“PIÙ CUORE NELLE MANI”
A quasi quattrocento anni dalla morte di San Camillo de Lellis (14 luglio 1614), patrono dei malati, la sua opera prosegue in una fra le prime città che accolsero la sua attività, Bologna. In particolare, il Poliambulatorio San Camillo svolge da più di cinquant’anni un’azione efficace nella diagnostica e nella cura di diverse patologie, mantenendosi fedele agli intenti originari del suo ispiratore.
Com’è possibile, oggi, mantenere tale approccio quando esigenze amministrative e organizzative impongono tempi sempre più brevi anche in ambito sanitario?
La Fondazione Opera San Camillo, che sovrintende al Poliambulatorio di Bologna, svolge funzioni di holding delle quattordici strutture – ospedaliere, poliambulatoriali, case di cura e residenze per anziani – presenti in Italia. I Camilliani si sono sempre dedicati alla cura dei malati con i mezzi che la scienza medica ha messo a disposizione e conservando il principio di San Camillo secondo cui la cura procede da un approccio globale al malato, mettendo “più cuore nelle mani”.
Nelle nostre strutture non occorre un bilancio in attivo per remunerare gli azionisti e credo sia molto importante non dover puntare agli utili a tutti i costi. Per questo le nostre tariffe sono fra le più convenienti sul mercato, pur non facendo una corsa al ribasso, perché occorre sempre quel margine che ci consente l’investimento in risorse per rinnovare le apparecchiature e i servizi che garantiscono la qualità. Non è un caso che gli assistiti dei nostri poliambulatori, specialmente di quello di Bologna, siano di diverse generazioni: padri, figli e qualche volta anche nonni vengono da noi senza la prenotazione del SSN.
Quali servizi offrite?
Abbiamo diverse specialità – cardiologia, oculistica, endocrinologia, dermatologia, otorinolaringoiatria, fisioterapia, dietologia, allergologia e altre ancora. Anche per quanto riguarda la radiologia abbiamo inserito nuovi macchinari, come la risonanza articolare con il Moc Dexa Hologic Explorer, che consente di verificare la densità ossea, indispensabile per lo studio dell’osteoporosi, soprattutto nelle donne. Inoltre, disponiamo dell’ambulatorio prelievi per gli esami del sangue, che da noi non richiedono la prenotazione. Attualmente, stiamo incrementando la nostra attività di check-up, che nell’ultimo anno ha registrato un aumento del 30 per cento. Le persone vengono da noi per effettuare diversi esami nell’arco di una mattinata: prelievo del sangue, esame cardiologico, spirometria, visita otorinolaringoiatrica e ginecologica per le donne. In breve, alla fine della giornata il check-up è completo per tutti coloro che accedono ai nostri servizi direttamente o tramite convenzioni con aziende o compagnie di assicurazione.
Il percorso culturale e imprenditoriale del San Camillo dimostra che la continuità è un fattore strategico, soprattutto nella cura…
Per favorire la continuità abbiamo in programma l’inserimento progressivo di personale medico giovane e un deciso rinnovamento nei processi di assistenza, man mano che l’esigenza di salute aumenta. Stiamo facendo un passo importante anche in questa direzione con la creazione del “fascicolo paziente”, in modo che ciascuno possa seguire la propria storia clinica e metterla a disposizione in qualsiasi occasione, senza dovere ripeterla ciascuna volta. Questo è importante anche nell’assistenza ai malati cronici, in particolare con patologie cardiovascolari, polmonari o nefritiche.
Abbiamo in programma, quindi, di essere sempre più attenti alle diverse esigenze dei pazienti perché il nostro compito principale, etico innanzitutto, è proprio quello di garantire la vita e la sua qualità.
Quali sono le tendenze del settore medico nei prossimi anni per la cura del paziente?
Recentemente, lungo la mia personale attività di ricerca, ho avuto l’occasione di partecipare a un ampio progetto sanitario internazionale con il contemporaneo monitoraggio e trasmissione di dati e assistenza di quattromila pazienti di queste patologie. È emerso che, con un monitoraggio esterno di questo tipo, il SSN risparmia circa 7.250 euro l’anno per ciascun paziente cardiopatico e poco più di 1000 euro per ciascun paziente pneumopatico. Questo apre prospettive a un tipo di assistenza che potrà essere effettuata anche da privati purché dotati di serietà, organizzazione, efficacia e tradizioni in grado di garantire l’assenza di speculazioni.
La sfida per il futuro quindi sarà soprattutto quella di riuscire a seguire i cosiddetti pazienti cronici in modo efficace anche dall’esterno delle strutture sanitarie. Per esempio, i portatori di defibrillatore, che entra in azione quando il cuore si ferma, devono poter contare anche sul fatto che questo dato venga trasmesso simultaneamente alla struttura che li segue. Una ricerca effettuata in Inghilterra rileva che la diminuzione della mortalità per pazienti così seguiti è addirittura del 43 per cento. Ma sarebbe già un successo se fosse anche solo del 20 per cento, perché garantirebbe un allungamento ulteriore della vita media.