumana e ingiusta campagna contro la coppia che per molti anni era
diventata mecenate di artisti e intellettuali di paesi oppressi, che hanno trovato
con loro la possibilità di restituire libertà alla parola asfissiata dai regimi
totalitari. Questo processo ingiusto e crudele è sostenuto da una forte
campagna mediatica, grazie soprattutto all’apporto dei quotidiani italiani
ideologici.
L’incontro
a Cuba tra Papa Francesco e il patriarca Kirill ha trovato molta risonanza in
questi quotidiani...
La vittoria
di Raul Castro è una sconfitta della democrazia in generale, purtroppo non
avvertita da gran parte del mondo occidentale. Perché Barack Obama e Papa
Francesco hanno legittimato un regime totalitario che dura da cinquantasette
anni senza chiedere nulla in cambio? Anch’essi fanno parte di quel piano che
mette in pericolo l’intera umanità. Secondo il parere di molti veri cattolici,
cubani e non, si è trattato di una vergogna e di un tradimento. Ma, ogni volta
che il regime è in difficoltà, c’è chi corre in aiuto: dopo la caduta del muro
di Berlino lo salvò la CEE, ora la salvezza viene dai suoi presunti nemici.
Come restare tranquilli? Da una parte, l’Islam e, dall’altra, chi aspetta che
gli Stati Uniti diventino più deboli per agire. E intanto i figli
dell’occidente, accecati dai pregiudizi e dai risentimenti, odiano la propria
cultura.
E ora a
Cuba è arrivato Obama.
La
Commissione nazionale per i Diritti Umani e la Riconciliazione Nazionale a
Cuba, nel suo rapporto del 2015, ci informa che lo scorso anno si sono
verificati più di ottomila arresti arbitrari. E, mentre venivano ristabiliti i
rapporti tra la più grande democrazia mondiale e il regime totalitario dei
fratelli Castro, non è intervenuto nessun segnale di cambiamento nella politica
del regime. Barack Obama è giunto a Cuba dopo aver mantenuto alcune sue
promesse: ha reso flessibili le relazioni e ha inviato una gran quantità di
denaro, che però in gran parte entrerà nelle casse del regime, non nelle tasche
del popolo cubano.
Molti cubani
in esilio o emigrati, seguiti dalla stampa mondiale, lodano il presidente
statunitense per il discorso pronunciato all’Avana, ma io mi chiedo se Obama
abbia strappato all’intolleranza di Raul Castro anche una sola promessa di
riforma politica. Questi cubani e l’opinione pubblica mondiale non considerano
che Obama ha legittimato il regime castrista, come ha fatto prima Papa
Francesco, senza esigere nulla in cambio. Dimenticano che per responsabilità
del castrismo sono morte decine di migliaia di persone nelle carceri, o
fucilate in patria, o mentre cercavano di fuggire nello Stretto della Florida. Ma
decine di migliaia di cubani e di stranieri sono morte nelle guerre castriste in
Africa, in Asia e, ancor più, in America Latina, anch’esse vittime delle guerre
fomentate, sostenute o finanziate del castrismo, alleato con i Montoneros in
Argentina, i Macheteros a Porto Rico, i Tupamaros in Uruguay, le FARC e gli
M-19 in Colombia, il MIR in Cile, e altri ancora. Può un discorso cancellare
cinquantasette anni di orrori?