QUALE PROGRAMMA PER RICOSTRUIRE IL PATRIMONIO

Qualifiche dell'autore: 
assessore Programmazione territoriale, urbanistica e mobilità, Regione Emilia Romagna

La Legge regionale per la ricostruzione parte da un presupposto chiaro: costruire qualità dove non c’era e ricostruirla dove era uno dei valori identitari del territorio. Un obiettivo che la legge ha già conseguito è la programmazione della ricostruzione del patrimonio pubblico danneggiato, in seguito a un censimento che ha consentito una valutazione del danno complessivo pari a un miliardo e 300 milioni di euro. È impensabile che un’opera di tale entità sia realizzata entro un anno. E non sarebbe neanche giusto. 

Al momento, abbiamo licenziato il primo stralcio del programma, di 530 milioni di euro, già finanziati, che riguarda gli anni 2013-2014. Questo significa che dobbiamo compiere uno sforzo straordinario per produrre quella qualità che occorre a ridosso di beni pubblici così rilevanti e che deve essere prodotta dai vari attori: pubblici amministratori, proprietari (pubblici o privati), tecnici e costruttori.

Un altro tassello fondamentale della legge sta nei piani di ricostruzione dei comuni, per ritrovare quella identità culturale e patrimoniale, ma anche sociale ed economica, che un piano può avere se si attivano i vari protagonisti di quel territorio. Il piano consente di conservare la pianificazione esistente, di variarla, di rimodularla, con tempi e procedure straordinarie, che hanno la dotazione di fondi a disposizione del Commissario. I piani devono essere prodotti entro il 31 dicembre 2013, ma in questo periodo siamo abituati a non essere formali e a darci obiettivi stringenti. Inoltre, i piani possono essere variati in corso d’opera, a seconda delle difficoltà oggettive.

È vero che l’amministrazione pubblica deve passare da una condizione di controllo preventivo a una di controllo a risultato – e questo dovrebbe valere non solo nella ricostruzione dopo il terremoto, ma in condizioni normali. Purtroppo, abbiamo appena approvato una legge edilizia che va in questa direzione, ma dopo tre giorni il governo l’ha impugnata. Questo è il contesto in cui stiamo lavorando: non possiamo dimenticare che non siamo autonomi. 

Quindi, sicuramente possiamo utilizzare questa esperienza per portare avanti il percorso di innovazione legislativa che era già avviato, per spostare l’asse: è un cambiamento culturale, professionale e organizzativo quello che stiamo chiedendo a chi ci osserva. Ma, per esempio, ancora non siamo organizzati per garantire i tecnici professionisti, che lavorano per cittadini e imprese, a diventare responsabili dell’asseverazione, considerando che sono un pezzo sempre più complementare della procedura amministrativa; inoltre, la PA non ha ancora gli strumenti per fronteggiare fino in fondo i problemi della sicurezza, della legalità e della trasparenza, che non sono indifferenti nel nostro paese.

Comunque, stiamo lavorando in questa direzione, siamo a completa disposizione per accogliere le sollecitazioni, anche culturali, e sono sicuro che, collaborando, riusciremo a ottenere sia la qualità che c’era prima del terremoto sia quella che possiamo conquistarci.

*** L'articolo di Alfredo Peri è tratto dall'intervento al tavolo di lavoro Restituire l'Emilia in qualità, (Villa Cavazza, Bomporto, 25 ottobre 2013), organizzato da ANCE Modena, Ardea Progetti e Sistemi, Confcommercio Imprese per l’Italia Regione Emilia Romagna, “La città del secondo rinascimento”.