L'INDUSTRIA NON È CONTRO LA NATURA
Nonostante alcuni luoghi comuni
considerino l’industria antagonista della natura, le imprese che contribuiscono
alla qualità della vita e dell’ambiente non sono contro la natura. Pensiamo all’impegno
costante nella ricerca, che ha fatto di RCM una delle aziende più innovative
nel settore delle macchine per la pulizia industriale e urbana: pensiamo a come
sono cambiati gli ambienti di lavoro, diventando più salubri, grazie ai cento
modelli che negli anni avete introdotto sul mercato, rispondendo alle esigenze
che nascevano nella società e nella città...
In effetti, abbiamo sviluppato il primo
modello di macchina per la pulizia industriale proprio a partire da un’esigenza
nata all’interno della nostra stessa azienda: quando, a metà degli anni
sessanta, ci siamo trasferiti da Modena a Casinalbo, ci sono voluti due anni
prima che lo stabilimento entrasse in funzione. Nel frattempo, il fabbricato si
è talmente riempito di polvere che era impossibile affrontarne la pulizia con
la scopa e lo straccio. Allora, ci rivolgemmo all’AMIU (l’azienda
municipalizzata dell’epoca), che utilizzò una grossa macchina americana,
destinata alla pulizia stradale. I risultati furono disastrosi: la polvere
veniva tolta dal pavimento ma rigettata nell’ambiente, a causa di un grossolano
meccanismo di funzione. In quel momento ci rendemmo conto che occorrevano nuovi
macchinari per la pulizia industriale e che poteva esserci un mercato.
Le prime macchine che abbiamo prodotto si
ispiravano a modelli esistenti di macchine americane molto grandi che
raccoglievano la polvere nella parte anteriore. Presto ci siamo resi conto che
si potevano migliorare: prima di tutto abbiamo spostato il contenitore della
polvere nella parte posteriore, per rendere più pratici il carico e lo scarico
dei rifiuti e meglio manovrabile la macchina. Il carico posteriore è la vera
caratteristica innovativa delle nostre macchine e ancora oggi distingue ciascun
nostro modello. Inoltre, abbiamo ridotto le dimensioni della macchina, perché
abbiamo capito che molte aziende avevano bisogno di pulire ambienti a volte
anche molto piccoli. Le nostre motoscope si adattavano alla struttura media
delle aziende italiane, che hanno spazi molto grandi che non possono essere
puliti a mano e spazi molto piccoli che non possono essere puliti con macchine
troppo ingombranti. Così è nata la motoscopa R500, dove 500 sono i millimetri
di superficie che copre la macchina durante l’azione pulente. Era la Topolino
della pulizia industriale, perché, come la FIAT 500, poteva finalmente essere
alla portata di tutti, anche delle aziende più piccole, con stabilimenti
ridotti. Per mostrare l’efficacia di questo modello, che rispondeva a esigenze
reali, ma di cui non tutti erano consapevoli, ci recavamo nelle aziende per
fare dimostrazioni in diretta: una volta provata la macchina, tutti decidevano
di acquistarla.
Un ruolo importante per lo sviluppo delle
nostre motoscope è stato giocato dal tessuto produttivo del nostro territorio,
in particolare dal comprensorio ceramico: le polveri e la terra che all’epoca
si producevano all’interno delle fabbriche di ceramica erano un vero e proprio
problema, per la pulizia dell’ambiente di lavoro e per la salute delle persone.
Il carico posteriore riduce anche la
fatica degli operatori che manovrano le macchine?
Certo, la guida anteriore e il carico
posteriore agevolano le manovre e aumentano la visibilità, quindi la sicurezza,
ma anche la postura ne trae beneficio. La qualità tecnica di una macchina che
svolge prestazioni molto elevate si sposa con un maggior comfort per chi la
guida.
Eppure, oggi ancora molte aziende
producono macchine con il contenitore anteriore, forse perché il più grande
costruttore di macchine per la pulizia industriale, un’azienda americana nata
nel dopoguerra, le ha sempre prodotte così. Ma le macchine americane sono nate
per pulire spazi molto grandi, anche se gli apparati pulenti sono
significativamente piccoli rispetto alle dimensioni della macchina. Questo
comporta certamente uno spreco di materiali, di volumi e anche di denaro. Il
pregio dell’industria americana è che ha una produttività costante e su grandi
numeri; questo, però, la rende conservatrice sui prodotti. Le macchine per la
pulizia industriale americane in pratica non sono mai cambiate in sessant’anni
e, purtroppo, le aziende europee continuano a ispirarsi a quel modello, perché
copiare è più facile che industriarsi per cercare di realizzare un prodotto
migliore. Quindi noi siamo stati gli unici ad aver modificato e innovato il
modello originale, e ne andiamo orgogliosi, anche se il mercato sembra non
riconoscercelo: domina la legge del conformismo.
Questo numero della rivista s’intitola I seguaci della terra e ospita la
testimonianza di chi, pur non essendo agricoltore, dà o ha dato un apporto alla
meccanizzazione del settore agricolo. Voi avere prodotto anche trattori...
Nei primi anni trenta, nostro padre ha
incominciato a costruire motori destinati alle pompe per irrorare i campi e
innaffiare le piante. Tra gli anni cinquanta e la metà degli anni sessanta, ha
costruito trattori agricoli. Fra i trattori, c’è stato un modello
particolarmente innovativo che aveva quattro ruote motrici — a differenza della
maggior parte dei trattori dell’epoca, che ne avevano due —, quindi una
maggiore capacità di traino, e veniva guidato non attraverso il volante, ma
attraverso un sistema di leve e frizioni, che permetteva un’elevata
manovrabilità e agilità. Le ruote gommate potevano dotarsi di una cingolatura
mobile, asportabile per gli spostamenti su asfalto. Si trattava di un sistema
totalmente innovativo, per il quale nostro padre ha ottenuto il brevetto.
Quando io e i miei fratelli abbiamo
incominciato a produrre macchine per la pulizia industriale, nostro padre era
assolutamente contrario, perché voleva destinare tutte le forze dell’azienda
per la produzione dei motori marini e industriali e dei trattori. Siamo andati
contro il volere di un padre, che era anche abbastanza severo, e abbiamo
prodotto le motoscope in clandestinità.
Tutti i grandi amori nascono
clandestini...
Nascono contro qualcosa e hanno bisogno di
mostrarsi più forti di quello che li circonda.
Abbiamo constatato che anche le motoscope,
e non solo i trattori, danno il loro contributo alla terra. Ma in casa RCM è
nata una nuova macchina che punta alla salvaguardia dell’ambiente...
Infatti. Oggi il problema dei rifiuti
industriali nocivi è molto sentito, ma a quanto pare non fino al punto da
imporre l’applicazione delle normative in materia. Per il problema dello
smaltimento dei reflui che derivano dalla pulizia industriale, per esempio, ci
siamo ingegnati per dare una risposta concreta ed efficace alle aziende,
costruendo una macchina che divide l’acqua pulita dai fanghi inquinanti, la
Reacqua (che sta per “recupero acqua”), ma non abbiamo ancora ricevuto l’attenzione
del grande mercato.
Qual è il vantaggio di Reacqua?
L’abbiamo pensata in particolare per
risolvere il problema dei reflui che provengono dalla lavasciuga: così come la
motoscopa raccoglie il materiale dal pavimento per destinarlo a una discarica,
anche la lavasciuga raccoglie una soluzione di acqua, polveri e detergente, man
mano che pulisce. Finito il lavoro di pulizia, il contenitore della lavasciuga
si riempie di liquido che è formato dal materiale raccolto dal pavimento,
spesso molto inquinante. Il vantaggio sta non solo nel recupero dell’acqua per
il suo riutilizzo, ma anche nel fatto che si riducono anche i costi di
smaltimento, perché la parte di rifiuto, una volta separata dall’acqua, ha
dimensioni molto modeste.
Ma allora perché il mercato non riconosce
questo vantaggio?
Evidentemente, oggi i reflui vengono
scaricati nell’ambiente, quindi quale vantaggio può avere un’azienda a spendere
15 mila euro per acquistare un separatore di acqua? Purtroppo, non c’è un
apparato di controllo preposto per far rispettare le leggi, che esistono e sono
anche avanzate, in merito allo smaltimento di questi rifiuti. Tra l’altro, i
livelli di tolleranza della nocività dei rifiuti vengono continuamente
innalzati, così ciò che è stato considerato inquinante fino a ieri oggi non lo
è più.
Fintanto che i grandi interessi non
saranno toccati, questo problema verrà ignorato. Solo quando ci sarà davvero
bisogno di un sistema come il nostro perché i controlli faranno sì che le
regole vengano veramente rispettate e l’acqua incomincerà a costare di più,
Reacqua avrà un mercato.