DA QUATTRO GENERAZIONI DEDICATE ALLA TERRA, UN AGRITURISMO VERO
Erede della grande tradizione
agricola della famiglia Mongiorgi — che da oltre due secoli vive nell’area compresa
fra Bologna e Modena e nel 1966 ha avviato, a Manzolino di Castelfranco Emilia,
l’attività oggi svolta da ben quattro generazioni —, lei gestisce Il Gaidello,
uno dei primi agriturismi nati nella nostra regione, dove si possono gustare i
prodotti della vostra terra e del vostro allevamento di bovini. Non un semplice
ristorante, quindi...
Il criterio che distingue un’attività
agrituristica da un ristorante è quello di offrire ai commensali i prodotti
della propria azienda agricola. Oltre al foraggio di erba medica, che serve ad
alimentare i bovini da carne e da latte del nostro allevamento e della
Cooperativa Bonlatte, di cui siamo soci, la nostra azienda produce frutti
ortivi come pomodori da conserva, cipolle e piselli, uva destinata al mosto utilizzato
per la produzione di Aceto Balsamico, noci utilizzate per la produzione del
nocino e grano. Il 90 per cento dei prodotti usati nella cucina dell’agriturismo
Il Gaidello proviene dalla nostra terra e dal nostro allevamento. Il rimanente
10 per cento lo acquistiamo da agricoltori del territorio.
Purtroppo, oggi, molti consumatori
confondono l’agriturismo con la semplice ristorazione. Questo dipende anche dal
fatto che molti agriturismi non rispettano i principi di base, acquistano i
prodotti sul mercato e non allevano gli animali da carne e da latte. In questo
modo l’offerta dell’agriturismo viene falsata.
Non esistono controlli indirizzati a
segnalare e sanzionare incoerenze di questo tipo?
Gli strumenti per effettuare i controlli
esistono. Le U.S.L. hanno laboratori di analisi creati appositamente per
verificare la qualità dei prodotti e degli alimenti con cui si nutrono gli
animali da stalla. Un controllo fiscale serio metterebbe subito in luce,
attraverso la verifica delle fatture dell’attività agrituristica, se i prodotti
usati nelle cucine provengono dall’azienda agricola o sono stati acquistati
altrove. Sfortunatamente, i controlli vengono eseguiti sempre meno e, quando si
fanno, vengono condotti in maniera poco seria.
L’attività agrituristica, unita a quella
dello spaccio aziendale, è molto utile per dare sbocco all’attività primaria
dell’azienda agricola...
Infatti. L’azienda della mia famiglia col
passare degli anni è cresciuta, si è strutturata, ha investito per mettere in
atto le trasformazioni necessarie per rimanere sul mercato. Se nel 2008
coltivavamo 150 ettari di terreno, oggi ne lavoriamo circa 600. Le attività in
cui siamo maggiormente coinvolti sono la produzione delle foraggiere per vacche
da latte — di cui siamo i primi produttori sul territorio, con 30mila quintali
di fieno l’anno —, l’allevamento dei bovini da carne, ma, soprattutto, quello
delle vacche da latte per la produzione di Parmigiano Reggiano.
Certamente abbiamo cercato questi due
sbocchi commerciali diretti dell’attività agricola perché competere sul mercato
sta diventando sempre più difficile, soprattutto a causa dell’offerta di
prodotti scadenti, venduti a basso costo. La buona carne, tenera e di qualità,
si produce macellando bovini che hanno seguito un regime alimentare sano, fatto
di foraggio e cereali non OGM e assolutamente privo di ormoni. Le carni con cui
competiamo sul mercato, invece, sono sempre più spesso carni straniere, anche
grazie a una normativa che dà loro il passaporto italiano dopo appena tre mesi
di permanenza sul nostro territorio. Nei supermercati troviamo fettine di carne
a 12 euro il chilo, il che spesso significa che sono state vendute ai macelli a
3,5 euro, mentre le nostre le vendiamo almeno a un euro in più, perché per
produrre in qualità dobbiamo sostenere più spese. Per non parlare delle
difficoltà legate alla gestione economica della produzione di Parmigiano
Reggiano: conferire il nostro latte in cooperativa significa investire oggi,
produrre domani e incassare dopodomani, e i tempi si dilatano sempre di più. Il
Parmigiano Reggiano è il prodotto della coltivazione del fieno per nutrire le
vacche da latte, della loro mungitura e della stagionatura delle forme, che
dura ben 24 mesi. Quello che investiamo oggi per produrre Parmigiano Reggiano
diventerà fatturato fra tre anni.
La mia azienda ha lavorato e continua a
lavorare con la grande distribuzione, ma, se da una parte può rappresentare uno
sbocco ambito da molti produttori, dall’altra non investe in quella formazione
dei propri collaboratori, commessi, macellai o dirigenti di negozio, che
sarebbe necessaria per fare apprezzare e distinguere i prodotti di qualità alla
clientela. La vocazione degli agricoltori e degli allevatori è quella di
produrre, non di vendere, ma, se abbiamo deciso di tenere aperto lo spaccio
aziendale due giorni la settimana, è proprio per dare ai consumatori la
possibilità di accedere a un’offerta genuina, di cui siamo garanti in prima
persona. Per lo stesso motivo, abbiamo preso in gestione Il Gaidello, che
consente di gustare i prodotti della nostra terra non solo al ristorante, ma
anche in occasione di meeting e ricevimenti su richiesta.