CENTRI ODONTOIATRICI VICTORIA: TECNOLOGIA E CONVENIENZA
Con i
Centri Odontoiatrici Victoria (Modena, Reggio Emilia, Sassuolo e Castrelfranco Emilia),
arredati con gusto e vivacità, lei ha portato il colore e la luce del suo
Salento in una terra spesso avvolta nella nebbia. Ma di questa stessa terra –
in cui lei lavora come odontoiatra da diversi anni – ha restituito nei Centri
Victoria la velocità e l’eccellenza, ovvero ciò che l’hanno resa nota in tutto il
mondo come Motor Valley…
Lavorando da
diversi anni in una città dinamica e all’avanguardia come Modena, oltre a
sviluppare competenze specifiche in svariati ambiti dell’odontoiatria, abbiamo
acquisito la capacità di offrire ai pazienti servizi di odontoiatria a 360
gradi in tempi brevi, senza andare a scapito della qualità. Risolvere i
problemi dei pazienti nel miglior modo e nel minor tempo possibile ha
comportato l’introduzione di procedure organizzative e protocolli di
lavorazione caratteristici dell’impresa. Per questo, nei nostri Centri, ciascun
caso è seguito da un team di specialisti, che si attivano con immediatezza ed
efficacia, oltre che con competenza specifica. Un altro aspetto importante del
lavoro in team è quello dell’aggiornamento costante degli specialisti: ho deciso
di aprire questo tipo di centri odontoiatrici anche perché mi sono reso conto
che come singolo professionista è praticamente impossibile rimanere aggiornati
ai massimi livelli su tutte le specializzazioni in cui oggi si declina
l’odontoiatria. Un pool di professionisti che integrano le loro competenze
all’interno di uno o più team, che s’intersecano all’occorrenza, garantisce
invece i massimi livelli di aggiornamento e quindi la possibilità di decidere
con cognizione di causa se utilizzare o meno le novità che la ricerca offre man
mano.
Una di
queste è la protesi fissa su impianti Toronto Bridge a carico immediato, che in
Italia non è ancora molto applicata, anche se in realtà è stata presentata per
la prima volta a Toronto nel lontano 1982. Quali riscontri avete avuto
proponendola ai vostri clienti?
La Toronto
Bridge è una protesi fissa totale completa con flangia (o gengiva finta) che
può sostituire fino a 14 denti (anche se solitamente ne vengono montate fino a
12 per arcata) ed è direttamente fissata, attraverso abutment (o
monconi), a impianti dentali osteointegrati in titanio, utilizzando, nella
maggior parte dei casi, l’implantologia a carico immediato All ON 4.
È un tipo di
protesi che sta riscuotendo un notevole successo per svariati motivi. Basti
pensare che, fin dalla prima sera, i pazienti possono riprendere a masticare,
seppure con alcuni accorgimenti del caso, e dopo pochi giorni possono godere
dei benefici di una protesi ben salda in bocca, considerando che è ancorata agli
impianti integrati nelle ossa mascellari.
Un altro
vantaggio estremamente apprezzato è la velocità nel ripristino estetico e
funzionale: utilizzando le tecniche chirurgiche accennate, è possibile ottenere
una protesi fissa su impianti dentali nell’arco di 24/48 ore dall’inizio dei
lavori. In questo senso, si configura come un intervento molto meno invasivo
rispetto ad altre soluzioni protesiche che necessitano di un numero maggiore di
impianti e di sedute.
Quali
sono le tecnologie che consentono questo tipo di impianto?
La
tecnologia riguarda innanzi tutto la metodica. Si tratta di un’implantologia a
carico immediato, con accorgimenti sia tecnici sia meccanici. Quelli tecnici riguardano
soprattutto l’inserimento di microplantari in titanio nell’immediatezza
dell’estrazione degli elementi dentali compromessi o del trattamento di quelli
mancanti. Viene eseguita con inclinazioni particolari dell’inserimento delle
viti, che consentono una ritenzione immediata. Queste viti sono poi collegate a
elementi in titanio saldati con il laser, poi collegati con la protesi.
I vostri
Centri sono noti anche per una particolare attenzione all’odontoiatria infantile.
Considerando che il dentista è spesso temuto dai più piccoli, quali sono le
novità che avete introdotto?
Innanzi
tutto, la dottoressa Roberta Rondini, specialista in pedodonzia, ha un
approccio amichevole che rende il bambino collaborativo e gli fa superare il
primo impatto. Addirittura, abbiamo allestito uno spazio dove i bambini,
nell’attesa, possono giocare e disegnare, e spesso consegnano alla dottoressa
anche disegni che hanno fatto a casa quando sanno che devono tornare. Oltre all’approccio,
è importante l’attrezzatura: per evitare che il bambino si irrigidisca quando
vede le macchine utilizzate per le cure di cui ha bisogno, adoperiamo un
macchinario speciale, dotato di una mascherina simile a quella dell’aerosol –
con cui il bambino ha familiarità –, collegata a un erogatore di gas protossido
di azoto, che produce una sensazione di ottundimento euforico, per cui il bambino
diventa più collaborativo. Questo dispositivo, inoltre, non ha controindicazioni,
poiché l’effetto si esaurisce nell’arco di pochi secondi, nel momento in cui
s’interrompe l’insufflazione di gas.
Lei ha
aperto il primo Centro nel 2012. Quali riscontri ha avuto finora?
L’eco di
gradimento che mi hanno dato i pazienti, rispetto all’intervento del singolo
professionista a cui erano abituati, mi ha confermato l’opportunità e il
successo di questa iniziativa. Questo è il motivo per cui, in pochi anni, ho
aperto altri tre Centri e altri ancora sono in programma.
Certamente,
è un vantaggio per i clienti rivolgersi a un centro polifunzionale, in modo da
usufruire delle competenze e della preparazione di ciascuno specialista nella
ricerca e nelle sue applicazioni. Ma in che modo questo può portare anche vantaggi
economici per i clienti?
Come avviene
in ciascuna impresa, le sinergie permettono di abbattere i costi interni e di
proporsi ai clienti con prezzi notevolmente inferiori, impossibili per il
singolo professionista. Inoltre, l’abbassamento dei prezzi consente l’accesso
al trattamento a persone che, altrimenti, non avrebbero potuto permetterselo,
oppure si sarebbero dirette all’estero, dove purtroppo non ci sono le stesse garanzie
che possiamo dare noi sui professionisti e sui manufatti made in Italy.
Dicevamo
all’inizio dell’intervista che lei, anche attraverso gli arredi vivaci dei Centri,
ha voluto restituire i colori della sua terra, il Salento. C’è un motivo
particolare, oltre alla memoria?
Il colore
prevalente dei nostri ambienti e delle nostre divise, l’arancio, è un colore di
vita, che emana sensazioni positive, molto distanti da quelle deprimenti che
evocano i camici bianchi, i tavoli, le sedie e le pareti grigie che solitamente
si trovano negli ambulatori. Io credo che un intervento di per sé poco
piacevole debba essere supportato da un’atmosfera che generi un po’ di gioia,
piuttosto che tristezza, perché la riuscita di ciò che facciamo può avvalersi
di una disposizione d’animo costruttiva. Si dice spesso che il medico abbia
bisogno della collaborazione del paziente, ma nessuno è disposto a collaborare
con chi lo rende triste.