IL CINGOLATO CHE NON DANNEGGIA LA TERRA
Quest’anno
TracMec compie i suoi primi dieci anni di attività, ma il suo patrimonio
culturale è costituito da diversi decenni…
La mia attività nel settore dei mezzi
cingolati è incominciata nel 1997, ma in Emilia Romagna c’è una lunga
tradizione in questo ambito. Negli
anni sessanta, per esempio, sono stati prodotti i primi cingolati, ma il loro
utilizzo in modo rilevante è avvenuto solamente negli anni Ottanta. Proprio a Imola operava una
delle aziende più importanti d’Europa nella produzione di escavatori, gommati e
cingolati, era il Gruppo Benati. Oggi purtroppo abbiamo perso questo primato,
ma c’è ancora chi lavora nel settore con una qualità assoluta.
I
cingolati che voi producete sono utilizzati anche negli ambiti agricolo e
forestale...
Il cingolato è una macchina che
consente di avere una pressione specifica sul suolo, limitata rispetto a quella
delle macchine gommate. Per un cingolato la superficie a contatto con il suolo
è molto più ampia, il che significa che la pressione esercitata sul terreno è
più ridotta. Questo è utile in ambito agricolo perché contribuisce a non
danneggiare il terreno. È il caso del cingolato basculante, che recentemente
abbiamo venduto alla guardia forestale tedesca.
Il cingolato è una macchina che si
colloca nella parte inferiore di un altro mezzo meccanico. Di solito le due
macchine sono fissate in modo che una segua perfettamente l’andamento
dell’altra. Se occorre tagliare un albero, invece, la parte inferiore della
macchina deve poter stare perfettamente a contatto con il suolo in pendenza,
mentre quella superiore deve rimanere perpendicolare al terreno. A questo serve
il cingolato mobile o basculante. Si tratta di escavatori cingolati modificati, con un braccio particolare sul quale sono fissate una specie di pinza, che
afferra l’albero alla base, e una sega, che lo taglia. In un secondo momento il
tronco viene appoggiato al suolo dalla pinza e la sega ne taglia le brocche. La
pinza, poi, lo solleva per sistemarlo sul camion che lo trasporterà altrove.
Un’operazione di questo tipo dura circa due minuti e mezzo per un albero di 30
metri.
Quali
sono i progetti di TracMec?
Stiamo sondando la frontiera dei carri
anfibi. Quando l’ambiente in cui opera un escavatore è paludoso, la pressione
specifica sul suolo deve essere molto bassa e in più la macchina deve avere
strumenti di supporto per il galleggiamento. Il braccio meccanico deve
poter arrivare a toccare il fondo dell’area paludosa, per l’operazione di
pulitura. Le macchine gommate vanno a fondo in questi ambienti. I sottocarri,
invece, possono trasformarsi in qualcosa di simile a una barca, dotandosi di
casse a tenuta d’aria. È per questo che
galleggiano, pur essendo in acciaio.
Le località in cui è maggiore la
richiesta di questo tipo di carri sono nel Nord Europa. Il mercato europeo di
questo prodotto è stimato in circa 50 unità l’anno. Le industrie di grandi
dimensioni non sono interessate a produrre per numeri così ridotti, ma noi sì,
perché lavoriamo soprattutto sulla qualità.
Uno degli ambiti più interessanti per
l’impiego di questi cingolati è quello per la manutenzione di zone prossime a
corsi d’acqua. In passato, si interveniva durante la primavera, quando i fossati erano svuotati. Oggi, sono richieste tecnologie sempre più avanzate per operare in questi contesti, soprattutto laddove non è possibile fermare il corso dell’acqua.
Recentemente,
sul territorio italiano si sono registrati danni causati dalle alluvioni, spesso perché non è stata
fatta un’adeguata manutenzione…
Negli
ultimi anni la manutenzione degli ambienti paludosi, fluviali e lacustri è
stata davvero scarsa. Noi abbiamo già avuto richieste per l’intervento in
questi casi. Vogliamo realizzare questi sottocarri con la collaborazione dei
clienti che ce li commissionano, tenendo conto che la domanda è sempre
specifica e particolare, anche per quanto riguarda le dimensioni di queste
macchine. È la nostra carta vincente confezionare cingolati su misura.