LE RETI D’IMPRESA: NUOVI VANTAGGI O ULTERIORI LIMITAZIONI?
Nel momento più difficile dell’economia italiana viene
prospettata sempre più l’ipotesi delle reti d’impresa. Qual è la sua lettura in
proposito?
Sono
favorevole alla creazione di reti d’impresa quando tutte le aziende che partecipano
a quella rete hanno la possibilità di crescere. Crescere però non vuol dire solo
registrare un fatturato maggiore, ma implica anche maturare competenze all’interno
della rete che permettano all’impresa di proseguire la sua strada.In
qualsiasi momento critico del mercato o nel caso in cui l’imprenditore non
voglia più restare in quella rete, deve essere contemplata la possibilità per ciascuna
impresa di ricollocarsi sul mercato con il proprio know how. Attualmente invece
stiamo assistendo a casi in cui fare rete equivale a rinunciare a una parte
della gestione dell’azienda in nome dell’economicità, per esempio per avere un
unico ufficio acquisti che pensi ai diversi aspetti organizzativi e
amministrativi delle singole imprese che partecipino alla rete. È difficile
pensare come un’azienda possa ritornare a competere nel mercato una volta che
non resti più nella cosiddetta rete.Inoltre, il problema emerge quando si suddividono le competenze,
con il pericolo che la strategia si appiattisca e l’imprenditore non sia più in
grado di decidere su questioni su cui invece dovrebbe deliberare. Capisco che
questo può non essere in linea con i criteri di economicità di cui tanto si
parla, ma è altrettanto vero che questi stessi criteri sono molto pericolosi,
perché un’impresa che non ha possibilità di ricollocarsi nel mercato in modo
indipendente risulta obbligata a rimanere in rete, anche quando non ne
condivide più la politica, e questo può impedirne la crescita.
Negli anni
ottanta, a Bologna, diverse aziende si occupavano di stampi e sorse l’ipotesi
di costituire una rete nel settore. Ma quando, in una riunione sul tema, domandai
quanti tra noi – che avevano l’intenzione di mettersi in rete – fossero
disposti a contrarre un debito per acquistare sistemi più performanti di quelli
che avevamo all’epoca, constatai con sorpresa che erano ben poche le mani
alzate che condividevano la proposta. Molti dei convocati a quel tavolo
pensavano che, entrando a fare parte di un gruppo, avrebbero evitato d’investire
perché l’investimento sarebbe stato collettivo. Quello era il momento in cui si
testava l’esigenza di creare qualcosa o se importava solo limitare i problemi, con
l’idea che accomunandoli sarebbero diminuiti. Purtroppo molti imprenditori
pensano ai vantaggi che può trarne l’azienda quando entrano in un progetto di
rete, ma non ai rischi ai quali si espongono, come quello di privarsi di certe prerogative.
Nel luglio
scorso avete celebrato i quarant’anni di attività. Quale garanzia ha trovato
negli anni per arrivare a questo traguardo?
L’impresa
non ha garanzie. È un’impresa, occorre che si metta in discussione ciascun
giorno. La questione verte sul processo decisionale. Quando le persone che devono
valutare la direzione dell’azienda sono poche, la decisione avviene in modo
abbastanza rapido, come esige il mercato. Quando invece le decisioni devono
essere prese da un gruppo, a volte anche molto numeroso, c’è chi soccombe, non se
ne occupa e lascia decidere agli altri. È questo il caso in cui l’imprenditore abdica
perché non decide più la strategia. L’imprenditore non ha garanzie, rischia
ciascuna volta e occorre che decida sempre secondo l’occorrenza.
La vostra
azienda fa parte di un gruppo che controlla un vostro cliente. Come vi state
organizzando?
All’interno
del gruppo le aziende si scambiano informazioni, ma sin dalla costituzione è stato
chiarito, nelle intenzioni e nei documenti redatti, che la conduzione e le
decisioni strategiche devono essere indipendenti per ciascuna impresa. Il
confronto e la discussione sono indispensabili, ma, quando si tratta di
decidere, ciascuno deve essere indipendente. Ogni azienda all’interno del
gruppo deve essere guidata in modo tale che, se in futuro il gruppo dovesse
sciogliersi, avrebbe la possibilità concreta di ricollocarsi sul mercato nel
miglior modo possibile. Le condizioni variano da caso a caso, ma se nel
confronto tra le aziende di una rete qualcuno tende a prevaricare gli altri e
ha la possibilità di farlo – a volte le difficoltà creano condizioni che
facilitano questi processi –, partecipare alla rete non è utile, né per la
singola azienda né per il gruppo.