DE ANATOME

Immagine: 
Qualifiche dell'autore: 
scrittore, traduttore, saggista

Intramedia

La visione di uomo come orologio

 

De anatome, la visione anatomica del corpo umano (e di conseguenza dell’intera medicina) è una componente essenziale della cultura occidentale. Visione che si dilata ad altri settori: anatomicamente è concepita la macchina, composta da elementi autonomi ma rispondenti a un governo centrale. La società, come è venuta in essere in occidente, non può che essere gerarchica. E gerarchica è la sua de anatome.

La cultura greca (preplatonica) considerava l’essere umano una delle manifestazioni della materia, destinato come ogni creatura alla morte e scomparsa. Il cristianesimo ha invece separato corpo e anima, facendo di questa la componente immortale e individualmente tale. Di conseguenza, l’anatomia dell’epoca cristiana ha fatto del corpo un oggetto meccanico molto simile ai brandi, complicati orologi che soprattutto nel Nord Europa venivano costruiti, ed erano muniti di figure che, battendo le ore, davano prognostici sull’avvenire soprattutto, horafugit e ricordati, uomo, che devi morire. Il suo corpo sarà polvere, la sua anima salvata o dannata per sempre. Bisognerà attendere la concezione pseudo moderna della medicina: acritico culto dei fatti, trionfo dei dati incontrovertibili, statistiche indiscutibili: Discorso, dunque, o sommatoria di elementi; fondamento della scienza medica su due pilastri, fisiologia e anatomoistologia, cioè logìa del funzionamento dell’insieme di cellule, tessuti, organi, sistemi. La medicina cessa così di poter essere arte – nonostante i molti tentativi di istituire un’anatomia come arte.

La medicina moderna è divenuta accanita ricerca e indicazione delle cause. È il letteralismo fatto corpo. Si dirà che il linguaggio popolare conserva tracce del simbolico. Nei romanzi rosa, l’amore fa palpitare il cuore, e nelle narrazioni epiche, almeno fino al Medioevo, gli eroi hanno cuore forte e fegato indomabile oltre che pensante e fidedegno. Poi anche i singoli organi sono stati declassati nell’architettura dell’organico per cedere il primato all’encefalo, diventato sede della mens, dopo una fase in cui avevano già provveduto a mettere in castigo i genitali, ormai detronizzati da secoli, congelati e rianimati solo in vista di specifiche funzioni che escludono le dinamiche dell’erotismo, e sono stati affidati a quei custodi che hanno nome sessuologi.

Ennesima manifestazione dello smembramento sistematico del tutto-simbolico, i resti della demolizione sono i sintomi, a ognuno di questi l’imposizione di esprimersi in un proprio dialetto esclusivo, traduzione della corrispettiva, particolaristica struttura fisio-anatomica.

Donde la minuziosità della nomenclatura che descrive l’elevazione del morto allo studio del vivente. Partendo dal corpo considerato eretto. Il piano mediano è una verticale anteroposteriore che corrisponde alla linea mediale, indicata dalla linea alba, del corpo coi piani a esse paralleli indicati come piani sagittali.

 

Vederci

Il corpo imposto dal potere

 

C’è stato poi un periodo in cui i cadaveri sono diventati, se non belli, per lo meno accettabili. Ed è stato con l’imporsi dell’illuminismo. Di nulla ci si poteva e ci si doveva ormai sgomentare. Tutto era noto e conoscibile, ogni enigma risolvibile. L’umana esistenza aveva un senso, e un senso l’edificio del mondo. L’orrore può essere bellezza, e a dimostrarlo si prova Gaetano Zumbo con tre cere raffiguranti la Peste e la Corruzione del corpo. Repulsione? Sì, ma soprattutto sensualità; le cripte traboccanti di mummie attraggono un dotto pubblico, assai diverso dai frequentatori a esempio dei sotterranei di Napoli con la loro raccolta di teschi ritenuti spiritati, e dunque oggetto di preghiera e voti, non ancora di sorpresa e meraviglia, ma in parte almeno alieni da metafisici tenori. Sì, una nuova pestilenza può irrompere sulla bella Italia dall’Oriente. E sì, tutti moriranno, e con ciò? Anatomia ormai al servizio dell’ideologia se non della filosofia, ma soprattutto dell’arte, e questa al servizio dell’anatomia. Verso una sempre maggiore verosimiglianza. Ormai si è affrancata l’era – e durerà fino all’inizio del XX secolo – della riproduzione esatta, puntigliosa, di ciò che-c’è, sia pure a tratti smagrendola, riducendola, facendone schema e impressione, altrove esasperandola nella versione espressionistica.

Il corpo umano ancora una volta inventato. Veduto, e imposto con lo sguardo del potere. Così dobbiamo essere, o diventare, e dunque nuove cure, nuove diete, nuove ginnastiche, così come si deve parlare e pensare in nome delle nuove tirannidi. La decretata superiorità dei bianchi diversissimi dunque – i loro, obbligati, pudichi a copia sacramentali, in netta antitesi con la nudità dei casti selvaggi ormai quasi tutti colonizzati e sminuiti a comparse del grande circo occidentale-cino-russo. Siamo così diventati quello che siamo. Nudibondi, e l’espressione è lecita. Carni esposte, non nei limiti dei libertini e della immagine pornosoft o persino pornografica, fatta tale dallo scatto fotografico. E persino concessioni eterosessuali, il miracolo del vojeur elogia le mille perversioni permesse dal fantasma del potere.

 

 

***Il testo di Francesco Saba Sardi è tratto dal libro in preparazione De Anatome. Scomparso  a Milano il 17 ottobre 2012, Francesco Saba Sardi, scrittore, traduttore e saggista straordinario, ha pubblicato oltre cinquanta libri fra romanzi, saggi, testimonianze di viaggi e raccolte di poesie. Per la sua attività di traduttore ha ricevuto prestigiosi premi sia in Italia sia all’estero, fra cui il Premio Nazionale per la Traduzione (2007), conferitogli dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.