NON DIPENDENTI, MA PROTAGONISTI
A proposito del titolo di questo
numero della rivista, La mano intellettuale,
possiamo riprendere quanto nota Sergio Dalla Val nel suo libro In direzione
della cifra, ossia che la parola domanda deriva dal latino de manum dare.
Da qui intendiamo che la domanda non è ciò che un’azienda soddisfa con la
propria offerta di prodotti e servizi, ma la mano che dà ai propri clienti,
senza attendere che siano essi a domandare. In altre parole, l’innovazione non
deve aspettare che un bisogno si manifesti, ma deve anticiparlo. È ciò che sta
facendo TEC Eurolab, per esempio offrendo ai clienti di settori importanti,
come l’aerospaziale, il biomedicale e l’automotive, la possibilità di ottenere
la tomografia dei loro prodotti e materiali, per la prima volta in Italia…
Da diversi anni ci chiediamo se
siano la nostra cultura e le nostre acquisizioni scientifiche e tecnologiche a
determinare la domanda di un servizio da parte dei clienti o se invece sia la
domanda del cliente a far sorgere per noi la necessità di compiere una ricerca.
Ovviamente le due cose sono estremamente interconnesse, ma non c’è dubbio che
quanto più un prodotto o un servizio è innovativo tanto più richiede un’intensa
attività di comunicazione, per creare nel mercato un bisogno che, pur essendo
reale, prima non emergeva perché non esisteva il modo di soddisfarlo.
Nel corso di un incontro di
marketing dei laboratori ad alta tecnologia dell’Emilia Romagna, che riuniva
tutte le piattaforme – dalla meccanica alla meccatronica alle scienze della
vita –, ci si chiedeva quali azioni dovrebbero mettere in campo i centri di
ricerca per aumentare il numero delle commesse da parte del mercato,
considerando che hanno competenze di gran lunga superiori alle industrie di
alcuni dei settori a cui si rivolgono. La risposta è stata: comunicare. È ciò
da cui non possono esimersi tutti coloro che si spingono ai bordi della
conoscenza. E tuttavia non è facile, perché comunicare per diffondere la
cultura di un prodotto o di un servizio innovativo richiede un investimento che
potrebbe non avere alcun risultato immediato: organizzare conferenze e incontri
promozionali per illustrare i vantaggi di una nuova tecnologia è molto impegnativo
perché a nessuno dei partecipanti verrebbe l’idea di intervenire
spontaneamente. Quindi l’azienda che si impegna nella promozione in questa fase
spesso non riceve neppure una richiesta di appuntamento successivo all’attività
svolta. Eppure, la comunicazione è l’unica via per creare un mercato.
Quali sono gli strumenti che voi
utilizzate per comunicare?
Mai come oggi abbiamo avuto tanti
mezzi per comunicare, eppure mai come oggi è difficile farsi ascoltare. La
comunicazione ad personam è molto costosa e complessa perché richiede l’analisi
di tutti gli aspetti che possono interessare la singola persona da incontrare,
assolutamente differente da qualsiasi altra, che magari lavora nella stessa
azienda. Questo vuol dire programmare l’incontro, con tutto il dispendio di
tempo e risorse che richiede una programmazione che dia la certezza, se non
della vendita di un servizio o prodotto, quanto meno di avere aperto una strada
in tale direzione.
La progettazione della
comunicazione oggi è una delle attività più difficili per un’azienda, qualsiasi
canale scelga di adottare, e anche il canale va progettato. Nell’attività
business to consumer l’intervento delle agenzie di comunicazione può essere
efficace, mentre nel business to business, soprattutto quando il contenuto del
messaggio è altamente tecnologico, è praticamente impossibile che un’agenzia
riesca a interpretarlo: la conoscenza e la tecnologia possono essere trasmesse
solo da chi le detiene. Per questo è sempre più indispensabile che il personale
tecnico sviluppi competenze che sembrano estranee al proprio ambito specifico:
la capacità di ascoltare, comunicare e coinvolgere l’interlocutore, che va ben
oltre quella di illustrare le caratteristiche tecniche di un prodotto o di un
servizio, richiede una particolare formazione intellettuale, che purtroppo
ancora non è diffusa nelle nostre aziende medio piccole.
Mi sembra che la questione sia
come provocare la domanda di qualità sia all’esterno sia all’interno
dell’azienda…
Ciascuno dovrebbe divenire
imprenditore di se stesso, per questo anche un ingegnere che approfondisce la
propria conoscenza dovrebbe porsi la questione di come propagarla e porsi
domande a cui dare riposte, ma anche coinvolgere costantemente coloro con cui
collabora, siano essi colleghi all’interno dell’azienda in cui lavora o
responsabili di altre aziende che ha la chance di incontrare in veste di
clienti, fornitori o partner. Così i talenti di ciascuno potrebbero essere
messi in esercizio senza riserve e si potrebbe giungere a tante imprese senza
dipendenti, ovvero persone che non agiscono unicamente in quanto comandati e le
cui energie potrebbero sollevare non solo un’azienda, ma un territorio e una
nazione. È una vera battaglia culturale convincere le persone che non dipendono
da, ma sono protagoniste della propria vita, devono contare sul loro capitale
intellettuale, coltivarlo, incrementarlo, metterlo a frutto e anche,
ovviamente, comunicarlo.