UN’AZIENDA DI ECCELLENZA PER LA MECCANICA ITALIANA
Specializzata nella realizzazione di sottocarri cingolati fissi e a carreggiata variabile, dal 2005 Tracmec è un’eccellenza italiana, partner del gruppo Bauer, leader mondiale nelle trivellazioni, grazie anche al know-how acquisito nei vent’anni della produzione di sottocarri con il marchio Gallotti. Com’è incominciata la sua scommessa imprenditoriale?
Mi sono trasferito a Imola da Lodi, area da sempre nota per la qualità dell’industria elettromeccanica, dove ho incominciato poco più che ventenne la mia esperienza formativa, appena terminati gli studi all’Istituto Superiore di Tecnologie Industriali Meccaniche, oggi confluito nei corsi di laurea del Politecnico di Milano. Ho iniziato a lavorare come direttore di produzione alla Gallotti, storica azienda imolese fondata nel 1881 che faceva carpenterie e lavorazioni artigianali particolari in ferro battuto. A Bologna, tra parentesi, alcune edicole hanno ancora la struttura con la tipica lavorazione in ferro battuto prodotta da questa azienda. Nel 1995, in Gallotti è stata avviata la produzione dei sottocarri cingolati e delle macchine speciali movimento terra, ma, fra la fine degli anni novanta e l’inizio del 2000, l’azienda è entrata in difficoltà a causa delle ingenti risorse finanziarie che occorrevano per introdurre nel mercato europeo un innovativo escavatore multifunzione. In un cantiere stradale, di norma, si utilizzano una pala caricatrice, un piccolo escavatore e un muletto per scaricare i camion. La nuova macchina multifunzione riusciva a eseguire il lavoro che normalmente impegnava tre macchine distinte, semplicemente con l’apporto di alcune variazioni idrauliche.
Nel 2003 ho deciso di lasciare l’azienda, pur essendone socio, perché non condividevo la strategia dell’amministratore delegato dell’epoca. Qualche anno più tardi, l’azienda è stata trasferita a Bergamo, in seguito alla cessione di una parte delle quote. Allora il Gruppo Bauer, che era cliente per un piccolo numero di cingolati Gallotti, ha deciso di rilevare il ramo d’azienda dei sottocarri cingolati e mi ha proposto di divenire amministratore, in quanto sicuro riferimento per le relazioni con la casa madre.
Attualmente lei dirige Tracmec, rilanciando non solo nel mercato internazionale, ma anche in Italia...
La scommessa in Italia riguarda soprattutto la produzione. Nel nostro settore molti concorrenti producono in Bulgaria, in Romania oppure nel Far East, dato che Cina e India non sono molto lontane. Il costo della produzione è pertanto notevolmente ridotto, ma questo comporta una diminuzione anche della qualità del prodotto sul mercato, con conseguenti problemi di occupazione in Italia. La qualità è infatti garantita anche dalla costante formazione degli operatori nell’azienda, che, se altrove si pensa di sostituire cambiando addetto con estrema facilità, per noi non può costituire una variabile. Questa logica viene da una precisa cultura produttiva che abbiamo in Italia e che non esiste in altri paesi, i quali per questo hanno notevoli scompensi produttivi. Non a caso le aziende che fanno produzione di qualità sono quelle in cui, anche nei distaccamenti esteri, hanno personale già formato in Italia che gestisce la produzione. Noi crediamo che la formazione costituisca la carta vincente, soprattutto in tempi di crisi. Anche per questo recentemente abbiamo assunto tre persone con esperienza provenienti da un’azienda del settore che ha chiuso per ristrutturazione. È una scelta ben precisa aver favorito persone che hanno un’età anagrafica che le escluderebbe dal mercato del lavoro, ma siamo convinti che il loro know-how arricchisca anche la nostra produzione.
Inoltre, una caratteristica che ci contraddistingue è la flessibilità, che è ancora un fiore all’occhiello della produzione italiana in generale, grazie anche al fatto che le aziende per la maggior parte sono strutturate con pochi dipendenti. Se non possiamo competere con colossi del settore, che producono su larga scala nei paesi dove la manodopera ha costi irrisori, la nostra capacità di adattamento alle esigenze del cliente ci permette di fare sottocarri su misura, non standardizzati.
Qual è lo stato dell’arte della formazione nell’ambito meccanico?
Purtroppo, c’è la tendenza a mettere in secondo piano il lavoro manuale rispetto ad altri ritenuti più qualificanti. Lavorare in ufficio è sempre stato considerato un impiego di maggiore qualità, ma in un’azienda come la nostra si possono trovare grandi soddisfazioni se si è disposti a fare con le proprie mani. La saldatura, per esempio, è una scienza, è un passaggio metallurgico che dalla fusione di materiali genera una nuova struttura atta a soddisfare precisi requisiti tecnici. Dopo la saldatura si utilizza un’alesatrice che fa ulteriori operazioni meccaniche. Stiamo parlando di una macchina che costa un milione e mezzo di euro e che noi affidiamo a un giovane operatore, che certamente avrebbe una minore responsabilità nell’utilizzo di un computer. Sono in pochi coloro che svolgono questo lavoro con passione, indipendentemente dalla sua remunerazione. Il mio sogno è di riuscire a formare un’azienda che generi crescita e know-how al punto tale che quasi non ci sia più bisogno della mia presenza.
Dopo la crisi degli ultimi anni cosa occorrerebbe fare per il rilancio dell’impresa?
Noi in Tracmec siamo fortunati, perché, appartenendo a un grande gruppo, abbiamo una solida base di lavoro. La crisi però ci ha messo di fronte a problemi nuovi come l’incertezza del mercato e l’esigenza di un’estrema flessibilità, essendo più esposti ai repentini cambiamenti di produzione. Possiamo produrre un carro cingolato molto bello che costa la metà degli altri, ma non siamo noi a vendere queste macchine al cliente. Inoltre, la flessibilità della piccola impresa italiana necessita della solidità economica della grande azienda, che offre la certezza di poter programmare e finanziare l’ingresso in nuovi mercati. I cingolati sono una nicchia di prodotto rispetto, per esempio, alla maggioranza di gru gommate. Fra le novità di questo periodo c’è anche il fatto che molti clienti tendono a far revisionare le macchine invece di comprarne di nuove. Noi siamo attivi anche in questo segmento di mercato: il cliente chiede la modifica della vecchia macchina, che viene ristrutturata per un’altra funzione. La spending review vale anche qui. Questa è un’arte tutta italiana e nell’ultimo anno abbiamo già sviluppato tre progetti di questo tipo, con soddisfazione dell’utilizzatore finale.
Quali sono gli aspetti della burocrazia che contribuiscono a un appesantimento anche nella produzione dei cingolati?
In Italia, il problema è che siamo troppo inventori ma non siamo capaci di emulare le efficienze degli altri, considerato che dai paesi d’Oltralpe possiamo apprendere una burocrazia più semplice, che tuteli anche l’azienda oltre che il lavoratore.
Per esempio, in Germania si attuano normative per la sicurezza che sono ancora più sviluppate e restrittive di quelle italiane. Si tratta, però, di rigide procedure interne, che non prevedono l’obbligo di fare denunce, chiedere permessi e rendere conto di cavilli burocratici perché, se ci sono problemi per il lavoratore, prima o poi si traducono in problemi per l’azienda ed è quello che non vogliamo.
Cosa dicono le imprese estere quando hanno a che fare con un’azienda italiana?
Posso citare la mia esperienza con la casa madre tedesca. All’inizio ci controllavano molto, perché non si fidavano, però le cose sono migliorate molto negli ultimi anni. Oggi nutrono una profonda fiducia in Tracmec, ma anche nelle aziende italiane in generale, perché abbiamo dimostrato di avere tenuta nelle difficoltà in modo molto più elastico ed efficiente di tante altre. Tracmec è oggi una delle poche società del gruppo che ha chiuso il bilancio in modo soddisfacente.
Investire nell’attività imprenditoriale vuol dire anche aiutare il proprio paese…
Fino a quattro anni fa abbiamo deciso di offrire ai nostri dipendenti un appartamento per il periodo estivo, con ombrelloni in spiaggia, sulla costa romagnola, dove a turno ciascuno di loro aveva la possibilità di fare una settimana di vacanza completamente gratuita con la famiglia. Ma non tutto è dovuto e ogni tanto è importante anche sentirsi dire grazie, per cui l’esperienza non è proseguita. Inoltre, Tracmec ha donato un ventilatore polmonare all’ospedale di Imola, partecipando anche all’acquisto di un furgone attrezzato per il trasporto dei disabili. Avremmo voluto perfino donare un’autoambulanza alla Croce Rossa Italiana, ma la legislazione permette di dedurre i costi solamente nella misura del 2 per cento dell’utile netto. La legislazione non aiuta ad aiutare, per dir così. Per rimanere in quel range ci siamo limitati a donare una nuova lampada scialitica per la sala operatoria dell’ospedale di Imola.
Tutto questo è sempre stato fatto grazie alla nostra buona volontà, senza alcun incentivo. Siamo una piccola realtà, ma ci siamo anche noi e continuiamo a dare il nostro contributo alla città.