RESTITUIRE LA QUALITÀ DELLE CITTÀ E DEL PAESAGGIO
Mi auguro che, a partire da questo incontro, possiamo andare oltre la valutazione degli strumenti che ci siamo dati per uscire dall’emergenza e incominciare a ragionare sulla qualità delle nostre città.
Mi hanno colpito molto le parole di Fabrizio Valva, il giovane ingegnere intervistato nel cortometraggio XX settembre, che notava come ciascun edificio sia differente dall’altro e non esista la soluzione, ma diverse soluzioni in funzione dei diversi problemi; quindi occorre collaborare e trovare il modo di coinvolgere anche i tecnici degli enti pubblici alla progettazione, per ottenere il risultato migliore possibile. Ma non possiamo coinvolgere i tecnici solo nei controlli, dopo che i lavori sono stati eseguiti, la collaborazione dev’esserci prima. D’altra parte, anche il capo della Protezione Civile Gabrielli notava che la forza dell’Emilia Romagna sta nel fatto che lavoriamo tutti intorno allo stesso tavolo, e quel tavolo è tondo, non c’è un noi e un voi, gli uni contro gli altri, ma tutti gli enti locali, le associazioni di categoria e gli ordini professionali.
Nell’emergenza era giusto dare risposte veloci e immediate ai cittadini, ma ora che si sta parlando di ricostruzione dobbiamo fare uno sforzo per rigenerare le nostre città e prenderci il tempo che occorre. Niente sarà più come prima, abbiamo superato il “dov’era, com’era”, ma vogliamo che sia meglio di prima, non solo in termini di sicurezza sismica e risparmio energetico, ma anche di razionalità, soprattutto per gli edifici pubblici, di ottimizzazione e di riqualificazione del nostro costruito. Ma dobbiamo farlo attraverso la partecipazione di chi progetta e dei cittadini: la Regione ha messo a disposizione altri fondi a questo scopo e vari comuni hanno avviato esperienze di progettazione e programmazione partecipata.
Un’altra sfida importante è quel percorso molto complesso che riguarda le zone rurali: dobbiamo riqualificare, ricostruire, mantenere il nostro paesaggio, ma dobbiamo verificare se ripensarlo e rileggerlo in maniera diversa.
Dobbiamo però evitare di ridurre le zone rurali a un insieme di piccoli borghi, a zone residenziali, e favorire le mutate esigenze degli agricoltori, mantenendo la testimonianza del nostro tessuto storico paesaggistico per aumentare la forza di attrazione del nostro territorio.
*** L'articolo di Stefania Zanni è tratto dall'intervento al tavolo di lavoro Restituire l'Emilia in qualità, (Villa Cavazza, Bomporto, 25 ottobre 2013), organizzato da ANCE Modena, Ardea Progetti e Sistemi, Confcommercio Imprese per l’Italia Regione Emilia Romagna, “La città del secondo rinascimento”.