LE DONNE, L’IMPRESA, IL SOCIALE
È riduttivo e bizzarro parlare di gonne o pantaloni per affrontare le nuove dinamiche culturali che interessano la donna del XXI secolo: l’abbigliamento rispecchia la cultura del paese in cui si nasce o si vive, e ciascuno lo adatta a suo modo. Alcune nostre socie di FCEM (Femmes Chefs d’Entreprises Mondiales) vestono in nero, lasciando scoperti soltanto gli occhi, come la loro cultura e le loro tradizioni impongono. In tutto il mondo arabo la donna veste in lungo, con la testa coperta o scoperta. Lascerei, quindi, da parte l’abbigliamento, così come le quote rosa, un argomento di cui si è discusso già abbastanza: le quote rosa sono state necessarie in tutta Europa, non soltanto in Italia. In generale, lascerei da parte quel che è stato fatto, perché troppo spesso si continua a parlare del passato, trascurando il futuro. È venuto, invece, il momento di chiedersi cosa abbiamo intenzione di fare. E la risposta è semplice: dare opportunità.
Le donne che lavorano, dall’impiegata all’operaia alla donna manager, vogliono consegnare alle generazioni future un mondo diverso, un mondo migliore, un mondo che consenta alle donne di lavorare come vogliono, come sanno, nel settore in cui possono esprimere al meglio le proprie competenze, senza dovere rinunciare alla cura della propria famiglia. Per noi donne è un onore servire la famiglia di origine, pur lavorando quindici ore al giorno. È un grande onore occuparci della cura dei nostri figli.
Nel contesto culturale della nostra Associazione, troviamo donne che hanno avuto la fortuna di nascere in una famiglia di imprenditori e di gestire la loro impresa, senza mai dimenticare di condividere questa fortuna con altri, soprattutto attraverso una progettazione che possa apportare miglioramenti.
Mi preme sottolineare come l’attenzione della donna non sia diretta solo verso la propria famiglia, ma anche verso le famiglie dei lavoratori. In una stagione così arida e triste, in cui i problemi economici sono all’ordine del giorno, risultano estremamente positive le immagini di donne che fanno imprenditoria non con l’unico scopo del profitto, ma anche con la convinzione di poter contribuire alla qualità di vita delle famiglie dei propri collaboratori. Se è vero che la crisi attuale può essere assimilabile parzialmente alla crisi del ’29, credo che stiamo vivendo un rinascimento, e mai come oggi è necessario scommettere sulle eccellenze delle nostre competenze.
Nei miei numerosi viaggi in vari paesi del mondo, in ciascuna azienda ho sempre incontrato un caporeparto che viene dal nostro paese: in Italia, abbiamo maestranze molto qualificate e dobbiamo ritrovare la forza, l’energia e la volontà d’investire di nuovo nel nostro paese, perché è divenuto fin troppo facile continuare a delocalizzare, lasciando a casa nostra soltanto il terziario.
Ricordiamoci che in Italia il 98 per cento delle imprese hanno meno di venti addetti: non siamo la Germania e non siamo la Francia.
In questo momento, stiamo portando avanti un progetto molto importante per offrire un’esperienza di formazione internazionale a ragazze che operano nel mondo della tecnologia, cercando di valorizzare al massimo il plurilinguismo: le ragazze che parlano due o tre lingue, avranno l’opportunità di formarsi, lavorando in aziende di nostre associate che operano in altri paesi.
Credo molto nella progettualità e nella promozione dell’imprenditoria femminile anche in paesi in via di sviluppo, in cui le donne possono portare miglioramenti non soltanto alla propria famiglia, ma anche all’economia in generale.
Come FCEM siamo presenti in tutti i paesi dell’Africa e tengo a ricordare che la mia presidenza in questa importante associazione mondiale, che esiste da più di sessant’anni, è successiva alla presidenza di una donna camerunense, che sta tornando a fare per la terza volta il sindaco di Douala, la città economica più importante del Camerun. Questa donna, Françoise Foning, ci ha insegnato che l’uso del cervello – “La mia pelle è nera, ma il mio cervello è grigio come il vostro”, ha sottolineato – la capacità di pensiero e la capacità di sviluppo sono legate indissolubilmente all’umiltà e all’altruismo: è emozionante sapere che un’imprenditrice così potente in Africa, con molti ruoli istituzionali, venga chiamata “mamma” e, mentre cammina, venga calorosamente seguita dai passanti ai quali dona tutto ciò che ha.
Nel proprio piccolo, ciascuno di noi può fare tanto. È necessario prendere esempio da continenti nuovi come l’Africa, ricca di donne operose e di grandi opportunità, e incominciare a ragionare in modo globale, strategico e operativo.
Credo che dobbiamo smettere di parlare di ciò che è stato e proiettarci in avanti, verso il futuro, ciascuno con le proprie energie, con le proprie capacità, nella sua giornata, perché goccia dopo goccia si riempie il mare.
***L'articolo di Laura Frati Gucci è tratto dall'intervento al convegno La donna nel XXI secolo. Nuove dinamiche culturali, organizzato dal Lions Club Archiginnasio, 12 ottobre 2013, Sala dello Stabat Mater, Palazzo Archiginnasio, Bologna.