LA SCIENZA E IL VIAGGIO DELL’IMPRESA
Per celebrare i primi venticinque anni di
vita di TEC Eurolab, avete organizzato un evento particolare, che ha coinvolto tutti
i collaboratori: un viaggio di tre giorni a Roma, lo scorso mese di maggio,
alla scoperta delle meraviglie che ospita la città eterna. Proprio all’insegna
dell’attenzione al capitale intellettuale che ha sempre distinto il vostro modo
di fare impresa e le tappe del vostro itinerario di innovazione negli strumenti
della scienza applicati ai materiali...
Sono stati
tre giorni di grande arricchimento culturale e artistico, anche grazie alla
collaborazione di una guida molto preparata, che avrebbe entusiasmato anche i
più lontani dalla frequentazione di mostre e musei. La gita ha richiesto
diversi mesi di accurata organizzazione, ma volevamo dare un riconoscimento a
coloro che hanno contribuito alla riuscita e, in modo particolare, a quanti
hanno vissuto con noi le difficoltà estreme dell’annus
horribilis 2009, che, viste da lontano, mi sarebbero sembrate impossibili
da superare. Volevamo festeggiare con loro non solo il fatto che, combattendo,
anziché stando a guardare, siamo usciti dal guado, ma anche che l’azienda ha
raggiunto ottimi risultati nel 2014, con prospettive interessanti per il 2015,
proprio grazie a queste persone.
La
partecipazione è stata al di sopra delle aspettative: ai cinquanta
collaboratori si sono aggiunti alcuni familiari, che hanno voluto cogliere
l’occasione offerta. È stata un’esperienza straordinaria, che resterà nella
memoria, perché ha portato tanto entusiasmo e avrà effetti che si protrarranno
nel tempo, anche se sono intangibili e apparentemente non si possono misurare
in termini di conto economico. Basti pensare che, solitamente, ciascuno vive
l’azienda limitandosi a frequentare i colleghi del proprio reparto e, anche
nella pausa pranzo, va in mensa con il collega più prossimo, magari per
continuare a discutere di problemi di lavoro. Eventi come quello del viaggio a
Roma, invece, danno la possibilità a ciascuno di incontrare persone che
lavorano in altri reparti e magari di scoprire che c’è qualcuno con gli stessi
hobby, le stesse idee, gli stessi interessi, che lavora solo due porte più in
là della sua. I risultati dello scambio intellettuale che può intervenire in
queste occasioni sono riscontrabili anche nella diminuzione dei conflitti
legati a piccoli screzi o antipatie personali immotivate, i classici granelli
di sabbia che fanno inceppare gli ingranaggi dell’azienda. Imparando a
conoscersi l’un l’altro al di fuori del luogo di lavoro, difficilmente i
collaboratori resteranno fissati ai pregiudizi sui colleghi e alla credenza che
gli altri abbiano interessi contrapposti o siano ostili. La negoziazione
interna fra persone che hanno imparato a conoscersi è molto più semplice,
perché ciascuno verifica che i piccoli problemi quotidiani che possono
presentarsi sul lavoro sono poca cosa rispetto ai grandi problemi che ciascuno
deve affrontare nella vita: allora non ci si accanisce più per stabilire a chi
tocchi registrare una bolla, per esempio, ma ciascuno interviene secondo
l’occorrenza.
Esperienze
come quella di Roma sono da ripetere, anche con un minor numero di persone alla
volta, per esplorare il nostro territorio, oltre che le belle città del nostro
paese, perché creano l’opportunità di scoprire interessi comuni e di
apprezzarsi di più. E questo, per un’azienda come la nostra, in cui il lavoro è
completamente smaterializzato, è fondamentale: ciascuno è consapevole di non
potere avere tutte le competenze di cui ha bisogno l’azienda nella sua
globalità, ma sa anche di avere intorno altre persone che, insieme a lui o a
lei, hanno altre competenze che vanno a completare la squadra. In pratica, lo
scambio fra colleghi aiuta a raggiungere quella fluidità necessaria nella
comunicazione con il cliente, e questo ha innegabilmente una ricaduta anche sul
conto economico.
D’altronde, questo non è stato il primo e
l’unico evento da voi organizzato per offrire occasioni di incontro ai
collaboratori fra loro e con il territorio o con importanti attori
dell’economia, della comunicazione e della cultura. Non sono molte le aziende
di media dimensione come la vostra che hanno una biblioteca o che organizzano
corsi di redazione, quindi che promuovono la lettura e la scrittura. Non a
caso, se chiediamo a un giovane di talento della nostra provincia dove gli
piacerebbe lavorare, una delle prime aziende che gli viene in mente è TEC Eurolab...
Quello che è
diventata la nostra azienda in venticinque anni è sicuramente frutto del nostro
sforzo per rendere il lavoro un piacere, oltre che un dovere. Per questo,
durante il taglio della torta, ho voluto fare omaggio non solo al mio socio,
Alberto Montagnani, senza cui non saremmo qui, ma anche a sua moglie, Anna
Grassi, e alla mia, Loretta Gozzi, nostre socie, che hanno avuto un’influenza
molto rilevante sulle decisioni prese nel corso di questi anni, anche se
apparentemente non si occupano di strategia, perché la prima lavora all’ufficio
del personale e la seconda in amministrazione. Per un imprenditore non è
secondario potere contare su un parere fidato come il loro, una sorta di
ulteriore verifica, nelle scelte finanziarie e nelle assunzioni dei
collaboratori. Senza considerare il lavoro che hanno sempre fatto e che fanno a
casa ciascun giorno e il supporto economico che ci hanno dato nel primo anno di
attività, quando loro lavoravano come dipendenti mentre io e il mio socio
eravamo due ragazzi con tanti debiti, le banche si rifiutavano di farci
credito, se non con la firma dei genitori, e lo stipendio era un miraggio. Se
la nostra è un’azienda in cui il sorriso è autentico e diffuso, anziché un
triste luogo in cui rispondere a un obbligo sociale, è anche grazie al gusto
dell’ospitalità in cui si sono cimentate le nostre mogli e socie, oltre che
alla capacità dei collaboratori di mettere a frutto i propri talenti, una volta
entrati a far parte della squadra.
Quest’anno TEC Eurolab ha anche pubblicato
il primo bilancio sociale e lei lo ha dedicato a tutti gli stakeholder, che
condividono con lei “l’idea di un’impresa fondata sui valori per generare
valore”. In questo senso, come lei ha notato spesso nelle interviste pubblicate
sul nostro giornale (lacittaonline.com), impresa e territorio sono
inscindibili...
La qualità
della vita all’interno di un’impresa, e non solo l’eccellenza dei suoi
prodotti, ha una ricaduta anche sul territorio. Per questo i prodotti italiani
sono competitivi rispetto a quelli cinesi, perché hanno un valore aggiunto in
cui si respirano la cultura e la storia delle persone che lavorano nell’azienda
che li fabbrica, oltre che del territorio in cui l’azienda vive. E questo non
vale solo per il settore alimentare, come si potrebbe pensare, ma anche per la
nostra meccanica, in cui il funzionale e il bello si coniugano sempre al ben
fatto.
La
trasformazione economica e sociale iniziata con i processi di globalizzazione
deve indurci alla ricerca di nuove modalità di interazione fra l’azienda e i
suoi portatori di interesse.
D’altra parte, anche l’azienda necessita di
maggiore considerazione da parte della comunità, che deve maturare la
consapevolezza che la qualità della vita del territorio è correlata a quella
delle imprese presenti e che questi due fattori non sono disgiunti dalla
redditività e dal profitto. Anzi, sono i profitti che richiamano e determinano
gli investimenti necessari allo sviluppo, alla competitività e, quindi, al
proseguimento dell’impresa. La sensibilità per l’ambiente, il rispetto delle
regole, l’istituzione di relazioni industriali che favoriscano un equilibrato
rapporto tra vita e lavoro, la valorizzazione della propria presenza
nell’ambito dell’organizzazione sociale sono elementi che dovrebbero condurre a
far percepire l’azienda come un bene comune, indipendentemente da chi ne
detiene la proprietà. La sfida è intellettuale e politica ed è di tutti e per
tutti. Dobbiamo essere in grado di coniugare la competitività dell’impresa con
la qualità della vita dei suoi collaboratori, perché i suoi investimenti in
beni tangibili per la produzione non bastano. La responsabilità sociale
d’impresa può aiutarci a andare in questa direzione e il nostro primo bilancio
sociale vuole essere testimonianza dei risultati ottenuti finora, percorrendo
questa strada.