UN APPROCCIO IMPRENDITORIALE ALLA SOLIDARIETÀ
Quello del 20 e 29 maggio 2012 in Emilia per lei è stato un vero e proprio terremoto intellettuale, un approccio pragmatico in direzione della riuscita e della qualità delle cose che occorre fare, anziché accettare i blocchi e le burocrazie che frenano l’iniziativa. Infatti, dopo aver portato a termine in tempi record (78 giorni) la costruzione del plesso scolastico di Corporeno, nel centese – con la società da lei presieduta, Centro Emilia Terremoto 2012, costituita da Abk, Andalini, Elektrosistem e Itl Consulting, oltre che dall’azienda di cui è cofondatore, Cigaimpianti –, lei ha coordinato l’organizzazione delle donazioni della fondazione Tzu Chi di Taiwan nei confronti dei cittadini del cratere maggiormente colpiti dal sisma…
Nei giorni successivi al terremoto, fui chiamato da un ingegnere di Roma che stava seguendo i contatti in Italia per la fondazione. Dopo aver effettuato alcune verifiche, ci rendemmo conto che si trattava di una realtà di grande interesse, con 70 milioni di soci e 50 sedi nel mondo. Da allora, sono stati innumerevoli gli incontri con Rudolf Willi Pfaff e sua moglie Shu Wei Chen, presidente della Tzu Chi Germany, ma non sono stati limitati alle occasioni ufficiali: oltre a coinvolgere la Confindustria di Modena e le Camere di Commercio di Modena e Ferrara, ho affiancato le delegazioni della Tzu Chi mentre visitavano le nostre città per incontrare la gente e conoscere da vicino la nostra terra. Ogni volta che Rudolf e sua moglie venivano in Italia li raggiungevo, anche solo per scambiarci un saluto. Poi sono andato in visita a Monaco, dove hanno organizzato un concerto di beneficenza per la popolazione più colpita e, quando sono tornato in Italia, arrivato il momento di concretizzare i contatti, ho proposto loro di aiutare le persone con i buoni spesa. È stato così che, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, hanno consegnato direttamente 240.000 euro (100 euro a testa a oltre 2000 persone) a Bondeno, Finale Emilia, Mirandola e San Felice.
È nata una vera e propria amicizia…
La vita è fatta di relazioni, tutte le cose procedono dalla relazione. Per questo non mi sono limitato a fare il discorso pubblico per poi, una volta spento il microfono, tornare alle mie solite occupazioni. È un’esperienza che mi ha arricchito molto, perché ho potuto constatare ancora una volta come non esistano i cinesi, gli indiani, gli africani, gli italiani in quanto tali, ma le persone, che devono essere considerate per quello che fanno, non per il paese da cui provengono.
È interessante se, da una vicenda così tragica come il terremoto, scaturisce un’occasione di scambio internazionale in modo che le aree colpite non siano più considerate semplici periferie…
Il terremoto è certamente un evento disastroso, ma ha creato opportunità che devono essere colte, per portare le nostre città a essere migliori di prima. Se e quando i soldi arriveranno, sarà bene investirli per rimettere in sesto le periferie colpite, dove c’era il lavoro – Mirandola, per esempio, era un luogo noto per il lavoro –, e dobbiamo scongiurare l’eventualità che qualcuno ne benefici più di quanto dovrebbe e magari qualcun altro, che non ha voce, rimanga senza sostegno.
Con il suo esempio di approccio imprenditoriale anche in un’opera di beneficenza, lei trasmette il vero senso della solidarietà…
La cosa straordinaria in Italia in questo momento è che io stia portando avanti queste operazioni senza un secondo fine. So che nessuno mi pagherà, quindi posso decidere come e quando agire, non ho nessuno da cui prendere direttive. Sono riuscito a creare un rapporto di fiducia con Rudolf e sua moglie: loro mi interpellano, io rispondo organizzando i loro interventi e per questo mi ringraziano. L’approccio imprenditoriale è indispensabile, perché altrimenti non si ottengono i risultati necessari. Nella confusione iniziale molte persone avevano dato la loro disponibilità, ma se non ci fosse stato chi aveva il compito di organizzare e indicare una direzione si sarebbe creata solo maggiore confusione. Quanto alla solidarietà che dovrebbe venire dallo Stato, non dev’essere un’elemosina, ma l’impegno per rimettere in funzione i servizi. In quanto cittadini che hanno sempre pagato le tasse, quello che fa lo Stato in un momento di difficoltà è il minimo che possa fare, non una concessione.
Il tema di questo numero del giornale è La scrittura dell’impresa. Le cose che diciamo e che facciamo si scrivono, hanno effetti nel tempo. Come lei notava in una precedente intervista (n. 51), ciò che i suoi collaboratori hanno acquisito nell’ambito della sicurezza sul lavoro, per esempio, per loro è diventato ormai un patrimonio intellettuale incancellabile e nessuno deve raccomandare loro di seguire le regole in materia…
È come andare in bicicletta: una volta imparato, non c’è più bisogno di pensarci. E sicuramente l’esempio che dà l’imprenditore ai suoi collaboratori e all’intera comunità in cui l’impresa opera è importante per far capire che anche le cose che sembrano più impensabili possono trovare la loro riuscita, se c’è l’impegno e la serietà nel lavoro.