EMILIAMO DUE ANNI DOPO
In seguito al terremoto che ha colpito l’Emilia nel maggio 2012, lei ha fondato con altre donne imprenditrici EmiliAmo. Può fare il punto dell’esperienza a quasi due anni di distanza?
EmiliAmo è il più bel progetto della mia vita, faticosissimo, ma meraviglioso sotto il profilo umano. Tante volte abbiamo detto: “Basta, siamo esauste, si chiude”, poi ci riuniamo e torniamo a sorridere, a piangere, a inventare, tutto in una serata magari, e andiamo sempre a casa con il sorriso, perché ciascuna è fiera di sé, della propria gente, della propria terra e della sua voglia di reagire.
EmiliAmo raggruppa oltre 700 attività di impresa a oggi, unite dal dolore vissuto nel terremoto 2012 e nell’alluvione 2014, ma non solo. Le donne EmiliAmo – perché EmiliAmo è formato al 90 per cento da donne – sono agguerrite, determinate, pronte a compiere sacrifici e focalizzate all’obiettivo. Ma non dimenticano di essere donne, mamme, compagne, donne di casa. Essere in squadra insieme aiuta a non sentirsi sole, ad avere obiettivi comuni. Trovarsi all’improvviso da sole è durissima, essere in squadra alleggerisce tutto, per quanto possibile, ti fa vedere la luce in fondo al tunnel, ti fa capire che, non si sa come, ma in qualche modo ce la farai. Abbiamo organizzato mercatini incredibili per vendere prodotti salvati dal terremoto, abbiamo fatto i tortellini in piazza, per vivere insieme momenti semplici della nostra storia, attivato pesche fra le attività dei paesi colpiti per riattivare il commercio e la voglia di vita. Ciascuna ha incassato i propri soldi: gli emiliani preferiscono lavorare con dignità piuttosto che accettare l’elemosina.
EmiliAmo ha un’organizzazione piramidale: in ciascun paese c’è una referente EmiliAmo che ha un’attività nel paese stesso. Capillarità sul territorio è una delle nostre parole chiave. Io sono a capo delle referenti. La gerarchia è importante perché ciascuna abbia un ruolo. Ciascuna donna che aderisce ha un incarico a seconda dei casi e delle situazioni. Cosa fa sì che esista un equilibrio? Il rispetto reciproco. Ciascuna di noi sa quanto sia difficile lavorare in proprio e sa che remiamo tutte nella stessa direzione. È un feeling atipico per un grande gruppo di donne.