LA FAMIGLIA, L’IMPRESA, L’EDUCAZIONE

Qualifiche dell'autore: 
ingegnere, socio di Carbonveneta Srl e PLD Collettori Snc, Valdastico (VI)

Nel 2002, lei e suo fratello Luciano avete fondato la PLD Collettori, seguita all’acquisizione della storica Veneta Collettori, che già da trent’anni operava nel campo dei motori elettrici. Dieci anni dopo, avete acquisito la quota di maggioranza della Carbonveneta, azienda specializzata nella produzione di profili pultrusi in fibra di carbonio. 

Che cosa può dirci dell’integrazione tra la famiglia e l’impresa?

La mia vita imprenditoriale è incominciata dopo aver maturato una discreta esperienza come dipendente presso due aziende. Quindi, prima di passare dall’altra parte della scrivania, ho capito abbastanza bene cosa significhi “dipendenza”, anche se i ruoli che ho avuto la fortuna di ricoprire (o di ritagliarmi) mi consentivano ampia trasversalità e un discreto margine decisionale: quasi sempre erano privilegi conquistati sul campo, a indizio della propensione al rischio che poi sarebbe stata la base per divenire imprenditore. 

La famiglia è pienamente coinvolta e non può prescindere dalle scelte o anche solo dallo stile di vita che conduce l’imprenditore. Nel mio caso poi, considerando che l’avventura nell’impresa è incominciata prima del matrimonio, la mia famiglia è cresciuta “a misura d’impresa”. Anche se in questi ultimi tempi si è tentato più volte di banalizzare il concetto di famiglia, credo che dobbiamo riflettere sulla combinazione dei differenti elementi che evoca per me la parola famiglia: padre, madre, figli, rispetto, appartenenza, sentimenti, complicità, salute, prospettive, educazione, casa, preoccupazioni, divertimento, abitudini, denaro, tempo (e molte altre infinite e bellissime parole che sarebbe riduttivo descrivere in breve).

Purtroppo gli ultimi due “elementi” della famiglia influenzano o hanno legami molto stretti con alcuni degli altri elementi e, per quanto pochi abbiano il coraggio di ammetterlo, l’idea che ognuno ha del denaro e del tempo, come qualcosa che è disponibile o assente, sufficiente o mancante, interagisce molto con l’organizzazione della famiglia. Questa mia convinzione non ha nulla a che vedere con la felicità o l’armonia, ma ha molto a che vedere per esempio con le prospettive e l’educazione, con la casa e le preoccupazioni, con il divertimento e purtroppo a volte anche con la salute. E cosa c’entra l’imprenditore? 

Normalmente l’imprenditore di prima generazione fa impresa prima di tutto per passione, anche se l’impresa per definizione non dovrebbe essere una onlus, perché il suo unico scopo dovrebbe essere il profitto. Quindi, teoricamente, la passione sta al tempo come l’impresa sta al profitto e la famiglia dell’imprenditore, nel migliore dei casi, vede poco l’imprenditore e può permettersi qualche lusso sopra la media, nel peggiore, vede solamente poco l’imprenditore. 

Concludendo, affermare che la mia famiglia è cresciuta “a misura d’impresa” significa che mia moglie ha avuto l’opportunità e l’onere di rimanere a casa, dedicandosi completamente alla famiglia, facendo crescere i figli e occupandosi di tutto ciò che occorre a quattro persone: dal pediatra alle lavatrici, dalla cena a lume di candela all’organizzazione dei viaggi e delle vacanze, lasciando molto tempo a me e quindi all’impresa; in una battuta: paddock efficiente, pilota competitivo, possibilità che la famiglia e l’impresa vincano. 

Il nostro giornale ha da poco aperto un dibattito sul tema L’impresa, la famiglia, la scuola. In che modo la vita dell’impresa può dare spunti anche ai dispositivi educativi che possono instaurarsi nella famiglia e nella scuola?

La ricchezza che giornalmente un imprenditore porta a casa, magari inconsapevolmente, per quanto non misurabile, è certamente un grande valore aggiunto. Credo che dall’approccio ai problemi giornalieri fino alla gestione del budget familiare, passando per l’educazione dei figli o delineando loro un ragionevole percorso scolastico, siano tutti passaggi che, se gestiti con un metodo imprenditoriale, portano sicuramente a risultati migliori. 

Fra gli spunti che la gestione d’impresa può dare all’educazione, possiamo citare in primis l’approccio pragmatico che insegna ad attenersi agli obiettivi da raggiungere, a redigere un programma e infine ad agire in modo pratico, senza tanti indugi ed esitazioni, con una conseguente e diretta valorizzazione dei talenti dell’educando, della sua intraprendenza e della sua indipendenza decisionale.

Nel suo itinerario, anche prima di avviare l’avventura imprenditoriale, si è dedicato principalmente agli aspetti commerciali. In una società in cui spesso si tende a evitare l’incontro, rifugiandosi nelle scorciatoie della telecomunicazione, quanto può contare un’esperienza di vendita nella formazione dei giovani?

L’esperienza commerciale migliora sicuramente lo stile di chi si cimenta nell’incontro. 

Chi è costretto a esporsi e a confrontarsi (con un cliente, con il capo area o con il personale di una multinazionale) non può rimanere timido o spavaldo, ma è obbligato a comunicare e interagire, a mettersi in gioco. E questo esercizio dà i suoi frutti anche nell’ambito sociale, favorendo l’umiltà e l’ascolto, che giovano alla lingua diplomatica e alla convivenza.