IL COMMERCIO, I SERVIZI E IL TURISMO PER LA VITA DEI CENTRI STORICI COLPITI
Sapevamo che il processo di ricostruzione non sarebbe stato veloce, anzi, per chi ha perso la casa e l’azienda, i tempi della ripresa sono comunque e sempre troppo lunghi. Ma, avendo vissuto direttamente la complessa operazione in tutti i passaggi, dal nazionale al locale, oltre a qualche intoppo, abbiamo visto tanto lavoro comune per dare alla popolazione e alle imprese gli strumenti necessari per ricostruire.
Allora, quale ricostruzione? Credo che la prima preoccupazione debba essere quella di ricostruire, assieme ai muri, il tessuto sociale di relazione, di comunicazione, di legami sul territorio che da sempre contraddistingue questa terra. E, per raggiungere questo obiettivo, è inevitabile partire dalla realtà delle imprese del terziario. Il commercio ha sempre avuto un ruolo fondamentale di costruttore di socialità, di scambio, di interrelazione, soprattutto nel tessuto urbano. Anche storicamente, molti paesi e città hanno preso forma intorno ai mercati, alle piazze di scambio, ai negozi, che rappresentavano uno dei maggiori elementi di vitalità dei centri abitati. I nostri centri urbani hanno costruito la loro fisionomia attuale nella continuità, superando crisi di funzione e crisi economiche. Oggi occorre ricostruire questa continuità, per questo dobbiamo ampliare il concetto di emergenza: non si tratta semplicemente di recuperare la fruibilità delle zone rosse, occorre consentire e promuovere la vivacità delle aree riconquistate al loro uso, per far sì che possano tornare a essere pienamente luoghi di socialità.
Questo obiettivo è sempre stato presente nella nostra azione dopo il sisma. Abbiamo chiesto con insistenza alla Regione e alle amministrazioni comunali di collaborare per la localizzazione temporanea delle imprese situate nelle zone rosse, ma non in modo casuale e dispersivo. Abbiamo cercato di mantenere quella funzione di “centro commerciale naturale” che la rete di queste imprese svolgeva nelle strade e nelle piazze dei nostri paesi. E questo, dove è stato possibile, mantenendo anche la massima prossimità alle “zone rosse” e con soluzioni non banali: ricordiamo, a questo proposito, i riconoscimenti anche esterni che abbiamo avuto per la nostra iniziativa Cavezzo 5.9 o gli interventi a sostegno delle attività del centro storico realizzate dalle nostre Associazioni provinciali, anche con risorse proprie, a Reggiolo, a Cento, a Crevalcore.
L’assessore Gian Carlo Muzzarelli ricorderà la nostra insistenza perché il bando per le imprese collocate nelle “zone rosse” fosse emanato in tempi brevissimi: crediamo di aver visto giusto, e diamo atto alla Regione di aver colto lo spirito della nostra richiesta, tesa a garantire il proseguimento delle attività economiche, ma anche a mantenere un legame tra le piccole imprese commerciali e artigiane e il territorio. Legame che la ricostruzione deve rafforzare.
Continuiamo ora a lavorare, con celerità, avendo ben presente l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Sappiamo che occorre fare incontrare competenze tecniche, impegno di politici e amministratori locali, disponibilità delle imprese e delle loro rappresentanze. La celerità non è tuttavia un elemento secondario: il nostro mondo è veloce, e con questa velocità le nostre imprese fanno i conti continuamente. E allora i tempi delle imprese devono prevalere sui ritmi della burocrazia. Sappiamo che non è facile: le dimensioni del sisma hanno messo in luce l’assenza di un sistema di norme per affrontare in modo adeguato le grandi emergenze. Queste norme, come cittadini emiliano romagnoli, abbiamo dovuto conquistarle pezzo per pezzo, sul piano degli aiuti alla ricostruzione, su quello urbanistico ed edilizio e su quello fiscale. E, a volte, fra i mille livelli della incredibile burocrazia della nostra Italia, i risultati non sono stati quelli che ci aspettavamo, ma ci sono stati.
Credo che ragionare assieme su questi temi, come vogliano fare oggi, sia indispensabile per noi, ma anche un segnale utile per tutto il paese.
Siamo una regione all’avanguardia, nella produzione agricola, industriale, nel commercio e nel turismo. Abbiamo dimostrato che lo siamo anche nell’emergenza. Il prossimo passo è far vedere che sappiamo ricostruire migliorando la nostra società e il nostro stile di vita.
*** L'articolo di Ugo Margini è tratto dall'intervento al tavolo di lavoro Restituire l'Emilia in qualità, (Villa Cavazza, Bomporto, 25 ottobre 2013), organizzato da ANCE Modena, Ardea Progetti e Sistemi, Confcommercio Imprese per l’Italia Regione Emilia Romagna, “La città del secondo rinascimento”.