SEMPRE PIÙ SERVIZI PER L'INDUSTRIA MANIFATTURIERA
Da anni lei si batte per promuovere e valorizzare la cultura della meccanica che ha portato il paese a essere uno fra i più industrializzati del mondo e ad avere un’elevata qualità della vita. Nell’era digitale, perché occorre investire con decisione nel manifatturiero e nella meccanica in particolare?
Il nostro territorio vive della cultura della macchina e della tecnica. È così dai primi decenni del Novecento, quando sono nati i grandi gruppi industriali a Bologna. Mai come ora occorre valorizzare questa tradizione. Invece accade spesso di orientare le cosiddette risorse umane in altri ambiti, portando via energie preziose per il rilancio della meccanica. Anche i grandi gruppi industriali che si sono alimentati di questa formazione, prima o poi, faranno i conti con la profonda trasformazione in atto contro la macchina e la tecnica. Inoltre, occorre sostenere al più presto le migliaia di aziende di subfornitura del settore sul fronte economico e su quello finanziario, perché in questo momento hanno esigenza di investire in macchinari tecnologicamente avanzati e di assumere giovani da formare. Non basta fare investimenti nel settore alimentare per rilanciare l’immagine del “Made in Bo”, quando è stata boicottata la ricchezza costruita con l’apporto della macchina e della tecnica di questo territorio. Negli Stati Uniti hanno capito che il secondo rinascimento parte dal comparto manifatturiero, che dà slancio anche agli altri settori dell’economia.
Noi stiamo investendo con decisione in quello che è rimasto del tessuto industriale della meccanica, predisponendo nei minimi particolari quello di cui ha bisogno. Il cliente accelera il proprio ciclo produttivo se il suo fornitore offre prestazioni più performanti, e noi stiamo cercando di rispondere a queste esigenze.
Anche le industrie tedesche stanno investendo nella meccanica…
In Germania si avverte chiaramente che il settore meccanico è consolidato e in questa prospettiva le industrie tedesche hanno fatto incetta di aziende italiane in difficoltà negli ultimi anni. In Italia, invece, è ancora tutto complicato da una burocrazia aggrovigliata su se stessa e il lavoro è svolto con ritmi affannosi. Per noi l’impresa è un optional, che si basa sul coraggio e l’iniziativa del singolo, a volte talmente folle da continuare a investire in un paese che ha predisposto tutto, ma proprio tutto, per andare all’estero, dove peraltro le tasse ci sono e si pagano; tant’è che i Pil di Svizzera, Austria, Inghilterra e Romania aumentano grazie al consistente apporto delle aziende italiane. In Germania un imprenditore non sarebbe neppure sfiorato dall’idea di non percepire utili per tre anni. Nella ricca Bologna, invece, gli imprenditori delle PMI dal 2008 non si danno un euro di stipendio, per mantenere l’azienda e pagare i collaboratori e le tasse.
Ma perché non sembra conveniente investire nella meccanica?
C’è ancora chi continua a investire nella meccanica. Il problema è che negli ultimi anni è stato lasciato tutto alla buona volontà del singolo, senza un piano industriale per il paese. La filiera della meccanica è motivo di grande prestigio per il territorio, indica che ci sono persone qualificate che vi lavorano, ma occorre che le istituzioni non penalizzino questo patrimonio. Non è un caso se si registra una dequalificazione del lavoro in aziende che, pur di non chiudere, abbassano vertiginosamente i costi di produzione. La concorrenza è molto forte in alcuni comparti, però le alleanze si possono fare con uno spirito di collaborazione.
Favorire il manifatturiero, nella meccanica in particolare, avrebbe l’effetto di trainare anche il commercio e perfino l’immobiliare. A Bologna, ad esempio, c’è chi vende mobili a imprenditori giapponesi, arrivati nella Packaging Valley per acquistare macchinari, che approfittano per comprare anche qualche appartamento in città. Sostenere di più chi fa impresa si traduce in un aumento del lavoro, della ricchezza e dei servizi per tutti.
Voi state lanciando una nuova divisione con ulteriori specializzazioni…
Abbiamo individuato cosa serve alle imprese del territorio e anziché investire in una macchina che fa solo taglio dei metalli, ne abbiamo acquistato una che fa anche la finitura dei pezzi. Non a caso serviamo molti clienti nel settore dell’oleodinamica, che comprano da noila materia prima e la ritirano già semilavorata.
In conclusione, noi, come altre aziende del territorio, stiamo rilanciando, ma le banche purtroppo tendono a finanziare i grandi gruppi industriali, mentre ignorano la gran parte delle PMI, dimenticando che sono molte quelle rimaste nel territorio e che senza di esse questi gruppi risulterebbero fortemente penalizzati. Se il colosso industriale Philip Morris ha deciso d’investire a Bologna è perché sa che qui trova tecnici e meccanici con “le mani d’oro”, che realizzano alla perfezione i loro progetti, sanno quali materiali e servizi tecnologici occorrono e dove trovarli. E Sefa Acciai è l’unica azienda che riesce a produrre grandi e piccole o piccolissime quantità di acciai secondo le esigenze del manifatturiero di questo territorio.