L’IMPRESA, LA FAMIGLIA, IL TEMPO LIBERO
Spesso si chiede alle donne manager e
imprenditrici in che modo riescano a integrare le esigenze della famiglia con
quelle dell’impresa, ma raramente questa domanda viene posta a un uomo che ha
funzioni direttive all’interno di importanti gruppi come quello per cui lei
lavora. Cosa può dirci a questo proposito?
Le
responsabilità che ho assunto all’interno del Gruppo Volkswagen sono differenti
e investono un grande numero di persone, fra cui collaboratori, venditori e
concessionari. Nella mia vita, ho sempre lavorato più di dodici ore al giorno e
spesso il sabato compreso: ho fatto del lavoro veramente una seconda pelle,
sempre provando a fare di più e meglio e ad assumere il massimo delle
responsabilità; così facendo, le aziende per cui ho collaborato e lavorato mi
hanno sempre conferito incarichi importanti. Ma anche nelle restanti dodici ore
della giornata non mi sono mai risparmiato, mi sono impegnato in tanti hobby,
dallo sport alla fotografia, dal video alla musica – attualmente mi sto
cimentando con le prime registrazioni professionali –, che credo abbiano
arricchito il mio lavoro perché mi hanno dato modo di apprezzare più
intensamente la vita nella sua globalità. In tutto questo il ruolo della
famiglia è fondamentale, non può essere d’intralcio al raggiungimento dei
risultati, ma deve dare il suo apporto, anziché considerare il lavoro
antitetico agli affetti. Non è facile che la famiglia accetti l’impossibilità
di stabilire un orario per il rientro a casa la sera o i repentini cambi di
programma per il weekend, perché magari bisogna preparare la relazione per il
board che improvvisamente è stato indetto per il lunedì successivo. Ma la
famiglia di un manager o di un imprenditore non può essere la stessa di quella
di un impiegato: se un impiegato non ha bisogno di pensare alle strategie per
lo sviluppo di nuovi progetti che coinvolgono qualche migliaio di persone e
l’avvenire dell’azienda per la quale lavora, un manager o un imprenditore non
può mai mollare i comandi della macchina…
Infatti, come diceva l’economista Emilio
Fontela nel suo libro Come divenire imprenditori nel ventunesimo secolo, il
vero brainworker è colui che inventa nei momenti più disparati della giornata,
non aspetta di essere in un posto definito “di lavoro” per pensare e trovare
nuove strategie, nuovi prodotti e nuovi processi…
Per questo
ho cercato di coinvolgere il più possibile la famiglia nel mio lavoro, perché
non basta spiegare, è molto più efficace fare esperienza direttamente del
contesto e delle difficoltà in cui devo cimentarmi ciascun giorno. Così, ho
provato, spesso con successo, a coinvolgere soprattutto mia moglie nelle convention
con i concessionari e in altre attività che lo permettevano, per farle capire
come fosse impossibile lasciare i comandi della macchina che ha bisogno di
essere guidata e gestita, anche giocando di anticipo rispetto ai percorsi che
l’azienda farà o ai problemi che potranno sorgere. Ma ho invitato anche mia
figlia, fin da quando aveva tredici anni, a partecipare a incontri con i capi
area, che davano testimonianza di performance e trend dei concessionari, nonché
a meeting in cui lei poteva ascoltare cose che non capiva, giusto per farle
assaporare i livelli di difficoltà della vita. Chi come lei ha la fortuna di
vivere in una famiglia che non ha problemi particolari deve essere messo
dinanzi a questioni apparentemente più grandi di lei, perché non creda nella
facilità: spesso le pongo quesiti che riguardano una difficoltà che devo
affrontare nel lavoro e le chiedo cosa farebbe lei, per farle capire che nella
vita occorre ingegnarsi e trovare sempre nuove vie.
Anche con i suoi collaboratori adotta lo stesso
approccio per coinvolgerli?
A gennaio
del 2010, sono entrato nella captive del Gruppo, la Volkwagen Financial
Services, e per me era una novità assoluta: all’inizio della mia carriera avevo
svolto l’attività di venditore di automobili, poi avevo gestito aziende
concessionarie e poi avevo governato alcune marche del Gruppo per l’Italia, ma
non mi ero mai occupato del settore bancario. Tuttavia, ho pensato che
sarebbero state preziose le esperienze precedenti, perché mi avrebbero dato
modo di mettermi dalla parte degli utilizzatori dei servizi finanziari, di
capire le difficoltà che incontrano, di abbattere i muri delle incomprensioni e
di lavorare per la loro soddisfazione, che fossero clienti finali o
intermediari, come i concessionari e i venditori. Questo ha comportato che
modificassimo completamente l’approccio nel senso del massimo orientamento al
cliente.
Come hanno
testimoniato i miei più stretti collaboratori nelle interviste pubblicate sul
vostro giornale, è diventata strategia condivisa occuparsi innanzitutto di chi
abbiamo di fronte. È stato un grande cambiamento e non è stato facile, come non
è facile entusiasmare i collaboratori dinanzi a ciascun nuovo progetto:
apparentemente, è un ulteriore carico di lavoro, invece per me è una grande
opportunità, perché dà la possibilità di creare qualcosa che poi diventerà vita
dell’azienda, un processo che ho impostato, studiato e governato, lungo una
bellissima esperienza che ha coinvolto sempre un gruppo di lavoro, quindi
persone che saranno fiere di avere contribuito a un momento di sviluppo
importante e decisivo per l’azienda. Ma occorre lasciare a ciascun
collaboratore la possibilità di esprimersi, perché ciascuno ha veramente tanto
da dare, mentre il manager da solo non riuscirebbe a raggiungere gli stessi
risultati, e perché, per la realizzazione di un progetto complesso, servono le
idee, le esperienze e le competenze di molti attori.
Il manager
deve essere quasi come un pilota invisibile, per dare a ciascuno la
consapevolezza che la propria parte è fondamentale e va giocata al massimo. Per
questo, dinanzi a un’esigenza particolare alla quale un collaboratore con
un’esperienza specifica potrebbe rispondere, anziché affidargli un compito, gli
chiedo: “Tu cosa faresti?”. E spesso le idee sono tante che se ne potrebbe
parlare per una settimana. Proprio per questo, di tanto in tanto, organizziamo
una giornata di discussione con i primi responsabili di settore per parlare di
ciò che abbiamo fatto recentemente e di ciò che stiamo facendo in quel momento.
Chiaramente, non perdo l’occasione per chiedere
loro cosa faremo domani e continuo così a mandare stimoli e segnali per avere
conferme che essi siano sempre con me a bordo, con l’entusiasmo e l’impegno
necessari.