INTRUSIONI MUSICALI
Spira Mirabilis è
una novità assoluta nel panorama della musica sinfonica: un progetto di studio,
un laboratorio di ricerca e approfondimento, che mette insieme musicisti di
oltre quindici paesi (età media: trent’anni), attivi nelle più grandi e
affermate formazioni internazionali, non per fare concerti, ma per provare e
approfondire lo studio delle partiture. Se siete stati nominati dall’Ue
“ambasciatori culturali europei” nel 2012, evidentemente ne avete fatta di
strada da quando, nel settembre del 2007, vi siete incontrati a Vicchio, nel
paese di Giotto e Beato Angelico, per dare avvio al vostro itinerario…
Innanzitutto, per
noi è stata importante l’accoglienza di Formigine, l’unico comune a rispondere
alle lettere che avevamo inviato per trovare una sede al nostro progetto.
L’Auditorium Spira Mirabilis, che Formigine ci ha dedicato, è stato inaugurato
nel dicembre 2013, ma negli anni precedenti abbiamo suonato nelle sale della
Polisportiva formiginese: fin dall’inizio del nostro percorso, abbiamo sentito
l’esigenza di condividere il risultato della settimana di studio con un
pubblico che non avesse già deciso a priori cosa aspettarsi dalla sinfonia che
andava ad ascoltare.
La musica d’arte,
oltre ad avere un pubblico piuttosto definito, è legata ai luoghi che quel
pubblico frequenta. Primi fra tutti i teatri e le sale da concerto. Ma il fatto
che la musica a cui noi dedichiamo il nostro studio sia così circoscritta a
pochi luoghi nei quali molte persone mai sono andate e mai vorrebbero andare è
un limite. Per questo abbiamo pensato di cercare altri posti dove condividere i
risultati del nostro lavoro. Da un lato le situazioni inusuali in cui suoniamo
nei paesi di provincia, spesso privi di teatro, dall’altro quelli che noi chiamiamo
“attacchi terroristici”. Sono “intrusioni musicali”, il cui obiettivo è colpire
velocemente un luogo dove mai entrerebbe il genere di musica che noi suoniamo,
e colpire le persone che lo frequentano, portando loro un messaggio che non
hanno chiesto di ricevere. In questo modo abbiamo suonato in strada, in piazza,
sul sagrato di una chiesa, in un centro commerciale, su un traghetto. E più il
luogo è strano, le condizioni sono avverse, c’è rumore, più ci impegniamo a
suonare al meglio, come se fossimo nella più importante sala da concerto,
usando tutte le energie per realizzare ciò che abbiamo studiato e imparato
durante i giorni di prova. Non è un modo di fare spettacolo, è per noi un
tentativo di abbattere le barriere culturali che tengono così lontani chi suona
e chi ascolta.
Per questo ci
emoziona vedere l’impatto che una sinfonia di Beethoven, Schubert o Mendelssohn
studiata a fondo, con onestà, ha su persone che non immaginano di poter
apprezzare musica considerata difficile. Raramente, forse mai nella vita
professionale, ci era capitato di sentirci "ascoltati" come in questi
concerti. E molte delle persone che sono venute a sentirci ora hanno voglia di
conoscere, capire e ascoltare questa musica: non stavamo cercando nuovi
pubblici, ma crediamo davvero di averli trovati.
Nel 2010 siete stati
protagonisti del docufilm
La Spira, una coproduzione internazionale andata in onda su Arte France e
presentata al Festival international du film sur l’art di Montreal, in Canada
(dove ha vinto il primo premio nella sezione Educational): una troupe, diretta
da Gérard Caillat, vi ha seguiti passo passo durante le prove della Sinfonia n.
1 Primavera di Schumann alla Polisportiva di Formigine, ma anche durante le
trasferte all’estero. Quali sono i vostri prossimi appuntamenti a Formigine?
Dal 22 al 26
febbraio saremo impegnati nell’Haydn Fest, un progetto un po’ differente
rispetto agli altri: di solito, noi ci dedichiamo a un solo brano per una
settimana, dieci giorni, mentre durante l’Haydn Fest studieremo diverse sinfonie
del periodo classico, principalmente Haydn, ma anche Mozart; ciascun giorno
studieremo una sinfonia diversa e la proporremo la sera in concerto. In maggio,
invece, suoneremo la nona di Beethoven e per noi sarà un momento molto
importante, perché chiuderà il nostro primo ciclo di sinfonie di Beethoven, che
abbiamo studiato in questi otto anni e ci ha dato tante soddisfazioni.
La Spira non è un
hobby, viviamo già tutti di musica, abbiamo tutti un lavoro che ci soddisfa e
ci gratifica, ma vogliamo qualcosa di più: il piacere di studiare, anche quando
i ritmi della vita professionale non lo consentirebbero.
Anche la scelta di
suonare senza direttore viene dal fatto che volete qualcosa in più?
Non c’è nulla di sbagliato nel direttore, ma la musica che esce è frutto
principalmente delle sue decisioni e dei suoi sentimenti, mentre
i musicisti restano strumenti. Noi vogliamo affrontare una sinfonia tutti
insieme, invece, facendoci carico di quel lavoro di preparazione, studio e
approfondimento della partitura, che di solito compete al direttore. È una
questione etica: di questi tempi nessuno assume più le proprie responsabilità.
Anche noi musicisti spesso ci rifugiamo in un lavoro da esecutori. Nessuno
rischia più, si scarica tutto sugli altri. Noi invece vogliamo rischiare.