L'ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE DI MODENA DOP: CINQUE GUSTI SUBLIMI DALL'ACETAIA DEL CRISTO
Chi sta cercando la musica e la
poesia dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP (Denominazione di
Origine Protetta) deve entrare nell’Acetaia del Cristo, la più importante
realtà al mondo fra le famiglie che da diverse generazioni si dedicano, in
prima persona, a svolgere ogni singola fase della produzione dell’Oro nero, nel
pieno rispetto delle più antiche tradizioni e del disciplinare DOP: dalla cura
del vigneto, a conduzione biologica, alla vendemmia, alla successiva cottura
dei mosti fino alle delicate operazioni di prelievo, travaso e rincalzo. E,
proprio come in una scala musicale, chi assaggia questo liquore potrà viaggiare
fra le mille sensazioni suscitate da sinfonie che si ottengono solo attingendo
a un patrimonio culturale inestimabile…
Certo, solo con l’assaggio è
possibile percepire i sensazionali profumi e sapori che scaturiscono da piccolissime
dosi di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, frutto di lunghi e pazienti
invecchiamenti (parliamo di un minimo di 12 anni per il Tradizionale e di un
minimo di 25 per l’Extravecchio) e delle caratteristiche trasmesse dai
differenti legni delle botti, come la tradizione vuole.
A proposito di legni, però, oltre ad
essere l’Acetaia con il maggior numero di botti (2000) dedicate solo al
Tradizionale, voi avete la più vasta gamma di selezioni (ben cinque) ottenute
dall’invecchiamento in batterie costituite da botti di un unico tipo di legno -
ciliegio, ginepro, gelso, rovere o castagno - la cui essenza dà al prodotto
note ben distinte. Come è incominciato questo percorso?
All’inizio vendevamo solo il
Tradizionale e l’Extravecchio classici. Poi, ormai più di venticinque anni fa,
abbiamo fatto assaggiare a un cliente svizzero un aceto prelevato da botti di
ciliegio ed è stato amore a prima vista: ci ha chiesto di commercializzarlo
subito. Così abbiamo iniziato la selezione del ciliegio, che si accompagnava
molto bene alle fragole, al gelato, alla frutta sciroppata.
All’epoca, tra i nostri clienti c’era
già lo chef Bruno Barbieri, oggi molto famoso: poiché lavorava spesso la
selvaggina, ci chiese un aceto più forte del ciliegio, che è invece tendente al
dolce. Così, abbiamo iniziato a produrre il ginepro, che si sposa molto bene
con le carni rosse e saporite.
Poi, proseguendo, abbiamo prodotto il
gelso, un altro legno dell’antica tradizione. Adesso è più difficile reperirne
la pianta, perché non ci sono più i bachi da seta, però un tempo il gelso
veniva utilizzato soprattutto per le botti grandi, perché è un legno poroso e
tenero, che aiuta l’aceto ad andare in acidità con le prime fermentazioni.
Anche il gelso è molto morbido, ma non così fruttato come il ciliegio, quindi è
più indicato per accompagnare le carni bianche e i pesci non troppo saporiti.
A completamento di gamma,
interpretando il suggerimento di alcuni clienti, abbiamo poi avviato la
selezione del rovere, il principe dei legni, quindi quella del castagno. La
particolarità del rovere è che ha un leggero sentore di vaniglia, quindi anche
questo si può accompagnare ai cibi delicati, mentre il castagno ha un gusto più
secco, più marcato, pur non essendo forte come il ginepro.
Fra gli Extravecchi, oltre al
classico, abbiamo soltanto il ciliegio, il ginepro e il gelso, considerando che
le selezioni del rovere e del castagno sono state avviate in tempi successivi.
È una vera e propria esperienza capire dagli assaggi anche come questi legni
col tempo si modificano: il ciliegio è un legno molto tenero e nel tempo tende
a perdere il sentore della ciliegia, pur mantenendo il dolce. Il ginepro è più
particolare: gli aceti giovani provenienti da botti di ginepro sono addirittura
difficili da tenere in bocca tanto è forte il gusto resinoso del ginepro,
invece, man mano che invecchiano, sono fra i più pregiati. Il gelso al
contrario mantiene inalterata la sua morbidezza durante tutta la vita, è una
sua caratteristica.
E chi volesse fare un omaggio prezioso,
potrebbe regalare questa bella verticale di Balsamici…
Attenzione però, non possiamo
dimenticare il Diamante Nero, una selezione di Extravecchio prelevato da botti
con oltre cinquant’anni di avviamento. In questo caso, ciò che s’inizia a
sentire è il “gusto del vecchio”, alcuni lo definiscono “l’amaro”, perché man
mano che l’aceto invecchia si concentrano tutti i sapori contenuti nell’uva,
quindi anche i metalli e i tannini, che gli conferiscono questo leggero sentore
amarognolo. È molto più persistente, pieno e corposo di tutti gli altri aceti e
si sposa molto bene con un parmigiano extra vecchio oppure da solo con il
cucchiaino di ceramica o sul dorso della mano, è ottimo come digestivo. Il nome
balsamico adesso è molto inflazionato, ma deriva dalle proprietà benefiche,
addirittura curative, che storicamente sono state a esso attribuite: per il mal
di gola, l’acidità di stomaco, come bevanda energetica (qualche goccia diluita
in un bicchiere d’acqua) o come antiossidante.
Ma il nostro gioiello di famiglia è
racchiuso nella Selezione della Nonna, che viene dalle botti del 1849,
appartenute alla nonna di nostro padre, Maria, di cui riusciamo a fare al
massimo venti o trenta bottigliette all’anno.
Metterlo in vendita è quasi un dono
che fate ai clienti: in queste venti bottigliette c’è la storia e la memoria
della famiglia e dell’Acetaia.