LA MECCANICA ITALIANA ALLA CONQUISTA DEL MERCATO RUSSO
Nel suo
recente viaggio in Russia ha potuto confrontare logiche di produzione che
mettono ancora più in risalto la qualità italiana nella meccanica e in
particolare nei sottocarri cingolati che Tracmec produce all’interno del Gruppo
Bauer, di cui fa parte. Quali elementi ha tratto da questa esperienza?
La realtà
industriale russa oggi sta soffrendo della crisi di mercato, in particolare a
causa della questione ucraina. Si sta prospettando un blocco nell’industria, a
causa degli embarghi in corso da parte degli Stati Uniti e di alcuni paesi
europei. Per l’Italia, in particolare per il settore meccanico, questa
situazione potrebbe essere un’opportunità, perché abbiamo rapporti politici e
commerciali privilegiati con la Russia rispetto ad altri paesi europei. Potremmo
quindi anche sfruttare i vuoti inevitabilmente lasciati dai costruttori di
macchine americani o europei, a causa dei quali il mercato russo dovrà orientarsi
altrove per sopperire a queste mancanze.
È vero che
i Mondiali di calcio del 2018 si terranno in Russia e i giornali riportano che è
già stato avviato il programma per costruire undici nuovi aeroporti, nuovi
stadi e infrastrutture, ma basta uscire da Mosca o da altre grandi città per
rendersi conto che c’è molto lavoro da fare. Dunque, tutto lascia pensare che
questo potrebbe essere un paese molto importante per la nostra economia nel
futuro, compatibilmente con i tempi e le modalità commerciali dei russi. Per
fare un esempio, in Russia un contratto è una compravendita immediata e non è
considerato in funzione di un rapporto cliente-fornitore che possa durare negli
anni perché conta l’immediatezza del ritorno economico. Abbiamo deciso, quindi,
di recarci a Mosca per incontrare personalmente i nostri interlocutori, senza
la mediazione di dealer, in modo da offrire al cliente finale garanzia di
serietà dell’azienda.
Quali sono
i vantaggi che un’impresa italiana può offrire?
Certamente
noi abbiamo una qualità che è riconosciuta dal loro mercato. I regimi sovietici
hanno lasciato tracce indelebili nella loro economia, con una chiara marcatura statalista. Tutte le aziende risentono
di questa impostazione. È un dato quasi scontato che al loro interno abbiano
15-20 mila dipendenti, che non sono formati alla cultura della qualità: fare
impresa è un modo come un altro per garantire gli stipendi, senza badare al
risultato. La loro regola non è che l’impresa faccia utili, come in America, ma
che garantisca la sussistenza delle persone. Mosca è una metropoli di circa 13
milioni di abitanti, dove si lavora molto perché possa risultare un paradigma
della qualità della vita, ma fuori dalla città non c’è praticamente niente. All’inizio
della seconda Guerra Mondiale, le aree
industriali sono state dislocate di duemila chilometri nella parte
orientale del paese, in prossimità degli Urali, per evitare che l’esercito
tedesco bloccasse le attività.
Ho
constatato che ci sono realtà industriali che hanno un ritardo di almeno
cinquant’anni rispetto a quelle italiane. Siamo ai livelli del primo
dopoguerra, sia per quanto riguarda i macchinari sia per la qualità finale del
prodotto. Le imprese russe hanno
contatti con quelle cinesi e la prima cosa che fanno quando devono
valutare un nostro prodotto è comparare i nostri prezzi con quelli delle
concorrenti cinesi. E non è facile far capire che le due logiche non possono
essere comparate.
Quali sono
le carte vincenti delle PMI italiane, nel suo settore in particolare, rispetto
a nuovi mercati?
Per quanto
riguarda la qualità dei prodotti, l’Italia ha poco da imparare dagli altri
paesi, Germania compresa. Molte aziende italiane della meccanica sono
fornitrici di aziende tedesche, mentre, per quanto riguarda l’organizzazione e
il contenimento dei costi, l’Italia deve migliorare molto. Tracmec appartiene a
una multinazionale tedesca, la Bauer, che sta incominciando ad affrontare logiche
di network, strategie di rete fra le migliori imprese del gruppo,
indipendentemente dal paese in cui sono collocate. La prospettiva è che nella
Bauer non ci sia nessuna riduzione della qualità, ma un contenimento dei costi,
una formazione più specifica in termini di prodotto e, di conseguenza, una
qualità aziendale ancora migliore. Noi puntiamo a giocare le nostre carte per
diventare il punto di riferimento del Gruppo nel mondo. Ci riusciremo se avremo
meritato la fiducia della casa madre. Non possiamo delegare ad altri ciò che è
di nostra competenza e dobbiamo decidere ora di vincere la scommessa. Anche per
questo abbiamo assunto due giovani
collaboratori che stiamo formando, sia nella produzione sia nel commerciale.