LA TOMOMAMMOGRAFIA PER LA DIAGNOSI DEI TUMORI AL SENO
Da alcuni anni,
soprattutto in occidente, i tumori al seno sono tra quelli a maggiore
incremento e diffusione e pongono alle donne problemi assolutamente peculiari e
complessi, anche psicologici, per ragioni d’immagine e sessuali, tanto da
indurre a istituire una nuova specialità medica, la senologia.
Nella mia ricerca e nella
mia pratica radiologica, svolta in differenti ospedali e attualmente nella casa
di cura “Dr. Marchetti” di Macerata, ho avuto modo di constatare l’importanza
della collaborazione, in sinergia, di ricerca, clinica e industria nella
diagnostica per immagini. Rx, Tac e Rmn hanno potenziato in modo sempre più
preciso le capacità diagnostiche, orientando gli interventi terapeutici anche
per le forme più gravi, come i tumori. Da alcuni decenni lo strumento
diagnostico più efficace in questo ambito, tanto da divenire uno strumento di
screening, è la mammografia, ma anche in questo campo c’è stata una notevole
evoluzione in direzione della precisione e della diagnosi precoce, con
l’individuazione di neoplasie iniziali sempre più piccole. La mammografia è un esame del seno umano
effettuato tramite una bassa dose (di solito intorno ai 0.7 mSv) di raggi X, utilizzata come
strumento diagnostico per identificare tumori e cisti. È stato provato che la mortalità per tumore al seno è ridotta
per le donne che si sono sottoposte all’esame: per questo viene consigliato un
esame del seno periodico (ogni anno per le donne con fattori di rischio come un
pregresso tumore al seno o una familiarità, o al massimo ogni due anni negli
altri casi) tramite questo strumento. Come esame di screening, notoriamente
gratuito, è consigliato a tutte le donne sopra i cinquant’anni ogni due anni,
se non sono nella classe a rischio. Come applicazione dell’Rx ai tessuti molli,
è stata inventata da un famoso chirurgo ebreo tedesco, Albert Salomon, noto –
oltre che per essere stato padre di una delle più celebrate pittrici tedesche
del novecento, Charlotte Salomon, morta ad Auschwitz – anche per i suoi studi
sulle mastectomie precoci, con l’individuazione delle microcalcificazioni
tumorali, della loro diffusione e dei loro confini. Il più significativo
sviluppo dell’applicazione della mammografia è dovuto tuttavia all’americano
Warren, dell’Università di Rochester, che riuscì a produrre immagini
stereoscopiche del seno mediante raggi X. Quindi, quando si parla di indagini
mammografiche e della loro efficacia diagnostica, occorre sempre fare
riferimento alla qualità delle macchine che li effettuano nelle differenti
strutture sanitarie. In Italia la mammografia è arrivata tardi, attraversando
rapidamente le diverse fasi: quella a sviluppo manuale, con pellicole simili a
quelle fotografiche, prodotte da Agfa; poi quella con tecnologia analogica, con
lastre simili alle Rx; infine, da alcuni anni, quella a tecnologia digitale,
2D, che uso abitualmente, a cui si è aggiunta di recente la straordinaria
tecnologia 3D della tomomammografia. Questa è la tecnica che propugno
maggiormente, basandomi sulla conoscenza e sull’esperienza di tutte quelle
precedenti. Anche se, per i costi, in Italia, a differenza di Francia, Germania
e Gran Bretagna, ha ancora una lenta diffusione. Rasenta quasi la perfezione,
considerando che riesce a individuare noduli piccolissimi e in posizioni prima
impossibili da scoprire. È un esame molto veloce e la dose di radiazione non
supera quella della mammografia tradizionale. Permette di acquisire le immagini del seno da diverse
angolazioni e le immagini stratificate sono ricostruite con spessore di
1 mm in visualizzazione
volumetrica 3D, permettendo così di
evidenziare lesioni minime sfuggite alle mammografie tradizionali per
sovrapposizione di altre strutture, ma anche di escludere con maggiore certezza
l’esistenza di tumori, riducendo la percentuale dei falsi positivi e dei falsi
negativi, quindi dei fastidiosi richiami. È molto indicato anche nelle
situazioni più problematiche, come le mammelle già operate, i tumori
multicentrici e le calcificazioni di dimensioni inferiori. Raccomando comunque
sempre di effettuare quattro proiezioni, per potere individuare precocemente
anche gli eventuali interessamenti linfoghiandolari. Oggi centro di
applicazione di eccellenza di questa metodica è l’Ospedale Mermoz di Lione,
nella sezione di senologia diretta dal professor Christophe Tourasse, che
frequento abitualmente per i miei aggiornamenti. Ma voglio ricordare anche che
uno dei maggiori poli di eccellenza nella ricerca e nella produzione dei
tomomammografi è in Italia, a Bologna.
Oggi le acquisizioni in
campo medico risentono, come sempre, dell’osservazione clinica, della sperimentazione,
della classificazione tassonomica, della ricerca in tutti i campi pertinenti,
dell’elaborazione dei dati raccolti, delle risultanze delle applicazioni, delle
scoperte e delle invenzioni. Ma, da alcuni decenni, si è aggiunto l’apporto
dell’industria per la costruzione, in collaborazione costante con gli esperti
medici, di apparecchiature sempre più complesse e precise, ma in grado di
essere potenzialmente diffuse e utilizzate in tutto il pianeta, come il
tomomammografo.